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Una società fondata sulla competizione è destinata all’infelicità

Se nasci nella classe operaia, ti rendi presto conto che non conviene essere ambizioso e appassionato. Eppure Jack London lo era eccome

MILANO – Se nasci nella classe operaia, ti rendi presto conto che non conviene essere ambizioso e appassionato. Se scopri di esserlo, com’è successo a Jack London, però, ti si para davanti il “colossale edificio della società”. L’unica cosa che puoi fare è scalarlo, confidando che la vista da lassù sia ampia e spettacolare. Sempre troppo tardi, sembra dire l’autore di “Zanna bianca”,  ci accorgiamo che la competizione, nel lavoro e nella vita, porta solo all’infelicità. La via per salire è rappresentata dagli affari. L’unica strada possibile è quella del lavoro duro, devi essere disposto a mettere a rischio soltanto la tua vita e la tua libertà.

CAPITALISTI E NON – Il mondo, secondo quanto racconta Jack London nel suo “Il senso della vita (secondo me)” (Chiarelettere), si divide tra capitalisti e coloro che sono sfruttati tra i capitalisti. Lo scrittore americano trascorse qualche tempo tra i primi per poi trascorrere il resto della vita tra i secondi. Per qualche tempo ha lavorato sodo, poi è sceso più in giù di dove era partito: “Ero nel pozzo, negli abissi, nelle fogne umane, nelle rovine e negli ossari della nostra civiltà”. Presto London scopre che tutto è in vendita: il mercante vende le scarpe, i lavoratori vendono le braccia, le prostitute il loro mostro, i borsisti la loro mente, quasi tutti mettono in vendita il proprio onore.

AI PIANI PIU’ ALTI SI SOFFOCA – Però poi London ci arriva ai piani alti, ma lì scopre un mondo invaso dalla corruzione e dall’egoismo. Allora torna giù, ai piani bassi. La cantina va solo ripulita e in men che non si dica le stanze si fanno ariose e piene di luce. Ma non preferisce questo piano dell’edificio sociale perché disprezzi la bella vita, che anzi ha avuto modo di godersi a lungo. Il fatto è che, a ragione o a torto, trovava che in cantina la competizione fosse inferiore, che un modello di vita diverso fosse possibile.

IL SENSO DELLA VITA (SECONDO ME) – “Il senso della vita”, che esce a cento anni dalla morte dell’autore americano, restituisce al lettore il vitalismo di un scrittore che ci ha insegnato quanto sia fondamentale avere grinta per salvarci da una vita che rischia ogni giorno di diventare cupa e monotona. Come scrive nella prefazione Mario Maffi, non si può leggere questo libro, come tutta l’opera di Jack London, “senza essere spinti a guardare fuori dalla finestra, a osservare quanto succede giù in strada, a interrogarsi senza remore sulla realtà che ci sta intorno”.

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