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Topolino ai politici: “Basta trattarmi come un ignorante”

Dopo gli episodi in cui i politici denigrano inconsapevolmente il fumetto, Topolino risponde chiedendo di non essere più comparato a cultura di serie b

MILANO – Topolino, il magazine di fumetti amato da generazioni che quest’anno compie 70 anni, viene spesso denigrato nel linguaggio comune come un contenuto di basso livello. Anche la politica cade spesso in questo cliché, sottostimando il valore che questo fumetto ha avuto e ha ancora per moltissimi lettori, grandi e piccoli. L’ultimo caso è quello che vede come protagonista Massimo Cacciari che, durante una discussione con Maurizio Belpietro, ha esclamato “Se la gente avesse letto qualche libro in più oltre a Topolino, capirebbe molte cose”. Il magazine Topolino risponde manifestando il proprio scontento.

Denigrare Topolino

Non è nuovo che nelle conversazioni quotidiane, quando si vuole indicare una sciocchezza, la si riconduce in modo ironico a Topolino: “Dove l’hai letta? Su Topolino?”, considerando, in questo modo, il fumetto come qualcosa di basso livello e di poca importanza, non attendibile. Il caso che però ha scatenato il malcontento nella redazione del celebre e amatissimo fumetto è quello che vede coinvolto Massimo Cacciari: durante la trasmissione Carta bianca, il talkshow di Rai Tre, rivolgendosi a Maurizio Del Pietro l’ex sindaco di Venezia ha detto al giornalista “Se la gente avesse letto qualche libro in più oltre a Topolino, capirebbe molte cose”, denigrando così Topolino.
Ma tanti sono esempi di questo tipo. Il 2 marzo Carlo Calenda in un dibattito con Maurizio Gasparri ha ironizzato sui libri letti da Matteo Salvini, chiedendo “Includi Topolino?“. Ma anche lo stesso Ministro degli Interni polemizzando sui dati dei giornali: “I numeri dei giornali hanno attendibilità di Topolino.

La risposta di Topolino

Francesco Artibani, autore Disney 1992, ha scritto sulla sua pagina di Facebook un post in cui denuncia il fatto che ancora nel 2019 i fumetti siano considerati di serie b. Questo è assolutamente sbagliato in quanto tre generazioni sono state iniziate alla lettura proprio grazie ai fumetti e a Topolino. Chiude chiedendo di iniziare a considerare il lavoro e il ruolo dei professionisti.

Anche Alex Bertani, il direttore del magazine, risponde sostenendo che sia un peccato che politici, giornalisti e in generale gente di cultura non riconosca il valore di Topolino che ha contribuito all’iniziazione alla lettura e alla crescita personale di moltissimi lettori, riuscendo a raccontare la società circostante in modo leggero e divertente. Comunque Bertani non vuole rischiare di essere strumentalizzato, dato che certe affermazioni non vengono fatte con intenzioni denigratorie.

Dispiace un po’ che persone competenti e preparate parlino con tanta leggerezza di uno strumento come Topolino, un giornale che è stato capace, nei suoi ormai 70 anni di vita editoriale, di iniziare alla lettura generazioni di lettori, stimolandone la crescita personale e contribuendo spesso alla formazione di un loro forte senso critico. Topolino ha questa grande capacità di raccontarti la realtà che hai attorno e di farlo in modo divertente e solo in apparenza ‘leggero’ adatto anche ad un pubblico più giovane che spesso lo avvicina soprattutto per la magia delle sue avventure. Riesce a fare divulgazione usando un linguaggio semplice e fruibile, per questo efficace, e chi è esperto di comunicazione sa quanto sia complesso farlo. Topolino è spesso una ‘stazione di partenza’ di percorsi personali ricchi di stimoli e passioni

Umberto Eco e i fumetti

Infatti, grandi pensatori e autori, come Umberto Eco, Dino Buzzati e Gianni Rodari hanno cercato di sdoganare l’idea che i fumetti fossero una lettura di basso livello. Infatti Umberto Eco, a cominciare da Apocalittici e Integrati (1964), ha sempre sostenuto che il fumetto non salisse dal basso, ma che scendesse dall’alto, essendo una merce generata dall’industria culturale di massa, di cui fanno parte anche le canzoni, i gialli e le trasmissioni televisive: il fumetto ha dunque la funzione pedagogica di ribadire miti, valori e ideali di un dato sistema sociale. Non si tratta quindi di un cultura popolare di serie b, da di una cultura portatrice dei valori condivisi.

Via: La Repubblica

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