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Il premio Nobel Olga Tokarczuk, “La letteratura dà salvezza”

Al festival Pordenonelegge 2020 il premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo va alla scrittrice polacca Olga Tokarczuk, premio Nobel per la letteratura 2018.

Al festival Pordenonelegge 2020 il premio Crédit Agricole FriulAdria La storia in un romanzo va alla scrittrice polacca Olga Tokarczuk, premio Nobel per la letteratura 2018. L’assegnazione ad Olga Tokarczuk vuole premiare – spiegano le motivazioni – “i suoi romanzi fuori dalle regole, brillanti e sorprendenti, capaci di raccogliere il richiamo al nomadismo che fa parte delle nostre esistenze, ci rende vivi e ci trasforma”.

Il Premio Nobel

La sua prosa, in grado di affrontare temi come la follia, il femminismo, l’ingiustizia verso gli emarginati e i diritti degli animali, ci insegna che “il cambiamento è sempre più nobile della stabilità, e che dobbiamo guardare il mondo con un punto di vista eccentrico, se non vogliamo essere anime in ritardo, o smarrite”.  I suoi libri sono pubblicati in Italia da Bompiani. “Dopo Svetlana Aleksievi siamo orgogliosi di premiare la scrittrice polacca Tokarczuk, un’altra donna premio Nobel della letteratura internazionale”, spiega Chiara Mio, presidente di Crédit Agricole FriulAdria.

Cambiare l’approccio verso la natura

Ed è un privilegio, in tempi di pandemia, avere la scrittrice in presenza. A Pordenone – racconta Tokarczuk – è arrivata dalla Polonia con un lungo viaggio in automobile che ha attraversato l’Europa e che le ha concesso una serie di riflessioni sul nostro futuro. “I tempi più lunghi modificano la nostra percezione degli spazi e anche della luce. A Vienna guardando negli occhi i dipinti degli artisti del passato ho realizzato che abbiamo perso la capacità di leggere attraverso metafore e allegorie. Ci limitiamo a riflessioni manichee, il bene da una parte  e il male dall’altra, cosi come succede nei fondamentalismi”.

Non solo, la crisi del presente ci fa capire come sia necessario cambiare lo sguardo. Abituati ad un approccio verticale e gerarchico nei confronti della natura, dovremmo guardare in modo orizzontale al mondo che ci circonda costituito e intessuto di una rete di relazioni quasi alchemica tra mondo umano e universo animale.

Il nuovo libro

Ed è questa la cifra che sta dietro a  Guida il tuo carro sulle ossa dei morti (Nottetempo, 2012) apparentemente un giallo ambientato negli spazi limitrofi dell’Altopiano, zona montuosa sperduta ai confini tra Polonia e Cechia. Qui la protagonista, insoddisfatta del suo vero nome Janina, che sente non corrispondere alla propria personalità iraconda e battagliera, aspira a chiamarsi Nawojka, come la studentessa che, secondo la leggenda, nel XIV secolo frequentò per prima l’università di Cracovia, travestita da uomo. “Il messaggio etico che lo innerva – rivela la scrittrice- è la necessità interiore di essere autori della propria storia, iscrivendola in un tempo sospeso, ma più veritiero del mito”.

La letteratura è sempre raccontata al maschile

Si viene a parlare di storia, come il premio che le è stato assegnato. “Molte persone se non vengono raccontate scompaiono – dice Olga Tokarczuk- e la memoria dei scomparsi è un momento del futuro” . Ma normalmente passano alla storia gli uomini, come elementi del potere e mancano i dettagli ontologici cui la letteratura dà salvezza Anche i classici mettono in scena uomini dai ruoli forti e filosofici e dotati di un ricco mondo interiore che viene descritto in maniera introspettiva. Le donne sono sempre ritratte in relazione al protagonista maschile connotate dal loro ruolo sociale.

“All’inizio – rivela la scrittrice – mi trovavo in una situazione di disagio perché  mi sentivo rifiutata e rigettata. Ma poi ho pensato che questi uomini non esisterebbero se non avessero  le donne al loro fianco che li hanno partoriti o li hanno sposati. In quel momento mi sono sentita di attuare una rivendicazione,  se pur delicata del ruolo femminile”.

Questo è evidente ne La quiete del tempo (ed. Nottetempo) quanto nei Libri di Giacobbe, dove la scrittrice riesce a ricondurre l’inevitabile frammentarietà del sapere enciclopedico a una dimensione di saga attraverso le vicende di Jakub Frank, cabalista, tzaddik, mistico, profeta autoproclamatosi terzo Messia.  Tokarczuk offre una rilettura della storia di quella Repubblica nobiliare polono-lituana. Essa a fini consolatori era stata glorificata in chiave di Dio, patria, famiglia, triade scardinata da una lingua chiara e precisa,  che sembra soddisfare le esigenze intepretative della nuova ecocritica e al contempo costituire una straordinaria pietra di inciampo sulla strada di sovranismi e nazionalismi.

La letteratura come esercizio di empatia

Ma prima che scrittrice Olga Tokarczuk è stata lettrice ed in questa veste ha vissuto cento vite diverse. “Sono stata dovunque dalla Russia zarista al profondo Sud, sono stata principessa, sono stata anche animale. E lì ho capito l’importanza dell’empatia della letteratura, un fatto viscerale che mi porto dentro”. La politica viene dopo. “Sono della generazione che ha vissuto il crollo dell’Unione Sovietica e come tutti all’Est ho capito che ci saremmo dovuti occupare di problemi profondi perché il mondo è intriso di politica : è un fatto naturale come mangiare e vivere. I lettori ne sono consapevoli ma questo non vuol dire che l’approccio sia di tipo propagandistico e semplicistico”.

Tutt’altro. Come dice la scrittrice. “Cerco una narrazione capace di trascendere la prigione non comunicativa dell’io in grado  di restituire al lettore il senso del legame misterioso che connette tutte le creature. Solo uno sguardo sintetico in grado di abbracciare e svelare le costellazioni dell’essere potrebbe favorire un nuovo racconto universale, animato da una diversa percezione delle nostre responsabilità verso gli altri e verso la natura”.

Alessandra Pavan

 

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