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Storia di un’utopia realizzata nell’ultimo romanzo di Walter Veltroni ”L’isola e le rose”

Si รจ sconfitti non quando un sogno anelato non si realizza, ma quando ci si rifiuta a priori di sognare. L'Isola delle Rose o โ€“ per dirla con il dizionario esperanto - Insulo de la Rozoi fu l'utopia di un gruppo di giovani nella fascinosa Rimini-felliniana poco prima che nelle piazze venisse aizzata la protesta del '68...

Pubblichiamo la recensione di Mimmo Mastrangelo per la capacità con cui delinea la storia e le principali caratteristiche narrative dell’ultimo romanzo di Walter Veltroni

Si è sconfitti non quando un sogno anelato non si realizza, ma quando ci si rifiuta a priori di sognare. L’Isola delle Rose o – per dirla con il dizionario esperanto – Insulo de la Rozoi fu l’utopia  di un gruppo di giovani nella fascinosa Rimini-felliniana poco prima che nelle piazze venisse aizzata la protesta del ’68. Purtroppo, come altri felici intoppi della storia, quel sogno una volta concretizzatosi venne stroncato. Avvertita come una minaccia dai manovratori del potere, quell’isola artificiale, quella piattaforma alzata in mezzo al mare e divenuta quartier generale di un nuovo Stato Autonomo, doveva essere abbattuta. E così fu: i pontili dell’Isola delle Rose vennero  fatti saltare in aria nell’inverno del 1969.

Dal ritrovamento nei fondali del mare di una borsa frigorifera contenente, tra l’altro, anche un biglietto con scritto Insulo de la Rozoi, prendono le mosse le pagine de “L’isola e le rose” (Rizzoli Editore 2012), ultimo lavoro letterario di Walter Veltroni. Il quale in forma romanzata ha aggregato gli elementi di quello straordinario progetto di libera-nazione, stroncato precocemente dall’ottusità delle istituzioni e di altri apparati (tra cui la stampa). Nella veltroniana trasposizione letteraria i protagonisti sono quattro giovani, amici inseparabili dai banchi di scuola, le cui storie personali vanno a concatenarsi reciprocamente. E mentre assaporano amori, tradimenti, malanni, rapporti tra genitori e figli, passioni e ideali, i protagonisti daranno vita (fino al completamento) a quell’idea bislacca dell’Isola delle Rose.

Che non sarà soltanto un luogo insolito e suggestivo di incontri, assalito da numerosi stranieri,  pescatori e dalla stessa gente del posto. Non solo un suggestivo bar-ristorazione in mezzo al mare, ma il quartier generale di un progetto non convenzionale di cultura e creatività. Nascerà un’isola-laboratorio del bello, delle arti, della natura, delle relazioni umane, una vera e propria comunità di persone libere, uno stato con una Costituzione articolata su principi dell’accoglienza a prescindere dalle differenze. Una nazione con una sua bandiera e una lingua universale (l’esperanto) che “unisca gli esseri umani e consenta a tutti di capirsi e dialogare”. All’isole delle Rose – narra Veltroni – verrà pure aperta una radio molto ascoltata che, oltre a trasmettere la musica italiana più gettonata del tempo e i successi di Al Kooper, dei Doors, e degli Iron Butterfly,  animerà discussioni sulla vittoria dell’Italia agli Europei del 1968, sull’obiezione di coscienza, sugli studenti di Praga, sul Vietnam, Martin Luther King, Che Guevara e tanto altro ancora.

In definitiva l’ex sindaco di Roma racconta di una prospettiva rivoluzionaria, di un azzardo giovanile, di una storia incredibile che seppe cogliere lo spirito del tempo. Un sogno che si concretizza fu l’Insulo de la Rozoj, uno di quei Santo Graal che possono far venire la voglia di vivere la vita e non passare il tempo. Ma rappresentò anche altro: significò mettere in discussione interessi troppo forti, intaccare gli affari dell’Eni nelle acque dell’Adriatico; per questo fu decisa la distruzione della piattaforma tirata su come un miracolo a dieci chilometri dalla battigia in acque internazionali.  

Difficile stabilire che opera ha portato in libreria Veltroni: se si afferma che è solo un buon romanzo forse gli si toglie qualcosa, lo si penalizza ingiustamente; se si dice invece che è un capolavoro si potrebbe forse esagerare. Chi scrive non può che confessare che passando di pagina in pagina si è sentito gioiosamente risucchiato (ecco il miracolo della letteratura) nell’incredibile  sogno di Giulio, Giacomo, Lorenzo, Simone e di chi intravide nell’Insulo de la Rozoy la realizzazione di un micro mondo a misura di tutti, più abitabile, più libero.  

 

1 novembre 2012

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