Il sogno americano: 3 romanzi per scoprirlo e riviverlo

20 Luglio 2025

Esplora il sogno americano attraverso tre romanzi che ne svelano la complessità e le false promesse.

Il sogno americano: 3 romanzi per scoprirlo e riviverlo

Esiste davvero, il “sogno americano”? Oppure è solo una promessa illusoria, ingannevole, quel miraggio che brilla all’orizzonte e si dissolve non appena lo si raggiunge?

Da quando è scoppiato il boom di questa frenesia, la letteratura ha cercato di rispondere alla domanda attraverso opere che parlano della corsa al successo, dell’amore, della realizzazione personale in un’America divorata dentro.

Narrazioni epiche, dolorose, dove i protagonisti spesso arrancano nella speranza di raggiungere il “sogno americano”.

Ma non è solo l’America geografica ad animare questi racconti: è l’America come luogo mentale, come simbolo del possibile, come campo da gioco tra l’illusione e la caduta. È una sorta di “Paradiso Perduto” dove tutti cadono e continuano a cadere, seguendo gli altri.

Disillusione e identità nel sogno americano

In questo articolo, vi proponiamo tre romanzi indimenticabili che raccontano, ciascuno a modo proprio, la grande macchina del sogno americano: uno scintillante e crudele, uno bruciante e ironico, e uno tragico e politico.

Tre storie diversissime, ma unite da un unico filo: la delusione come verità ultima del desiderio.

 

Il grande Gatsby” di F. Scott Fitzgerald

Pubblicato per la prima volta nel 1925, è forse il romanzo più iconico del sogno americano. Parla di sogno, ricchezza, disillusione.

E, di certo, è quello che meglio ne mostra la doppia faccia: da una parte il lusso, la festa, il desiderio; dall’altra l’illusione, la solitudine, la sconfitta.

Jay Gatsby è un uomo che si è “fatto da solo”, che ha costruito una fortuna misteriosa e un personaggio brillante, tutto per riconquistare Daisy, il suo amore perduto.

Eppure, dietro i cocktail dorati e le serate di West Egg, c’è solo apparenza. È un mondo vuoto, il suo, abitato da illusioni senza ritorno.

Il narratore, Nick Carraway, è testimone e spettatore di un sogno che si sgretola lentamente, in una New York luccicante e spietata, dove non esiste un vero riscatto ma solo la memoria alterata di ciò che Jay Gatsby desiderava fosse in principio.

Fitzgerald racconta il sogno americano non come conquista, ma come menzogna condivisa, una bugia in cui tutti vogliono credere perché è più bella della verità. E in questo senso, “Il grande Gatsby” è ancora oggi uno specchio del nostro tempo: un mondo che insegue icone, status, amori irrealizzabili, sempre sull’orlo della frattura.

Jay Gatsby è chiunque, raggiunto il suo status più desiderato, si trova con un pugno di mosche. E a oggi siamo pieni sui social di queste persone che credono di poter avere tutto solo salendo su un piedistallo, ma che alla fine rimangono con un nonnulla.

 

Chiedi alla polvere” di John Fante

Chiedi alla polvere è il romanzo di chi parte dal nulla e vuole tutto: Bandini è un giovane italoamericano che vive a Los Angeles e sogna di diventare un grande scrittore. Ma la strada è lunga, e intanto si sopravvive come si può, in un’America che non ti guarda se non puoi permettertelo.

Scritto nel 1939, parla di emarginazione, ambizione e fame.

Il libro di John Fante è un inno dolente e rabbioso alla scrittura come salvezza, ma anche alla lotta per l’identità, alla tensione tra povertà e immaginazione, tra amore e autodistruzione.

La figura di Camilla, la ragazza messicana di cui Bandini si innamora, incarna il lato “sporco” del sogno: quello che non si dice, quello che si esclude. Il razzismo, l’orgoglio, l’instabilità mentale, la miseria — tutti argomenti che a oggi pullulano nel quotidiano e che, tuttavia, fa scomodo ammettere esistano.

Con una lingua secca e bruciante, John Fante scava nei bassifondi dell’anima e delle città, mostrando che il sogno americano non è per tutti, e che la vera forza si trova spesso nei margini.

 

Pastorale americana” di Philip Roth

Con “Pastorale americana”, Philip Roth ci porta oltre la retorica del sogno. Lo decostruisce, lo osserva nei suoi effetti più corrosivi, nei fallimenti privati e collettivi fino alla caduta.

Scritto nel 1997, questo libro parla di Seymour Levov, detto “lo Svedese”. Seymour è l’incarnazione dell’ideale americano: bello, atletico, di successo, sposato con una reginetta di bellezza, padre amorevole…

Ma è proprio questo equilibrio perfetto a infrangersi, quando sua figlia compie un atto terroristico negli anni ’60, distruggendo la vita di famiglia e mettendo a nudo tutte le fragilità su cui si reggeva quella perfezione.

Roth mostra come il sogno americano, invece di salvare, possa imprigionare un’intera famiglia.

Il desiderio di apparire integri, vincenti, “normali” — quella che in Italia diremmo “classica famiglia del Mulino Bianco” — può diventare una maschera asfissiante.

La tragedia della figlia di Levov non è solo personale, ma collettiva: è la frattura tra le generazioni, tra chi ha costruito un mito e chi lo rifiuta. La scrittura di Roth è precisa e tagliente, senza scampo, e “Pastorale americana” è un ritratto impietoso dell’America ferita che si interroga sulle sue fondamenta. Sulla possibilità, o meno, di credere ancora in una patria che promette tutto, ma non riesce a proteggere nessuno.

 

Un sogno americano, mille volti: leggere l’America e noi stessi

In questi tre romanzi — e sogni dei loro protagonisti — troviamo le diverse facce dell’illusione americana: l’amore impossibile, l’ambizione divorante, la famiglia perfetta che si sbriciola.

Ma troviamo anche la letteratura nella sua forma più pura: quella che interroga, che scava, che si rifiuta di addolcire la realtà.

Che lo si legga in treno, sotto l’ombrellone o la sera, “Il grande Gatsby”, “Chiedi alla polvere” e “Pastorale americana” non sono semplici romanzi americani. Sono specchi del desiderio universale, quello di diventare qualcuno, di essere visti, di essere amati.

E ci ricordano che a volte, per raccontare un sogno, serve una voce che abbia il coraggio di mostrare anche il risveglio.

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