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Scuola, i libri da leggere ai propri figli per abituarli al rientro in classe

Primo giorno di scuola: davanti alla mia finestra, stamattina, bambini agitati ed eccitati che urlavano salutando i compagni vecchi e nuovi, maestre impegnate a cercare di mantenere l’ordine...

“La cartella d’un bambino,

sia di pelle, sia di tela,

se la osservi ti rivela,

come è fatto il padroncino”

 

M. Gavazzuti

 

Primo giorno di scuola: davanti alla mia finestra, stamattina, bambini agitati ed eccitati che urlavano salutando i compagni vecchi e nuovi, maestre impegnate a cercare di mantenere l’ordine, genitori che, andando a lavoro, parcheggiavano ovunque per vedere il pargolo varcare quella soglia così importante nella vita di ognuno.

Ma il primo giorno di scuola è fatto anche di aspettative, di ansia, di paura di fallire, di senso di rottura con la quotidianità casalinga.

Mi tornano in mente le parole con cui Anna Marchesini descrive nel suo “Il terrazzino dei gerani timidi” proprio quel momento, che credo ogni genitore dovrebbe leggere per ricordare e per capire i propri figli.

Il primo giorno di scuola è l’inizio di un viaggio nuovo, che ogni anno si troverà ad una nuova tappa ed una nuova partenza. Tanti scrittori hanno ambientato le loro storie all’interno della scuola, sia fantastica (come non pensare subito ad Harry Potter e alla sua Hogwarts?) sia reale (e qui i ricordi vanno a “Cuore” di De Amicis).

Ci sono case editrici che hanno sezioni apposite che trattano tutti i temi del vissuto scolastico sotto forma di romanzo, come per esempio la Rizzoli, con i testi di Susie Morgenstern (tra cui “Prima media!”), James Patterson – Chris Tebbetts con “Scuola media. Come sono sopravvissuto all’estate” o “Giulia B. e il primo giorno di scuola” di Barbara Park.

Anche se il primo giorno di quest’anno è ormai passato, potrebbe essere ancora il momento per leggere “Si va a scuola. Prepararsi ai primi giorni in classe” di Albero Pellai, psicoterapeuta. Il libro spiega (con immagini e racconti) che il “trucco” per mettere il bambino a proprio agio è comunicargli il senso di continuità con il passato: può bastare permettergli di portare con sé nella cartella un oggetto significativo, e ovviamente parlarne con lui, accompagnandolo in questa nuova esperienza.

Il rientro a scuola è un momento, insomma, di cui vale la pena parlare. Quindi, dopo aver invitato i ragazzi a leggere durante l’estate e nell’attesa che gli insegnanti assegnino le prime letture dell’anno scolastico, il consiglio più sincero che mi sento di dare ai genitori (specialmente a quelli degli alunni più piccoli, ma non solo), è di cercare di parlare con i ragazzi: non limitatevi a chiedere “Come è andata a scuola oggi?” che è una domanda che porta troppo spesso all’automatica e stringata risposta “Bene”. Provate a fare domande nuove, a mostrare davvero interesse non solo riguardo alla capacità dei vostri figli di essere adeguati alle richieste dell’ambiente scolastico (“Sei stato attento?”, “Ti hanno interrogata?”, “Quanto hai preso al compito?”) ma anche a tutto il vissuto emotivo dei ragazzi. La scuola, complessivamente, è un momento formativo, che non può ridursi alla mera didattica, ma è fatto anche di relazioni, di emozioni e di pensieri. Proviamo a chiedere, quindi, se è accaduto qualcosa di interessante e a condividere, noi per primi, le nostre esperienze emotive e i nostri pensieri.

Qualche giorno fa ho letto su Huffington Post un articolo che proponeva 25 modi di chiedere ai figli “come è andata a scuola” senza mai usare queste parole. Alcune alternative proposte erano davvero creative (Qual è la cosa migliore che è successa oggi a scuola? Vicino a chi ti vorresti sedere in classe? Quando ti sei annoiato oggi?), ma penso che ogni genitore veramente interessato possa trovarne di nuove per sbirciare da uno spiraglio nel mondo emotivo di suo figlio inerente alla scuola.

Rachele Bindi

16 settembre 2014

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