Da dove nasce “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti”, capolavoro noir di Olga Tokarczuk? Esattamente da una domanda: siamo davvero gli unici narratori del mondo?
La scrittrice polacca, Premio Nobel, non si limita a costruire un giallo ingegnoso sui monti Sudeti, ma usa il whodunit per far deragliare il lettore verso un thriller esistenziale, dove il vero crimine non è l’omicidio, ma la violenza normalizzata che esercitiamo sugli esseri viventi.
Ci ricolleghiamo a William Blake, che denunciava le “manette forgiate dalla mente” (vale a dire i sistemi di pensiero che limitano la nostra percezione della realtà), ma anche ai pensatori della Deep Ecology del ‘900. Nello stesso modo, Tokarczuk attraversa la filosofia occidentale con il suo libro e ci chiede senza indugi, se l’Antropocentrismo – la convinzione che l’essere umano sia il centro e la misura di tutte le cose – non sia anche la nostra più grande benda sugli occhi.
La protagonista, Janina Duszejko, un’eccentrica sessantenne che traduce Blake e scandisce il tempo con gli oroscopi, incarna questo sguardo eretico. Per lei, la natura non è uno sfondo o una risorsa, ma un soggetto morale che può esigere vendetta. Il mistero di Tokarczuk è, in fondo, l’enigma di Blake: cosa vediamo quando non accettiamo di vedere la vita che sta fuori dai confini della nostra specie? E cosa succede quando è un’anima considerata “irrilevante” a smascherare l’ipocrisia di un intero sistema?
L’enigma della nostra cecità: Tokarczuk tra Blake e la Deep Ecology
Janina Duszejko ha sessant’anni, vive in un villaggio al confine tra Polonia e Repubblica Ceca, traduce Blake con un amico nerd che chiama “Borso” e scandisce il tempo con gli oroscopi. Preferisce gli animali agli uomini, odia la caccia, diffida dell’autorità. Quando, uno dopo l’altro, alcuni cacciatori vengono trovati morti in circostanze bizzarre, Janina imbocca la pista che nessuno vuole ascoltare: la natura si sta vendicando? O c’è un’intelligenza – molto umana – dietro a quelle morti?
Tokarczuk usa il passo del giallo per far deragliare il lettore verso un thriller esistenziale: il mistero è reale, ma il vero enigma è la nostra cecità – individuale e collettiva – di fronte alla violenza normalizzata sugli esseri viventi. È il nucleo polemico della Deep Ecology che prende forma narrativa, dove il valore intrinseco della vita animale è l’unica verità possibile.
Il romanzo del Nobel per tutti: anatomia di un successo popolare
Se “I vagabondi” ha dato a Tokarczuk fama internazionale con una forma saggistico-narrativa a costellazioni, e “I libri di Jacub” ha imposto l’ampiezza epica, “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” è il titolo che ha conquistato i lettori di tutto il mondo: un giallo nero come l’inverno dei Sudeti, ma attraversato da ironia e furia morale.
- Sarah Perry lo ha definito “un’incredibile amalgama di murder mystery, dark feminist comedy e inno a William Blake” – il poeta dell’energia ribelle e della critica al Dogma.
- Time lo ha raccontato come “un thriller insolito in cui gli oroscopi aiutano a risolvere omicidi e la fiaba convive con la riflessione sul valore delle creature viventi”.
- E per il sito di rassegna Bookmarks è un whodunit “splendidamente tradotto […] con una superficie da fiaba ghiacciata e un nucleo incandescente di furia morale”.
Eco-Giustizia, sguardo femminile e la crisi dell’Antropocentrismo
Il romanzo inscena un’ecocritica pop: non un trattato, ma un intreccio che costringe a ripensare chi consideriamo “sacrificabile”. Il cuore filosofico batte qui, nel disvelamento del bias antropocentrico. Janina, con il suo tono cocciuto e sarcastico, diventa una cassa di risonanza della domanda più scomoda: che cosa chiamiamo “natura” quando la usiamo, la bracchiamo, la violentiamo?
Non è un caso se la stessa Tokarczuk, riflettendo sull’accoglienza del libro nella Polonia post-2015, ha spiegato che non scrive romanzi “politici”, ma che “guardando la vita umana, la politica si infila ovunque: la storia della follia di una vecchia che non sopporta l’uccisione degli animali è diventata improvvisamente politica”.
Janina è una donna considerata socialmente irrilevante: anziana, eccentrica, “isterica” a detta degli uomini del villaggio; proprio per questo vede ciò che gli altri rimuovono. La sua emarginazione diventa potere conoscitivo – e, nella sorpresa finale, azione. È la sua marginalità, in linea con la filosofia di Blake che celebra gli eretici e i pazzi, a fornirle gli occhiali per smascherare le “manette” morali della società. La critica ha parlato di “commedia nera femminista”: definizione calzante, a patto di non dimenticare che la risata è amara e difende dal gelo morale del paesaggio umano raccontato da Tokarczuk.
La voce di Janina, tra Noir e sentenze cosmiche
Tokarczuk qui rinuncia alla polifonia vertiginosa dei libri-costellazione e lavora di focalizzazione stretta: tutto passa per la voce di Janina, tagliente e piena di idiosincrasie. È una scelta che produce un doppio effetto: ritmo da noir e pensiero in presa diretta.
La prosa alterna osservazioni comiche a sentenze cosmiche (“La psiche è un sistema di difesa che ci impedisce di vedere il meccanismo”, dice Janina), spingendo il giallo fuori genere verso una favola morale cupa. La narrazione in prima persona diventa il veicolo per un’etica non negoziabile, proprio come i “Proverbi Infernali” di Blake erano il veicolo di una saggezza eretica e controcorrente.
Dal frammento all’Azione Etica
Rispetto a “I vagabondi”, dove il movimento e il frammento sono la forma stessa del pensiero, “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” stringe la trama e incarna l’etica nell’azione narrativa. È meno “saggistico”, più narrativo; ma il gesto è analogo: spostare il punto di vista verso gli invisibili (qui: gli animali, gli scarti sociali). Il gesto è sempre quello di decentrare l’io umano, in piena sintonia con i principi dell’Ecologia Profonda. Il New Yorker ha descritto bene questa postura, notando come i romanzi di Tokarczuk sfidino l’idea di identità omogenea e lavorino contro i nazionalismi, con un’attenzione costante alle creature marginali e ai corpi non normativi.
Con “I libri di Jacub” condivide la vocazione eretica: in entrambi i casi la scrittrice riapre dossier morali archiviati – ieri la storia di Jacub Frank, oggi la nostra complicità quotidiana con la violenza sugli animali – e chiede al lettore di prendere posizione. Dove cambia la scala (epopea vs. microcomunità), resta il movente etico.
Il Ponte con “Empusium”: genere come cavallo di Troia etico
“Empusium” rilancia Tokarczuk in chiave horror-sanatoriale: un contro-Montagna incantata ambientato nel 1913, con voci spettrali e misoginia endemica nel mirino. La critica inglese l’ha letto come una variazione “psichedelica” su Mann, attraversata da funghi allucinogeni, empuse del mito e un’atmosfera da incubo che smonta il culto della virilità.
The Times parla di “horror al centro termale” intelligente e satirico.
Che c’entra con “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti”? In entrambi i romanzi Tokarczuk usa cornici di genere (noir/eco-thriller, gotico/horror) come cavalli di Troia: il lettore entra per il mistero, resta per la critica del reale (specismo, misoginia, poteri). Il genere è la maschera che nasconde l’interrogazione filosofica, la strategia narrativa per bucare l’Antropocentrismo e il patriarcato.
Se “Guida il tuo carro sulle ossa dei morti” è un romanzo a tesi mascherato da giallo, “Empusium” è un trattato sull’epidemia di violenza di genere travestito da racconto di fantasmi. Il risultato, in entrambi i casi, è politico senza propaganda, perché la politica nasce dalle vite che osserviamo.
Giudizi Critici: tre voci per l’Eco-Giallo
- The Guardian (Sarah Perry): “un’incredibile amalgama di murder mystery, dark feminist comedy e inno a Blake” – insomma, un ibrido riuscito che gioca con i generi per alzare la posta etica.
- Time: un giallo “insolito e avvincente” che combina fiaba, filosofia (Deep Ecology) e indagine, con la passione animalista della protagonista al centro, e un posto d’onore nella short list del Man Booker International.
- Los Angeles Review of Books: un libro “polemico e nerissimo” dove l’umorismo tende al caustico e l’argomentazione morale buca la pagina.
- Nel controcanto, non mancano lettori che avvertono una certa “freddezza” o una protagonista troppo caricata: fa parte dell’effetto voluto da Tokarczuk, che preferisce l’interrogazione etica al pathos immediato.
