C’è chi scrive con una penna, e chi lo fa anche con il proprio corpo. Susan Sontag, tra le più affilate intellettuali del Novecento, non ha mai separato il pensiero dall’estetica.
Il suo look, austero, teatrale, monocromo, è diventato una dichiarazione di poetica, oltre che di stile. Perché Susan Sontag non vestiva per compiacere, ma per affermare la propria visione del mondo. E lo faceva, come sempre, a modo suo.
Cinque cose che (forse) non sai sullo stile di Susan Sontag
Era ossessionata dai trench neri: ne aveva più di dieci, tutti quasi identici, con piccoli dettagli a distinguerli.
Non indossava quasi mai gioielli, fatta eccezione per una spilla discreta in occasioni pubbliche.
Fece un servizio fotografico per la rivista “Vogue” negli anni ‘90, ma rifiutò di posare con abiti scelti dallo stilista.
Fu spesso paragonata a Anna Magnani, per il volto intenso, le occhiaie scavate, la bellezza irregolare.
La sua biblioteca personale contava oltre 25.000 volumi, e indovinate? Molti di questi erano pieni di annotazioni scritte a mano in inchiostro nero.
Il nero come filosofia, il look strepitoso di Susan Sontag
Susan Sontag non ha mai cercato di piacere. E proprio per questo è piaciuta a intere generazioni. Il suo look è rimasto impresso come il tratto di una penna indelebile, capace di suggerire un pensiero senza pronunciarlo. In un’epoca in cui tutto grida, lei sussurrava. Eppure, il suo stile, come la sua scrittura, continua a risuonare. In ogni parola lucida, in ogni ciocca bianca, in ogni trench nero che vediamo passare, a occhi attenti, per strada.
L’eleganza del pensiero radicale
Susan Sontag è diventata un’icona culturale non solo per saggi come Contro l’interpretazione o Sulla fotografia, ma anche per quell’immagine potente che l’ha accompagnata per tutta la vita: lunghi capelli con una ciocca bianca naturale, soprabiti neri, camicie maschili, trench, cappotti di taglio netto, scarpe sempre basse. Mai un vezzo frivolo. Mai un cedimento al colore. In un mondo che chiedeva “femminilità”, lei rispondeva con intelligenza, autorevolezza e rigore.
Lo stile come provocazione silenziosa
Il suo guardaroba era semplice ma mai banale. Non indossava abiti, indossava intenzioni. Come quella volta in cui, alla consegna di un premio, si presentò in completo nero e scarpe da uomo, rifiutando qualsiasi imposizione estetica o cerimoniale.
Era una scelta politica, prima ancora che personale. Il nero, per lei, non era assenza di colore, ma una forma di disciplina. Un modo per dire: “guardatemi per ciò che penso, non per ciò che indosso”. Eppure, paradossalmente, quel look è rimasto uno dei più iconici del mondo intellettuale.
La ciocca bianca
Molti ricordano Susan Sontag per quella striscia bianca tra i capelli corvini, che sembrava uscita da un film noir. Non era tinta, né scelta. Fu un segno distintivo che la natura le regalò e che lei non nascose mai. Anzi, lo trasformò in simbolo. La ciocca divenne parte della sua mitologia personale, come la sigaretta per Sartre o l’occhio bendato per Derrida.
Quando la moda incontra la filosofia
Susan Sontag scrisse molto sul corpo, sul dolore, sull’identità, sul modo in cui guardiamo e siamo guardati. E anche se non firmò mai un manifesto di stile, il suo modo di vestire può essere letto come un’estensione delle sue idee.
Non si trattava di rifiutare la bellezza, ma di ridefinirla. Il suo stile era androgino, intellettuale, narrativo. Ogni outfit raccontava una storia: di militanza, di pensiero critico, di opposizione agli stereotipi. Oggi verrebbe definito “genderless”, ma Sontag era già oltre le definizioni.
Un’icona pop senza volerlo
Le foto di Susan Sontag oggi girano su Tumblr, Pinterest, Instagram. C’è chi la cita come ispirazione per un’estetica “dark academia” ante litteram.
Chi la considera una musa queer. Chi riprende i suoi scatti per definirla “cool senza tempo”.
Eppure, probabilmente, lei avrebbe sorriso davanti a tutto questo. Perché non voleva essere seguita, ma capita. Non voleva essere un modello, ma un cortocircuito. Come scrisse: “Il pensiero è erotico”. E nel suo caso, anche lo stile lo era.