L’edizione 2026 di Dedica, il festival di Pordenone tutta incentrata su un unico autore e in programma dal 14 al 21 marzo, approfondirà e declinerà la poetica e l’universo letterario di Sorj Chalandon in varie espressioni artistiche: libri, incontri, cinema, teatro, mostre, musica, eventi che coinvolgeranno gli adulti e le giovani generazioni. “La sua scrittura diretta ed essenziale,- spiega il direttore della rassegna Claudio Cattaruzza -pur partendo da fatti reali o spunti autobiografici, non viene sviluppata in modo didascalico, ma viene trasfigurata in letteratura, dando vita a potenti e incalzanti narrazioni.
Chi è Sorj Chalandon
Reporter di guerra e romanziere pluripremiato, Chalandon si caratterizza per la trattazione di temi quali la memoria, il tradimento e la paternità che si intrecciano con ferite private e grandi tragedie collettive. Il tratto essenziale della sua narrazione è l’uso di una lingua asciutta ed essenziale. Nato a Tunisi nel 1952, Chalandon ha lavorato per oltre trent’anni come inviato speciale di “Libération”, seguendo i conflitti in Irlanda, Libano, Ruanda e Medio Oriente. Per i suoi reportage sull’Irlanda del Nord e sul processo al criminale nazista Klaus Barbie ha ottenuto il Premio Albert-Londres, il massimo riconoscimento del giornalismo francese.
Dalla cronaca è poi passato alla narrativa, con romanzi tradotti in tutto il mondo, tra cui Il mio traditore, Chiederò perdono ai sogni, La quarta parete, La professione del padre, Una gioia feroce e La furia, pubblicati in Italia da Guanda. Per i suoi lavori, pubblicati in diverse lingue, ha ricevuto numerosi premi, tra cui il Premio Médicis, il Grand Prix du Roman de l’Académie française, il Premio Goncourt des lycéens, il Premio Letterario Internazionale Tiziano Terzani, il Premio Eugène-Dabit du roman populiste. Il suo nuovo romanzo “Il libro di Kells“, racconto fortemente autobiografico della giovinezza e della fuga, uscirà per Guanda proprio in concomitanza con il festival Dedica 2026.
Le tematiche affrontate nei libri
I temi trattati nei suoi libri esplorano la complessità e il lato oscuro dell’animo umano raccontando anche in modo crudo ingiustizie, violenze, prevaricazioni, soffermandosi in particolare sul tema della famiglia dominata dalla figura autoritaria e violenta del padre, motivo legato alla sua particolare storia personale. Giovane adolescente, infatti Charandon lascia Lione e si trasferisce a Parigi, dove vive, in pieno fermento post-sessantottino, di espedienti, riuscendo però a trovare nella militanza politica e nel giornalismo la sua possibilità di riscatto.
Negli anni successivi attraversa teatri di guerra accumulando esperienze che diventeranno il cuore della sua narrativa ma con una chiave particolare: riesce infatti a parlare delle proprie esperienze, senza raccontare se stesso: c’è la realtà, ma filtrata dall’immaginazione e dalla compassione. Anche il tema centrale del tradimento , declinato a livello personale, politico, affettivo diventa una chiave universale per leggere il mondo. Lo testimoniano i due romanzi “Il mio traditore” e “Chiederò perdono ai sogni“, che narrano la stessa storia da prospettive opposte: quella dell’amico ingannato e quella del traditore stesso.
Splendido e disperato “La quarta Parete“, ambientato nel Libano degli anni Ottanta, che rilegge il mito di Antigone come riflessione sulla possibilità della pace e sul ruolo della parola di fronte alla violenza.
Il rapporto padre figlio è poi al centro del suo libro più emblematico “La professione del padre“, in cui il protagonista, un uomo mitomane e violento trascina il figlio in un delirio di eroismi inventati e ideologie fallite, ma è anche il modo in cui far incontrare la piccola storia eroica e avventurosa con la grande Storia nella quale il padre in qualche modo è sempre implicato – la fuga di Nureyev dall’URSS, l’omicidio di Kennedy – e dove si forma la ferita che poi albergherà nel cuore del protagonista anche da adulto: un racconto di infanzia, paura e libertà.
Con Sorj Chalandon, dunque, Dedica 2026, il festival che si distingue nel panorama delle rassegne letterarie italiane per la sua originale formula, invita a entrare dentro la produzione di un autore che ha attraversato la Storia per raccontare, attraverso la finzione, la verità degli uomini. La sua presenza a Pordenone, capitale italiana della cultura 2027 sarà occasione di confronto, come è tradizione del festival Dedica, dentro la memoria e la coscienza europea, con il senso di vulnerabilità e di colpa ma anche con la possibilità del riscatto.