Siamo ancora capaci di amare? Breve storia di un saggio imperdibile

14 Febbraio 2020

Nel saggio "Eros in agonia" il filosofo Byug-Chul Han esamina pulsioni e passioni della nostra società per capire se stiamo diventando immuni all'eros

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C’è un nemico che giorno dopo giorno sta ammazzando il vero amore? Ecco cosa si chiede e su cosa ci invita a ragionare il filosofo coreano Han nel saggio “Eros in agonia”, pubblicato nella nuova edizione da Nottetempo nel 2019.

 

Reinventare l’amore

L’individualismo, tipico della nostra contemporaneità, e il mercato sempre più invadente hanno un effetto inevitabile anche sulle relazioni: ad ogni cosa è assegnato un prezzo, reale o simbolico che sia. Questa tendenza sminuisce tutto, perché rende ogni cosa o persona un prodotto e ogni relazione uno scambio economico, in cui la proporzione tra ciò che si dà e ciò che si riceve deve essere conveniente.

Ma l’amore ha un funzionamento diverso e la sua verità sta nella non aderenza, e quindi nella ribellione, alle norme che regolano il capitalismo globalizzato. L’amore è un’esperienza radicale che implica l’abbandono del sé, la capacità di fidarsi dell’altro e di accettarne limiti e difetti e il coraggio di rifiutare la continua ricerca del consenso per pura soddisfazione personale.

Amare vuol dire fare esperienza assoluta dell’altro, vuol dire abdicare al potere per poter permettere all’altro di manifestarsi in tutta la sua essenza, vuol dire annullarsi affinché l’altro possa giungere alla nostra vera sostanza, ripulita e liberata finalmente dai macigni delle nostre proiezioni e delle nostre aspettative.

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Eros e pornografia

Han scrive: “il capitalismo aggrava la trasformazione pornografica della società offrendo ogni cosa come merce ed esponendola allo sguardo. Non conosce alcun altro uso della sessualità. Il capitalismo profana l’Eros nel porno”. Quindi il porno è pura ostentazione e banale consumo di corpi e pulsioni, mentre l’eros è il sentimento del mistero, che ancora ci permette di restare nudi di fronte all’altro senza dare l’impressione di essere in vendita.

Il narcisista è logorato e ossessionato da se stesso, dalla sua costante autoreferenzialità e proprio perché pensa e agisce sempre mosso da motivazioni personali e vede il mondo solo attraverso il suo unico punto di vista, non è più in grado di riconoscere se ha confini e quali essi siano. Questa tendenza non permette al soggetto di capire dove finisce lui e dove inizia l’altro, perché l’altro esiste solo se è nel suo campo di azione e se è utile a farne da specchio: una spirale infinita che lo porta ad annegare in sé e solo in sé. L’eros, invece, riguarda l’altro e può esistere solo in presenza del riconoscimento dell’altro, nella capacità di accettare quindi la vita oltre se stessi.

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Affidarsi alle insicurezze dell’amore nell’era della divinizzazione dell’io

Oggi l’amore viene vissuto solo in un’accezione positiva e di godimento, “deve produrre soprattutto sentimenti piacevoli. Non è più una trama, una narrazione, un dramma, bensì emozione ed eccitazione prive di conseguenze”. L’amore non prevede più cadute, eppure cadere nell’amore è l’unica esperienza vera che si possa fare di tale sentimento. L’amore non è un’iniziativa, un progetto o una scelta, l’amore non è una proposta di lavoro, con orari precisi, prestazioni concordate, come accade in Cinquanta sfumature di grigio, dice Han, altrimenti diventa puro consumo e mero godimento.

L’amore, invece, è una storia, con un inizio inaspettato, alti e bassi, passaggi scivolosi, improvvisi cambi di trama, smarrimenti e vuoti, stupore e panorami inaspettati: un presente del quale è necessario accettare dolori e piaceri. L’amore deve essere fuori dalla proprietà dell’io e fuori da ogni umana rassicurazione, dice Massimo Recalcati, l’amore è un disarmo radicale, è come la follia: “non diventa folle chi lo vuole, così come non si ama con la sola volontà. Follia e amore sono fuori controllo, non possono essere dettati da una decisione”. 

In conclusione, per amare bisogna essere dei ribelli, degli inguaribili curiosi, insolitamente aperti verso l’altro e per modi di pensare diversi. L’amore deve essere governato dall’insicurezza, l’unica condizione che ci lascia costantemente in una posizione scomoda, di ascolto continuo, e in continua evoluzione, perché ci chiede di adattare e riadattare costantemente il nostro equilibrio. Amare è sentire nel profondo la voce di Socrate che ci ricorda, come un mantra, “io so di non sapere, io so di non sapere, io so di non sapere”.

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