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Su Repubblica, Magrelli analizza la riscoperta dell’aforisma in epoca moderna grazie a Twitter

LA CRITICA QUOTIDIANA – L’arte della concisione sembra oggi prepotentemente riaffermarsi grazie al social e al digitale. E’ quanto fa notare oggi Valerio Magrelli sulle pagine di Repubblica...

LA CRITICA QUOTIDIANA – L’arte della concisione sembra oggi prepotentemente riaffermarsi grazie al social e al digitale. E’ quanto fa notare oggi Valerio Magrelli sulle pagine di Repubblica, sottolineando come l’evoluzione tecnologica non abbia portato al trionfo dell’oralità sulla scrittura, bensì alla proliferazione di quest’ultima.

IPAD E SMS – Le prove? Secondo Magrelli testimonianze sono gli iPad, definiti “telefonini ingranditi per avere uno schermo ed una tastiera, e dunque per poter scrivere, non per poter parlare”; gli sms, i quali hanno superato il traffico vocale. Viviamo quindi oggi nella società della registrazione, dove la brevità rappresenta il primo requisito per l’efficacia.

FORME BREVI – Secondo Magrelli esiste un fil-rouge che unisce la storia delle lettere e la logica della comunicazione post-moderna: l’attenzione nei confronti delle forme brevi. Esempi di saggistica sul tema sono “Poeti e aforisti in Finlandia”, “Antologia dell’aforisma romeno contemporaneo”, gli “Aforismi di Shiva” di Vasugupta nel IX secolo e i “Modi di dire. Adagiorum collectanea” di Erasmo da Rotterdam. Per quanto riguarda il panorama digitale, Magrelli cita gli ebook usciti in Francia quest’anno e dedicati alle opere di La Rochefoucauld, definito da Nietzsche “uno dei maestri francesi dell’esame psicologico, somiglianti a tiratori dalla mira infallibile, che colgono ogni volta immancabilmente nel nero centro, che è il nero della natura umana”.


BREVITA’ ED EFFICACIA
– Se negli scrittori di massime forma e messaggio fanno tutt’uno, la brevità dell’espressione serve a rendere indimenticabile la scoperta effettuata. Una caratteristica, rileva Magrelli, ben diversa dal linguaggio fumoso dei politici, i quali consapevolmente cercano di evitare di essere chiari e concisi. Perché il successo delle forme brevi, conclude Magrelli, consiste proprio nel “ritrovare uno stile, una pronuncia in cui torni a risuonare quella verità ormai tragicamente bandita dall’universo della comunicazione quotidiana”.

10 ottobre 2013

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