Chi erano gli scrittori di Villa Diodati e cosa nacque da quei giorni di tempesta

6 Ottobre 2025

Nell’estate del 1816, a Villa Diodati, un gruppo di giovani scrittori cambiò per sempre la storia della letteratura gotica: Mary Shelley, Percy Shelley, Lord Byron e Polidori diedero vita a Frankenstein , al primo vampiro moderno e a un’epoca di miti letterari.

Chi erano gli scrittori di Villa Diodati e cosa nacque da quei giorni di tempesta

Nessuno degli scrittori presente a Villa Diodati sapevano che sarebbero passati alla storia come delle vere e proprie icone di letteratura gotica.

Il 1816 passò alla storia come “l’anno senza estate” a causa dell’eruzione del vulcano Tambora, che sconvolse il clima globale. Ma fu proprio in quei giorni di gelo e oscurità che, a Villa Diodati sul Lago di Ginevra, nacque un’altra eruzione: quella dell’immaginazione.

A riunirsi nella villa c’erano alcune tra le menti più brillanti, giovani e scandalose dell’Inghilterra romantica. Mary Shelley, allora diciottenne e ancora Mary Godwin, Percy Bysshe Shelley, il poeta visionario suo compagno, Lord Byron, il più celebre e controverso scrittore inglese dell’epoca, e John Polidori, medico personale di Byron e aspirante scrittore. In questi frangenti, gli scrittori si cimentarono in un esercizio di creatività che avrebbe dato vita a opere immortali, contribuendo a definire il panorama degli Scrittori e a ispirare futuri Scrittori.

Gli scrittori di Villa Diodati gli inventori letterari della Spooky Season e simbolo di una nuova epoca per gli Scrittori

Lontano dalle convenzioni, tra cieli neri e fuochi accesi nel camino, Mary Shelley, Byron, Shelley e Polidori hanno dato vita a un momento irripetibile.

Quella che poteva sembrare solo un’estate piovosa tra amici è diventata il cuore pulsante della letteratura gotica moderna. Villa Diodati non è solo un luogo fisico: è un simbolo di creatività selvaggia, di immaginazione senza limiti, di una notte in cui la letteratura ha osato dar voce ai mostri, agli incubi e al desiderio di sfidare gli dei.

 I protagonisti: tra genio, scandalo e tempesta

Lord Byron aveva affittato Villa Diodati dopo essere fuggito da Londra travolto da pettegolezzi, debiti e amanti. Giovane, bellissimo, dissoluto, amava presentarsi come un “uomo marchiato dal destino”.

Con lui c’era Polidori, ventenne, curioso e ambizioso, incaricato di tenere sotto controllo la salute, e forse anche la reputazione, del poeta.

Mary Godwin era in fuga dalla morale vittoriana: figlia della filosofa femminista Mary Wollstonecraft e del radicale William Godwin, conviveva con Percy Shelley, poeta già sposato.

Con loro c’era anche la sorellastra di Mary, Claire Clairmont, amante di Byron e incinta della sua bambina.

 Il gioco che cambiò la letteratura

Fu Byron a lanciare la sfida: “Ognuno di noi scriva una storia di fantasmi”. La pioggia incessante, la lettura serale di racconti tedeschi dell’orrore e le discussioni su galvanismo, elettricità e scienza alimentarono il terreno creativo.

Mary Shelley, dopo giorni di silenzio e incubi, partorì l’idea che avrebbe dato vita a uno dei romanzi più importanti della letteratura mondiale: Frankenstein, o il Prometeo moderno. Un giovane scienziato crea un essere vivente, ma ne rifiuta la responsabilità: un racconto gotico, filosofico, esistenziale. Il mito moderno del creatore e della creatura.

Mary non si sarebbe mai aspettata che la sua creatura diventasse un simbolo e un’icona della letteratura gotica. Stavano dando vita, appena dopo Walpole e ad altri scrittori, a un genere che non solo non si è mai fermato, si è arricchito sempre di più di nuova linfa vitale, ovvero: La letteratura gotica.

Polidori  ispirandosi a un racconto incompiuto di Byron, scrisse “Il Vampiro”: il primo testo della letteratura occidentale a trasformare il vampiro da mostro del folklore a figura aristocratica, affascinante, letale.

Il suo “Lord Ruthven” anticipa tutti i vampiri romantici da Dracula a Lestat.

Byron scrisse il frammento A Fragment, e Shelley un poema visionario: nessuno dei due completò una “storia di fantasmi” come Mary o Polidori, ma l’influenza del loro stile e della loro compagnia fu determinante.

Un’eredità immortale

Dalla villa sul lago nacquero così due archetipi immortali: la creatura abbandonata dal suo creatore e il vampiro elegante e seduttore. Entrambi destinati a popolare per sempre cinema, letteratura e immaginario collettivo.

Villa Diodati divenne il simbolo dell’unione tra arte, scienza, poesia, amore libero e tenebre gotiche. In quelle stanze si discuteva di anima, galvanismo, libertà e morte.

Villa Diodati oggi

La villa esiste ancora, a Cologny, vicino a Ginevra. È una residenza privata, ma la sua fama è leggendaria. Numerosi studiosi, turisti e appassionati di horror e gotico fanno il “pellegrinaggio” per vedere da lontano la casa dove la tempesta dell’estate 1816 ha scatenato una rivoluzione letteraria.

© Riproduzione Riservata