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“Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea”, un romanzo per capire il conflitto israelo palestinese

"Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea" di Suad Amiry è un romanzo che, tratto da una storia vera, racconta uno spaccato importante della storia di Israele e Palestina.

Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea” è un bellissimo libro in cui la scrittrice e architetta cosmopolita Suad Amiry racconta, attraverso una storia vera, il volto del primo conflitto israelo palestinese.

Scopriamo il libro per riuscire a leggere con più autonomia gli eventi di attualità che stanno sconvolgendo il mondo in questi giorni, ma anche per celebrare l’anniversario della fondazione delle Nazioni Unite, chiamate a vigilare sulla pace e sugli equilibri internazionali affinché cessino tutte le guerre.

Scrivere per ricordare

Suad Amiry ha vissuto in tanti luoghi. Alla fine, ha deciso di stabilirsi nel cuore dei territori occupati, a Ramallah.

È qui che, da architetta, si è trasformata in scrittrice di romanzi per puro caso: durante gli attacchi israeliani alla città nel 2001 e nel 2002, Amiry tiene un diario. Da queste note sparse prende vita “Sharon e mia suocera” e anche la carriera di autrice.

La scrittura diventa per Suad Amiry un mezzo per non dimenticare, per tenere vivo il ricordo di una terra annichilita dalla guerra e dagli scontri. Questo è il punto focale che troverete anche in “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea”.

“Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea”, la sinossi

Palestina, 1947. Giaffa è una città viva di mercati, caffè, strade affollate, aperta sul mare pescoso e chiusa da distese immense di aranceti profumati. Subhi è un ragazzo che sogna di diventare il Miglior Meccanico della città.

È in effetti un talento e quando riesce a riparare una pompa d’irrigazione, il ricco uomo d’affari che lo ha messo alla prova gli fa confezionare, in segno di riconoscenza, un abito inglese in lana di Manchester.

Subhi è al settimo cielo e con quell’abito acquista una nuova consapevolezza di sé e della città in cui si muove, ma soprattutto immagina di indossarlo, malgrado il caldo, per fare colpo sulla ragazza dei suoi sogni, la giovanissima e bellissima Shams.

Peccato che non siano tempi facili, tanto più per le storie d’amore: gli inglesi, che da oltre vent’anni amministravano la Palestina, dichiarano concluso il loro mandato e finiscono con il fomentare le già forti tensioni tra gli ebrei sempre più numerosi e i residenti palestinesi.

Nel 1948 arriva l’attacco deliberato, quello che fu chiamato Nakba, la catastrofe: le forze israeliane ben equipaggiate dalla Gran Bretagna bombardano Giaffa senza pietà, la occupano, la riducono a una città fantasma. Traditi gli accordi, sono disperse centinaia di famiglie, le abitazioni e gli aranceti sono espropriati, la vita quotidiana è sfigurata da uno stato di polizia.

E in quel teatro di caos e di morte le giovani anime di Subhi e Shams, perduti l’uno all’altra, disegnano sulla mappa della Storia il loro destino, senza rassegnazione, illuminati dalla certezza di appartenere a una terra, alla gente che l’ha abitata, a una avventurosa speranza, che, come in un sogno, è di volta in volta l’apparizione di una mucca sfortunata, la morbida eleganza della lana di Manchester, o un coloratissimo volo di aquiloni.

Suad Amiry ha saputo ascoltare i veri protagonisti di questo racconto, ha saputo narrare una promessa d’amore, ha saputo mettere nel cuore di un ragazzino la meraviglia di esistere e ha intessuto tutto questo dentro una delle pagine più drammatiche e meno note del secolo scorso.

Un romanzo in due tempi

I protagonisti di “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea” sono due. Da un lato abbiamo Subhi, giovane palestinese innamorato della vita e di una ragazza, di cui seguiamo le vicende con immediata simpatia. Un personaggio allegro, che guarda al mondo con l’entusiasmo tipico della giovinezza.

Dall’altro lato ci accorgiamo, anche se non subito, di un’altra protagonista che anima il racconto: si tratta della città di Giaffa. Crogiolo di culture e di armoniose e vicendevoli connessioni, Giaffa pullula di persone, animali, caffé, vitalità. La stessa che contraddistingue tutta la prima parte di “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea”.

Il romanzo di Suad Amiry, infatti, è costruito su due assi temporali diversi: il primo risale al 1947 – prima dell’inizio del conflitto fra israeliani e palestinesi -, il secondo interessa il periodo che segue il 1948, anno della Nakba. 

“Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea” è perciò un romanzo in due tempi, in cui la spensieratezza del primo si distingue dalla pesantezza del secondo.

Suad Amiry

Nata a Damasco nel 1951, Suad Amiry ha origini siro-palestinesi. Ha vissuto in molti paesi diversi, fra cui, dopo la Siria, il Libano, la Giordania e l’Egitto.

Si è laureata in architettura alla Michigan University, negli Stati Uniti, e ha completato la specializzazione in Scozia, a Edimburgo. Dal 1981, l’autrice di “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea” vive a Ramallah, dove insegna presso l’università di Bir Zeit e dirige il Riwaq Centre for Architectural Conservation.

Nel corso degli ultimi anni si è dedicata allo studio dell’arte e dell’architettura palestinese e ha partecipato alle delegazioni palestinesi per la pace in Medio Oriente negli incontri statunitensi.

Ha all’attivo diverse pubblicazioni di ordine accademico e sette romanzi, di cui i più celebri sono “Sharon e mia suocera” e “Storia di un abito inglese e di una mucca ebrea”.

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