Dal successo editoriale al cinema. Non capita spesso che un romanzo di fantascienza riesca a essere, allo stesso tempo, brillante, divertente e filosoficamente inquietante.
“Mickey7” (2022) di Edward Ashton, però, ne è più che capace. Oggi rilanciato grazie al film “Mickey 17” di Bong Joon-ho è un libro che si legge con il sorriso, ma che allo stesso tempo lascia delle domande esistenziali: cosa significa davvero essere se stessi? Fino a che punto il corpo e la memoria definiscono l’identità?
“Mickey7” di Edward Ashton: clonare la vita, clonare la coscienza
Mickey7 non è passato inosservato. Non parliamo di un bestseller da grandi numeri, ma di un romanzo che si è ritagliato un posto nelle classifiche più autorevoli del settore: NPR lo ha inserito tra i migliori libri di fantascienza del 2022, elogiandone la capacità di “stimolare parti diverse del cervello ad ogni capitolo, alternando umorismo e inquietudine”.
Anche il Library Journal lo ha segnalato con una recensione stellata, sottolineando come la storia inizi come una farsa spaziale per poi “trasformarsi in una riflessione profonda sul significato dell’essere umano in un contesto coloniale”.
Dal successo editoriale alla conferma critica
Non sono mancati i riconoscimenti su Locus Magazine, che lo ha descritto come “una storia multistrato, incredibilmente divertente… con un approccio fresco al tema dei cloni”. E se qualcuno cercasse una conferma dal pubblico, basti dire che su Goodreads (social più famoso tra i lettori) ha totalizzato una media voto di 3.8 su oltre 44.000 recensioni e si è imposto tra le migliori uscite dell’anno nel genere.
L’idea: geniale e disturbante
L’idea alla base è semplice, ma esplosiva. Mickey Barnes è un “Expendable”, un sacrificabile: un volontario che accetta di essere clonato infinite volte, ogni volta che muore in missione. Il suo ruolo è chiaro: eseguire le mansioni più pericolose in una colonia spaziale ostile, morendo e rinascendo quando serve.
Tutto fila liscio fino a quando Mickey, arrivato alla settima iterazione, scopre che il suo ottavo clone è già stato attivato.
Due versioni della stessa persona, con ricordi comuni e desiderio di sopravvivenza: chi è il vero Mickey?
La trama si sviluppa attorno a questa frattura identitaria, ma Ashton non si limita al conflitto narrativo: ci invita a riflettere sulla sostanza stessa dell’io, sulla continuità tra corpo e coscienza, sul valore della vita in un contesto che la riduce a risorsa replicabile.
Tra “The Martian” e “Old Man’s War”
Molti critici hanno definito “Mickey7” un incrocio tra “The Martian” e “Old Man’s War”, con una spruzzata di humor nero.
Andrew Liptak, su Transfer Orbit , lo descrive come “un divertente spasso fantascientifico, a metà tra sopravvivenza estrema e satira sociale”. La prosa è agile, accessibile, scandita da un ritmo che alterna tensione e ironia: Ashton non indulge in descrizioni pesanti, ma dosa i dettagli per rendere credibile il mondo coloniale.
Questo approccio ha convinto anche il New Scientist , che parla del “primo romanzo capace di esplorare in modo adeguato la filosofia della coscienza caricata”, dimostrando come sotto la superficie narrativa si celi un nucleo concettuale robusto.
Etica e identità: il cuore filosofico del romanzo
Nonostante il tono a tratti scanzonato, il libro solleva dilemmi profondi. Se puoi clonarti, chi sei davvero? Ogni copia è te stesso o un individuo distinto? Quale versione ha il diritto di vivere?
L’autore affronta questi interrogativi senza moralismi, lasciando che la storia e i dialoghi li facciano emergere in modo naturale.
Il Library Journal evidenzia proprio questa sfumatura: “ciò che inizia come commedia si evolve in una riflessione sul valore della vita e sul prezzo della sopravvivenza in una società che tratta il corpo come un bene di consumo”.
Accoglienza del pubblico e confronto con il cinema
Il romanzo non è esente da critiche. Alcuni recensori, come The Quill to Live, lamentano qualche rallentamento nella parte centrale e battute che non sempre colpiscono il bersaglio. Ma la forza del libro resta indiscussa, tanto da spingere Bong Joon-ho – regista premio Oscar per Parasite – a sceglierlo come base per il suo film, “Mickey 17”, interpretato da Robert Pattinson.
Tra humor e body horror: una lettura che sorprende
Uno degli elementi più apprezzati è il tono: ironico ma mai superficiale. Ashton gioca con il concetto di sacrificabilità fino a renderlo grottesco, ma non dimentica di inserire momenti di pura tensione, in cui la morte – pur ricorrente – conserva il suo peso.
NPR lo sintetizza bene: “concetti di fantascienza stimolanti, dramma grottesco e body horror… un mix che non concede tregua alla mente”.
“Mickey7” è una favola nera del nostro tempo
Il romanzo non predice il futuro: lo commenta, lo esaspera, lo rimodella per mostrarci i rischi di un mondo che tratta la vita come risorsa rinnovabile.
Non è un testo per chi cerca eroi senza macchia: Mickey è fragile, opportunista, sarcastico, ma proprio per questo umano. Ed è attraverso questa umanità imperfetta che Ashton costruisce una delle opere più stimolanti della fantascienza recente.