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“Una cosa divertente che non farò mai più”, un libro ironico da leggere

Cercate un libro che vi coinvolga, vi faccia ridere e al tempo stesso riflettere? "Una cosa divertente che non farò mai più" di David Foster Wallace è la lettura che fa per voi!

Una cosa divertente che non farò mai più“: già dal titolo, il libro di cui vi parliamo oggi sembra suggerire una lettura comica, e sicuramente ironica, che racconta azioni, pensieri e storie da un punto di vista diverso dal solito. L’autore di questa singolare opera è David Foster Wallace, scrittore e saggista statunitense che oggi avrebbe compiuto 61 anni e che è divenuto celebre proprio grazie al lavoro che vi presentiamo di seguito.

“Una cosa divertente che non farò mai più”

«E allora oggi è sabato 18 marzo e sono seduto nel bar strapieno di gente dell’aeroporto di Fort Lauderdale, e dal momento in cui sono sceso dalla nave da crociera al momento in cui salirò sull’aereo per Chicago devono passare quattro ore che sto cercando di ammazzare facendo il punto su quella specie di puzzle ipnotico-sensoriale di tutte le cose che ho visto, sentito e fatto per il reportage che mi hanno commissionato».

“Una cosa divertente che non farò mai più” è il capolavoro di comicità e virtuosismo stilistico con cui i lettori italiani hanno conosciuto il genio letterario di David Foster Wallace. Commissionatogli inizialmente come articolo per la rivista Harper’s, questo reportage narrativo da una crociera extralusso ai Caraibi – iniziato sulla stessa nave che lo ospitava e cresciuto a dismisura dopo innumerevoli revisioni – è ormai diventato un classico dell’umorismo postmoderno e al tempo stesso una satira spietata sull’opulenza e il divertimento di massa della società americana contemporanea.

Ironia e riflessione

“Da sud-ovest arriva un controsoffitto a pecorelle, ma sopra di noi non c’è che un vago cirro e fa davvero caldo a stare in piedi ad aspettare sotto il sole, anche se senza bagagli e senza angoscia da bagaglio, e io, scarsamente lungimirante, indosso una bella giacca di lana nera da impresario di pompe funebri e un cappello non proprio adatto. Ma sudare è bellissimo”.

David Foster Wallace riesce a descrivere in modo assolutamente originale qualunque situazione che potrebbe capitare a ciascuno di noi nel corso della giornata, e lo fa con una vena ironica che coinvolge e sconvolge, conducendo ad una seria riflessione sul nostro modo di concepire il mondo.

In “Una cosa divertente che non farò mai più”, l’autore statunitense sfrutta l’esperienza di una crociera di lusso per osservare la abitudini e gli assurdi vizi della società di massa, che si crogiola nella luce riflessa delle apparenze per cercare di dimenticare la sostanza, l’essenza della vita.

David Foster Wallace

David Foster Wallace è stato un celebre scrittore e saggista statunitense. Nato il 21 febbraio 1962 in una contea dello Stato di New York, è uno degli autori più di successo dell’età contemporanea, tanto che l’editore del Los Angeles Times David Ulin lo ha definito “uno degli scrittori più influenti e innovativi degli ultimi 20 anni”.

Laureato in letteratura inglese e in filosofia, Wallace è noto per aver sofferto di disturbi psichiatrici sin dalla giovane età, tanto nel 1989 viene ricoverato in una clinica di riabilitazione. Nonostante ciò, l’autore di “Una cosa divertente che non farò mai più” riesce a specializzarsi in logica modale e matematica, e la sua tesi viene pubblicata e vince persino un importante riconoscimento, il “Gale Kennedy Memorial Prize”.

Comincia a scrivere sul finire del percorso universitario. Il romanzo di esordio, dal titolo “La scopa del sistema“, si ispira ad una delle sue tesi di laurea, esce nel 1987 e viene subito apprezzato dai critici, che notano Wallace per lo stile ironico e acuto e la voce originale che lo distingue da tutti gli altri scrittori del suo tempo.

Con “Infinite Jest“, pubblicato nel ’96, David Foster Wallace ottiene la fama in ambiente internazionale. “Una cosa divertente che non farò mai più” lo consacra fra gli scrittori statunitensi più amati di sempre.

Wallace muore suicida, vittima della grave depressione che non lo ha mai abbandonato, il 12 settembre 2008. Il New York Times lo ha definito un “Émile Zola post-millennio” e “la mente migliore della sua generazione”.

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