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Sublime, Margherita

Si riaccende ogni volta. Mi basta riaprirlo, toccarne le pagine. Incorrere – magari – in quella frase che ho sottolineato per non scordare. Non scordare mai. Ed è sufficiente leggerla per sentire dentro il perché me ne sono innamorata...

Si riaccende ogni volta. Mi basta riaprirlo, toccarne le pagine. Incorrere – magari – in quella frase che ho sottolineato per non scordare. Non scordare mai. Ed è sufficiente leggerla per sentire dentro il perché me ne sono innamorata.

Ieri sera era tardi, ma non troppo. Eppure ero già a letto. Pensavo al mio prossimo romanzo, al senso delle parole che lo stanno pian piano componendo. Correvo all’imminente viaggio in un luogo del Salento che mi aiuterà ad immergerlo (e immergermi!) nella giusta atmosfera. E, come attratta da una forza istintiva e naturale, ho allungato la mano sinistra in libreria ed ho preso il mio romanzo preferito.

Sì, esattamente lui, quello che nel mio cuore è come la più bella gemme. Parlo de “La signora dalle camelie” di A. Dumas (figlio). Ognuno di noi ha una lettura del cuore, di quelle che per un po’ cerchi nei libri a venire, fino a fermarti, consapevole che certi incontri non si ripetono. Da scrittrice alle prese con la mia terza creatura, sono preda di varie emozioni: dall’euforia alla paura di non riuscire ad arrivare al cuore.

E ieri sera mi sono domandata se ci fosse qualcosa tra le righe di Dumas, che mi avesse fatta innamorare all’istante. Beh, la risposta l’ho avuta quasi immediatamente. Ho letto una trentina di parole. Erano lì, una dopo l’altra. E mi hanno rapita di nuovo. In quelle parole ho ritrovato l’anima del romanzo. Si tratta della totale assenza di giudizio. Della purezza del sentimento. Della verità negli occhi di Margherita. Sublime, Margherita.

Vittoria Coppola

2 luglio 2014

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