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Sorelle Bronte, il segreto del loro successo in letteratura

La scrittrice spagnola Angeles Caso, autrice del romanzo "Tutto questo fuoco. La rivoluzione delle sorelle Bronte", ci racconta come Anne, Charlotte ed Emily Bronte hanno rivoluzionato il panorama letterario mondiale

E’ contagiosa la passione della scrittrice spagnola Angeles Caso per le sorelle Bronte, soggetto del suo romanzo “Tutto questo fuoco. La rivoluzione delle sorelle Bronte“, edito da Marcos Y Marcos.

La rivoluzione delle sorelle Bronte

Crescono isolate, senza madre, in una canonica ai margini della brughiera. Soprattutto sono donne, e nell’Inghilterra vittoriana le donne devono solo sposarsi e fare figli. Sottomissione e bellezza, possibilmente un degno patrimonio, servono a conquistarsi un buon partito. Charlotte, Emily e Anne Brontë non sono certo ricche, la loro bellezza non rispetta i canoni dell’epoca; di sottomettersi a un uomo, poi, neanche a parlarne.

Nutrono, per di più, una strana passione. Fin da bambine, ogni pomeriggio nella piccola sala da pranzo della canonica, tirano fuori gli scrittoi, affilano le penne e scrivono. Non si fermano qui; le tre sorelle Brontë, senza nessuna protezione, contro tutto, riescono a pubblicare. E quando pubblicano, sfondano. Non è un successo passeggero: Jane Eyre e Cime tempestose restano tra i romanzi fondamentali della letteratura mondiale. La signora di Wildfell Hall è un romanzo scandalosamente femminista, sempre più apprezzato.

Il libro “Tutto questo fuoco. La rivoluzione delle sorelle Bronte” ripercorre con attenzione e scrupolo la vita delle tre sorelle, attingendo, per quanto possibile, ai pochi documenti che le riguardano. Accordando più spazio a Charlotte, di cui, forse, si sa di più, vengono raccontati il suo desiderio di gloria come scrittrice, il sogno di incontrare gli scrittori del tempo, l’idea, presto naufragata, di fondare una scuola insieme alle sue sorelle nella canonica di Haworth, il suo periodo di studio a Bruxelles.

Di Anne viene sottolineata la mitezza del carattere e la rassegnazione con cui visse la morte del ragazzo di cui doveva essere innamorata. Di Emily, invece, viene raccontato tanto, quasi quanto di Charlotte.

Intervista ad Angeles Caso sul fenomeno Bronte

Come hanno fatto, le sorelle Brontë? Da dove viene, tutto questo fuoco? Ne parliamo con l’autrice del libro Angeles Caso in occasione della presentazione a Pordenonelegge.

A quale delle tre sorelle Bronte si sente più vicina?

Credo di essere più dalla parte di Emily: una donna eccezionale È stato sicuramente complesso cercare di ricostruire la vita di una donna così solitaria e taciturna, passionale nella scrittura e con un forte senso del dovere. Lei più di tutte amava la brughiera dello Yorkshire, correre liberamente, sedersi sulle pietre bagnate a fianco della cascata. Questa dipendenza dal clima e dalla natura traspare violentemente nel suo unico romanzo, Cime tempestose, così come il suo carattere indomito emerge dalle poesie che pubblicò insieme alle sorelle.

Charlotte, invece, era la voce delle tre e in qualche modo supplisce alla mancanza della figura materna: è sua l’idea di fondare una scuola, proposito che non avrà successo ed è quella più dinamica con il suo soggiorno a Bruxelles. Forse è la più moderna, ma non dimentichiamoci di Anne, taciturna e riservata: La signora di Wildfell Hall, romanzo scandaloso al tempo, è un ‘opera protofemminista.

 Quali sono le condizioni che hanno permesso il loro successo letterario?

Non trovo la risposta: è una sorta di miracolo reso possibile in quella congiuntura storica (l’Inghilterra vittoriana), in quel paesaggio estremo, in una situazione di povertà e di dolore: c’era tutto contro di loro. Vocazione e necessità di esprimersi e questa intelligenza in forme diverse hanno dato loro l’opportunità irripetibile, senza saperlo, di vivere un ‘esperienza eccezionale.

Forse l’isolamento ha nutrito la loro interiorità: pensiamo sempre che lo scrittore debba viaggiare e loro, invece, senza conoscere nessuno , con una vita minima dal punto di vista sociale, hanno sviluppato, ciascuna in modo diverso, uno spirito creativo originale.

La letteratura è stata una parte della volontà di evadere, ma più che di evasione avevano bisogno di esprimersi perché sentivano l’ingiustizia della loro condizione ed ecco la loro rivolta attraverso la parola perché le donne non potevano avere i sentimenti amorosi e sessuali e nei loro romanzi e anche nei loro poemi emerge come necessità vitale quella di scrivere, come respirare.

L’elemento paesaggistico, inoltre, la natura bella e terribile, il vento violento del Nord – Est sono stati un elemento fondamentale soprattutto per Emily che in un afflato quasi panteistico sentiva di appartenere al tutto.

Il padre, sebbene contasse soprattutto sul fatto che sarebbe stato Branwell a diventare un grande artista, fece in modo che alle figlie non mancassero le lezioni di disegno, musica e lingua. Il reverendo Brontë «aveva cresciuto tre figlie interessate solo all’intelletto e alla creazione […]. C’era quel fuoco, quella fiamma dei poeti, la sacra euforia divina che abitava in loro e alla quale nessun padre di buon senso, nessuna madre preoccupata, avevano messo limite. Lui, anzi, l’aveva nutrita». Il padre è una figura per alcuni biografi controversa, eppure fondamentale.

Il padre si trovò a gestire una situazione difficilissima e forse un po’ anche per necessità pratica lasciò molta libertà alle figlie, dando loro la possibilità di coltivare il loro talento, anche se le sue ambizioni si riversano tutte su Branwell, anch’egli probabilmente dotato ma, forse per le troppe aspettative, divenne presto un alcolista e dipendente da laudano, violento e prepotente, potenzialmente geloso del loro personale talento artistico, irrispettoso nei loro confronti.

Dobbiamo poi riflettere su quanto la mancanza di una figura materna abbia influenzato il legame tra le tre sorelle e come in molti altri casi – non è uno studio scientifico ma un ‘impressione – sia stata la figura paterna ad indirizzare le figlie alla lettura, alla creatività e alla letteratura più delle madri , ancora legate alle convenzioni.

“Guardate noi, invece, povere donne, costrette a scrivere di nascosto, a pubblicare sotto pseudonimo, a nascondere tutto questo fuoco dentro di noi, mascherando come ladre il desiderio e la furia. Guardateci stirare, cucinare, cucire, spazzare i pavimenti, cercando di rubare minuti, secondi, alla vita che scorre veloce per poter scavare lì dentro, nella brace che arde nelle nostre teste”.

E’ una citazione ancora attuale? Quali sono le difficoltà di una scrittrice?

Una stanza tutta per sé, come il titolo del saggio di Virginia Wolf è un ‘utopia. Degli scrittori si raccontano nel dettaglio le loro stanze studio, il loro bisogno di isolamento le loro fughe in posti lontani. Noi scrittrici scriviamo viviamo le difficoltà tra vita letteraria e vita pratica : mentre accudiamo i nostri figli e spesso lavoriamo in cucina: non è una situazione privilegiata ma è vera e credo che l’autenticità di questa dinamica traspaia anche nel modo in cui scriviamo. Anche le sorelle Bronte non avevano un loro spazio compositivo, tutt’altro: eppure nella gestione della casa, nella povertà delle risorse e addirittura insieme , senza competizioni e disagi, hanno creato dei capolavori.

Una situazione irripetibile certo, ma che ci insegna come le donne di ogni epoca, anche oggi, debbano fronteggiare, superandoli, situazioni di ostacolo diverse da quelle degli uomini.

Quali sono i suoi progetti futuri?

Alterno la categoria dei saggi alla fiction e ora mi è stato chiesto di scrivere, sulla scorta del romanzo appena pubblicato, una vera e propria biografia delle sorelle Bronte, lavoro a cui mi dedico molto volentieri perché al centro della mia attenzione c’è sempre il coraggio delle donne e un omaggio a chi fra noi ha segnato la storia della letteratura, lottando in situazioni ostili.

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