Sei qui: Home » Libri » Qual è lo stato delle librerie italiane a inizio 2024?

Qual è lo stato delle librerie italiane a inizio 2024?

In vista del Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai, abbiamo intervistato Stefano Mauri, vicepresidente della Fondazione, per analizzare l'edizione 2024 e fare un punto sullo stato delle librerie italiane oggi.

Qual è lo stato delle librerie italiane oggi? Se ne parlerà anche quest’ anno dal 23 al 26 gennaio nel corso del il Seminario di perfezionamento della Scuola per Librai organizzato dalla Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri, giunto alla sua quarantunesima edizione, nel tradizionale appuntamento in quattro giornate presso la storica Fondazione Giorgio Cini di Venezia.

L’annuale Seminario, organizzato dalla Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri con il contributo di Messaggerie Libri e Messaggerie
Italiane, coinvolge editori e librai italiani e internazionali.

Le librerie italiane oggi: l’intervista a Stefano Mauri

In vista del seminario, abbiamo intervistato Stefano Mauri, vicepresidente della Fondazione, per analizzare l’edizione 2024 e fare un punto sullo stato delle librerie italiane oggi.

Quali sono i principali temi e appuntamenti del Seminario della Scuola per Librai di quest’anno?

I primi tre giorni di Scuola, a cura del presidente Alberto Ottieri, sono come da tradizione riservati agli allievi, e dedicati a questioni tecniche, finanziarie e di mercato, all’assortimento e al lavoro di gruppo, con importanti testimonianze di personalità europee del settore come Michael Bush (Thalia), James Daunt (Waterstones e Barnes & Noble) e Denis Mollat (uno dei maggiori librai indipendenti francesi); ma anche alla figura del cliente, come testimonierà il dialogo tra Romano Montroni e lo psicoanalista e psichiatra Vittorio Lingiardi.

La giornata conclusiva, sempre attesa dai professionisti di una trentina di Paesi, quest’anno sarà dedicata al tema delle Nuove sfide e déjà vu, con una tavola rotonda internazionale da me coordinata e moderata da Porter Anderson di Publishing Perspectives. Al dibattito parteciperanno editori e librai stranieri come i già citati Michael Busch, James Daunt e Denis Mollat, ma anche Sophie de Closets (Presidente e direttore generale Flammarion), Andrew Franklin (Presidente di Profile Books), Felicitas von Lovenberg (Direttore editoriale di Piper Verlag).

Qual è lo stato delle librerie italiane oggi?

Direi che lo stato dipende dalle librerie: alcune vanno molto bene altre sono in cronica difficoltà ma certamente stanno meglio oggi di quanto stessero prima della pandemia, perché il libro è entrato in quell’orizzonte nuovo che molti hanno intravisto quando costretti dalla pandemia, e dal lockdown hanno riordinato le loro priorità relative principalmente alla qualità della vita. Il libro da questo ha tratto maggior forza.

È possibile conciliare profitto e passione nella gestione delle librerie oggi?

È certamente sempre possibile, ci sono esempi luminosi in tal senso. Chiaramente ci vuole passione, dedizione, tanto lavoro e anche l’intelligenza di capire quando bisogna cambiare le proprie scelte riguardo all’ubicazione della libreria, alle dimensioni, alla disposizione dell’assortimento e soprattutto le procedure che riguardano il servizio al cliente.

In un mondo sempre più connesso e digitale, la tecnologia rappresenta un ostacolo o un’opportunità per i librai oggi?

Come sempre, la tecnologia può essere entrambe le cose. La tecnologia digitale in particolare è di vantaggio per le piccole realtà che possono virtualmente raggiungere chiunque con pochi costi vivi (ma molto impegno personale).

I librai grazie ai social possono comunque stabilire un rapporto più diretto, personale e continuativo con i loro clienti. E lo hanno fatto e imparato in molti durante la pandemia. Nell’ultima edizione della scuola prima dei lockdown, a gennaio del 2020, li invitavo proprio a sviluppare attraverso i social la loro platea virtuale per gli incontri.

Durante la pandemia i librai indipendenti hanno usato soprattutto whatsapp per mantenere un contatto con i clienti chiusi in casa. Tutto andò alla perfezione. Il governo si rese conto che la gente chiusa in casa non aveva solo bisogno di cibo ma anche di libri. Aprire per prime le librerie ad aprile fu una mossa illuminata. Ammirata da molti Paesi europei.

E i potenziali pericoli delle nuove tecnologie per le librerie italiane quali sono?

Però a causa delle economie di rete quasi tutti gli ambiti nei quali si è sviluppato il web hanno visto una forte concentrazione in poche mani del potere di dirigere i flussi. Dei veri e propri buchi neri che hanno inghiottito masse di utenti perché avevano masse di utenti e hanno comprato le società concorrenti e sono capaci di influenzare il destino di persone, imprese e a volte persino Paesi. In più le frodi informatiche sono sempre più difficili da individuare e dunque il progresso ha portato con sé come sempre anche nuovi problemi.

L’intelligenza artificiale aggiungerà una ulteriore dimensione di complessità ma non bisogna tirarsi indietro. Quella è la realtà e bisogna averci a che fare. Sarebbe intanto buona cosa che chi ne fa uso sia obbligato a comunicarlo ai consumatori. Io voglio sapere con chi ho a che fare quando leggo o ascolto o vedo qualcosa. Così come trovo giusto che AGCOM imponga agli influencer di professione di dichiarare se stanno postando un messaggio promozionale come avviene per altri media.

photocredits: Yuma Martellanz

© Riproduzione Riservata