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Umberto Galimberti: «Ora sappiamo cosa significhi sentirsi degli appestati. Ricordiamocelo quando tutto questo sarà finito»

Fra le voci più influenti della psicanalisi, il sociologo e psicanalista Umberto Galimberti interviene sul Coronavirus

Perché ci sentiamo così angosciati? E come possiamo avvicinare i nostri figli alla precarietà e incertezza della vita? Umberto Galimberti interviene sul Coronavirus, guidandoci lungo un percorso di riflessione su quanto sta accadendo dentro e fuori di noi in questa situazione inedita in cui siamo stati improvvisamente catapultati.

Qui, il video.

Paura e angoscia

La prima distinzione da fare, secondo il filosofo Galimberti, è quella fra paura e angoscia. «La paura è un ottimo meccanismo d’azione che ci permette di difenderci dai pericoli che ci circondano. Per esempio, se vedo un incendio, è la paura che mi induce a scappare e dunque a mettermi in salvo. Ma, nel caso del coronavirus, non possiamo parlare di paura, perché manca l’oggetto determinato di cui avere paura: infatti, non sappiamo da dove viene, né chi ce lo può attaccare, ne sappiamo come contrastarlo. Quando abbiamo a che fare con questa indeterminatezza – commenta Galimberti -, non esiste più la paura, ma esiste un’angoscia. Un’angoscia caratterizzata dal fatto che non c’è un oggetto di cui avere paura».  

Perché siamo così spaesati

Nel giro di una settimana, commenta Galimberti, siamo passati dal terrore (con tanto di sospensione della socializzazione e chiusura delle scuole) a un apparente ritorno alla normalità. Siamo spaesati, in balia di spinte contrastanti, che faticano a trovare un baricentro, un punto di equilibrio su in cui assestarci. Ci sono, infatti, tre soggetti che hanno tre interessi diversi: la popolazione che guarda alla vita, la politica all’economia e la sanità alla malattia. «Ce lo ricorda Aristotele – prosegue Umberto Galimberti -, i comportamenti umani non sono prevedibili come un teorema di matematica. Non sono decifrabili, né deducibili da principi. Dunque, non bisogna usare il sapere, ma la saggezza, ovvero quel buon senso, che decide di volta in volta cosa è meglio e cosa è peggio. Ed è questo l’atteggiamento che deve assumere chi ci governa». 

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Un’occasione per crescere

Ma non tutto il male vien per nuocere. «Lo spaesamento degli adulti è anche un bene. Questa è un’occasione buona per cominciare a riflettere su noi stessi, sulla nostra vita, le nostre relazioni. E adesso che soffriamo per essere degli appestati, ricordiamoci, quando non saremo più in questa situazione, cosa significhi sentirsi come tali. Impariamo a non trattare gli altri come appestati ed estranei. Evitiamo il razzismo e approfittiamo delle disgrazie per crescere». 

Spiegare il coronavirus ai bambini

«Ai bambini bisogna parlare con sincerità ed evitare di tenerli lontani dal male», prosegue Umberto Galimberti. Non possiamo né dobbiamo proteggerli da quanto accade nel mondo, anzi quello che possiamo fare per il loro benessere è prepararli alla vita. «Devono capire che la vita non è garantita, né assicurata. Dobbiamo dir loro la verità: ovvero, che la vita è anche incertezza e precarietà. E non solo oggi, è così da sempre e per sempre». Per avvicinarli a questi concetti, possiamo avvalerci dei libri, conclude Umberto Galimberti. «Ci sono delle ottime riduzioni dei Promessi Sposi per bambini, mentre ai ragazzi possiamo far leggere un libro come “La peste” di Camus”».

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Via: Feltrinelli

 

 

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