Sei qui: Home » Libri » “Tutta la luce che non vediamo”, la storia di destini segnati dalla guerra

“Tutta la luce che non vediamo”, la storia di destini segnati dalla guerra

"La dittatura del Terzo Reich stravolge completamente la vita delle persone comuni...."

Parigi, 1934. Hitler tiene l’europa sotto scacco, il suo potere è alla massima ascesa. La dittatura del Terzo Reich, raccontata in “Tutta la luce che non vediamo” stravolge completamente la vita delle persone comuni, a Berlino come nelle altre città europee che poco alla volta vengono inesorabilmente occupate dalle sue forze armate. Anthony Doerr, Premio Pulitzer 2015, in questo suo bellissimo romanzo intreccia un filo alla volta le vite di due bambini che loro malgrado si ritrovano a combattere la guerra degli adulti: l’uno al servizio del Regime, l’altra dalla parte del popolo oppresso.

.

 

Le loro vite scorrono parallele, nessuno dei due sa dell’esistenza dell’altro, ma i due ragazzini hanno in comune il destino degli innocenti. Un capitolo dopo l’altro la distanza che intercorre tra loro si avvicinerà sempre di più fino a quando riusciranno a toccarsi, in un incontro fugace in cui il tempo si dilata, raccogliendo in sè tutta l’intensità di quel momento. Marie-Laure Leblanc è una bambina di sei anni, con una malattia degenerativa agli occhi che la conduce presto alla cecità. Vive a Parigi con il padre, che lavora come fabbro per il Muséum national d’histoire naturelle. L’amore immenso che lega padre e figlia traspare subito, fin dalle prime righe: quando il papà di Marie-Laure riceve dal medico la brutta notizia che sua figlia non potrà mai più vedere non si abbatte, ma sprona la piccola affinché possa accettare questa sua nuova condizione.

.

Il suo scopo diventa allora quello di renderla per prima cosa autosufficiente. Grazie alla sua abilità manuale le costruirà un modellino in scala dell’arrondissement in cui vivono: ogni casa con le sue scale, ogni vicolo, ogni negozio, in modo che le sue piccole dita possano scorrerlo da cima a fondo e capire così come orientarsi una volta uscita di casa. All’inizio sarà molto difficile e scoraggiante per la bambina imparare le strade del quartiere a memoria senza perdersi, ma poco alla volta, grazie alla pazienza del padre e alla sua forza di volontà, riesce a percorrere senza sbagliare le strada per andare e tornare da casa sua, e nel mentre fare tappa anche all’ufficio postale, alla panetteria, al Museo dove lavora il padre. Marie-Laure a dispetto del suo grave handicapp cresce serena, curiosa e con un grande amore per la lettura. Nonostante conducano un’esistenza povera, scandita dalle privazioni della guerra, il padre riesce comunque a procurarle alcuni libri in Braille che la ragazzina leggerà e rileggerà, ritagliandosi momenti di infantile spensieratezza.

.

 

Contemporaneamente, in una Germania trasformata nel quartier Generale del Terzo Reich, Werner Pfenning, un gracile bambino di sette anni dalla chioma albina, trascorre le sue giornate con la sorellina minore Jutta all’orfanotrofio “Casa dei Bambini”in una località di nome Zollverein: un complesso minerario di sedici chilometri quadrati appena fuori Essen. Spesso non hanno abbastanza da mangiare o per ripararsi dal freddo, ma quando si è bambini si riesce a scovare la gioia anche nelle situazioni più difficili; talvolta, anche le cure della suora possono sostituire l’amore che manca. Anche lui come Marie-Laure è un bambino speciale, con un’intelligenza fuori dal comune ed una passione che purtroppo si trasformerà nella sua condanna. Werner ama trafficare con le radio, sa tutto delle onde elettromagnetiche, sa riparare gli apparecchi, sa far combaciare quei misteriosi fili elettrici necessari a riprodurre il suono che tanto lo affascina. Un giorno, dopo aver ritrovato una vecchia radio abbandonata nei paraggi dell’orfanotrofio, riesce a sistemarla e a captare il segnale di una radio francese. Una radio nemica, ma Werner ancora non lo sa. Lui e Jutta restano ore ad ascoltare, ogni sera, quella voce che pareva giungere da un altro mondo, incantati da quel prodigio. Di li a poco però quel mondo fatto di luci impossibili da vedere ma che si percepiscono tanto intensamente, svanisce.

.

Un’ombra di incertezza e paura cala sulle vite dei due bambini e travolge tutto, portando via con sé la loro innocenza e spensieratezza. E’ il 1940, i nazisti hanno invaso l’Europa, Parigi è assediata e Marie-Laure e suo padre riescono a rifugiarsi nella cittadina di Saint-Malo, in Bretagna, a casa del prozio creduto“pazzo”. Da quando è ritornato dalla grande guerra, l’uomo sente delle presenze e vede nell’ombra cose che lo impauriscono, e questo ha creato intorno a lui un muro di diffidenza, in cui si trincera. Non esce più di casa, ha paura delle persone. In realtà è un uomo buono e intelligente che accoglierà i due nella sua casa e con il tempo avrà un ruolo importante nella vicenda. Parallelamente, anche Werner è costretto a subire le conseguenze della guerra, che per lui consistono nell’inserimento presso il più importante collegio della gioventù hitleriana, dove solo i migliori talenti vengono ammessi. Werner, con la sua prodigiosa intelligenza e la sua bravura con le apparecchiature radiofoniche, viene scelto per essere istruito secondo i dettami dell’ideologia nazista. Accetta perché non ha scelta, ma dentro di se è perfettamente consapevole che verrà addestrato per compiere qualcosa di sbagliato. Inghiottito dalla macchina di propaganda nazista, Werner riceverà l’ incarico speciale di intercettare le stazioni radio della Resistenza che opera dal fronte russo di Saint-Malò.

.
Come accennato all’inizio, Marie-Laure e Werner si sfioreranno soltanto in un breve incontro sotto il terribile bombardamento che subì Saint-Malò da parte degli alleati, nell’agosto del 1944. Degli 865 edifici racchiusi entro le mura della “città dei bastioni” solo 182 rimasero in piedi. Tutto il resto fu raso al suolo.In quel momento di disperazione, sotto le macerie, le loro vite si uniscono e tutte le differenze improvvisamente si appianano. In quelle poche ore rubate al tempo tornano ad essere solo due ragazzi a cui la guerra ha portato via tutto, sommandosi ad un’esistenza già di per se avara. Non esistono più nazisiti e partigiani, invasi ed invasori, buoni e cattivi. Esistono solo giovani vite segnate per sempre che dovranno in qualche modo essere ricostruite, come gli edifici di Saint-Malo. Werner dovrà convivere con il rimorso di quello che suo malgrado è stato costretto a compiere e Marie-Laure dovrà cercare di non farsi sopraffare dalla solitudine. Werner chiede a Marie-Laure come ha fatto a non lasciarsi andare mai alla disperazione, e lei le risponde la sola verità che conosce: “Mi alzo la mattina e cerco di vivere la mia vita. Non ho scelta. Tu non fai forse lo stesso?”

.
Poteva essere un romanzo melenso, e invece è un capolavoro. Il rischio era dietro l’angolo: bambini, povertà, guerra, tutti ingredienti strappalacrime. Ma come dico spesso, la differenza tra un romanzo di qualità e uno banale non sta nell’argomento affrontato, ma nella bravura dell’autore. Anthony Doerr si è rivelato talentuso, raffinato, profondo, non cade mai negli stereotipi da melodramma ed è stato capace di dare vita a due personaggi che non si dimenticano. Nei capitoli in cui racconta la vita fatta di ombre di Marie-Laure, di come sia riuscita nonostante questo ad imparare a muoversi liberamente nel suo quartiere di Parigi e sucessivamente in quello di Saint-Malo. Mentre conta i chiusini per capire a che punto deve svoltare, mentre cerca di ricordarsi il plastico in miniatura costruito da suo padre, sembra di vederla realmente quella ragazzina e quasi riusciamo a indovinare i suoi pensieri pieni di timore ed incertezza. Può sbagliare a contare i chiusini e ritrovarsi persa chissà dove, può non riconoscere un profumo o una voce che per lei significano “casa”. Non può osservare nulla, vive di sensazioni tattili, di odori, di bagliori, di ombre più o meno intense, e noi siamo lì con lei.

.

Durante la lettura si è creata un’empatia talmente forte con i personaggi che avrei voluto abbracciarla, come se fosse una persona in carne ed ossa. Così come avrei voluto abbracciare Werner, quel piccolo ragazzino biondo buttato in un mondo selvaggio e brutale che non gli appartiene, che per una terribile casualità del destino si è trovato dalla parte dei malvagi. Una vittima innocente dell’orrore nazista e della sua coscienza, che non gli perdonerà mai le morti che ha causato. Per quanto mi riguarda, è stata la lettura migliore che ho affrontato in questo 2015.

Paola Castelli 

© Riproduzione Riservata