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“Mary”, il libro da leggere per scoprire Mary Shelley

Il 1° febbraio 1851 scompariva Mary Shelley, la celebre autrice di "Frankenstein". Il libro che vi raccontiamo oggi è "Mary" di Anne Eekhout, un'opera che ci porta alla scoperta della creatrice di uno dei romanzi più letti al mondo.

Mary Shelley è stata una delle figure più innovatrici del suo tempo. Con “Frankenstein” ha dato vita ad una storia immortale e ad un nuovo genere letterario che negli anni ha riscosso enorme successo. Spesso, tuttavia, si conosce molto della sua opera e molto poco della sua vita. Per questa ragione, proprio in occasione dell’anniversario della sua scomparsa, vogliamo suggerirvi un titolo che vi porterà alla scoperta di Mary Shelley e della sua singolare esperienza di vita.

Il libro in questione si intitola “Mary“, è stato scritto da Anne Eekhout ed è edito in Italia da Neri PozzaUn romanzo a dir poco avvincente, che mescola la biografia all’arte del racconto e dimostra come gli autori siano tanto interessanti quanto i capolavori che hanno concepito.

“Mary”, il romanzo che racconta la vita di Mary Shelley

Ginevra, maggio 1816. Una giovane donna si sveglia nel cuore della notte, assediata dagli incubi del suo passato e dalla gelosia per la sorellastra, Claire, che sembra cogliere qualsiasi occasione per insidiare suo marito Percy. Lei è Mary Shelley, née Wollstonecraft, e suo marito è Percy Shelley, poeta inglese celebrato e amatissimo, che Mary ha seguito per tutta Europa fino a giungere, insieme a Claire, in quel luogo di villeggiatura sulle sponde del lago di Ginevra.

Sono in cinque in vacanza a Villa Diodati, compresi John Polidori e Lord Byron detto Albe, e il 1816 è l’«anno senza estate», quando l’eruzione di un vulcano in Indonesia ha oscurato il cielo in tutto il mondo e impedito al calore del sole di allietare le loro giornate. Così, la compagnia trascorre tutte le sere di pioggia di fronte al fuoco, a bere vino e laudano e a raccontarsi storie di fantasmi. Ma i fantasmi dei racconti non sono gli unici ad abitare quella grande casa.

Mary ha solo diciannove anni ma alle spalle tutta una vita vissuta, di sentimenti e avventure. E, nonostante il piccolo William sia la sua gioia, non riesce a dimenticare la figlioletta morta che ogni notte, all’ora delle streghe, la sveglia con l’eco remota di un pianto disperato. Ma soprattutto Mary non riesce a dimenticare gli eventi di quattro anni prima, in Scozia, quando a Dundee ha conosciuto Isabella Baxter e l’affascinante ma sinistro Mr Booth.

Isabella, riccioli scuri e pelle chiarissima, un’adorabile fossetta sul mento, è per Mary una creatura di irresistibile fascino; Mr Booth è untuoso, e dei pomeriggi passati in casa sua con Isabella spesso Mary non ha alcuna memoria. Quegli enigmatici eventi monteranno nell’immaginazione della futura scrittrice, fino a esplodere in un vortice in cui verità e finzione si mescolano senza soluzione di continuità. Ed è da quei ricordi misteriosi che, nelle lunghe sere ginevrine, Mary partorisce un incubo che abiterà le notti del mondo per i secoli a venire: il mostro di Frankenstein.

Con un romanzo capace di illuminare gli abissi dell’inconscio come le vette della creatività, Anne Eekhout, autrice pluripremiata, ridà voce a una grande donna della letteratura e al suo tormento artistico e umano.

“Frankenstein, o il moderno Prometeo”, un capolavoro della letteratura

Colpita dall’ipotesi, ventilata dalla scienza di quegli anni, che grazie al galvanismo si potesse ridare la vita ai cadaveri, la giovane Mary Shelley concepì la storia dello scienziato Victor Frankenstein, che riesce ad animare una mostruosa creatura ma paga il risultato scientifico con la perdita di tutti gli affetti. Una storia angosciante, una favola potente e terribile che fin dal suo primo apparire, nel 1818, si è imposta nella cultura occidentale con la sua forza di mito antico e contemporaneo.

Nell’introduzione all’edizione italiana curata da Feltrinelli, Giorgio Borroni spiega la portata dell’invenzione di Mary Shelley:

“Uno spettro si aggira per l’immaginario collettivo, e questo spettro si chiama Frankenstein. Mary Shelley ha indubbiamente creato un capolavoro, ma anche una sorta di icona pop, divenuta proverbiale e versatile, tale da essere evocata nelle situazioni più impensate.

[…] Da un lato Frankenstein suscita interesse come ipotesi sulla possibilità di un mortale di sostituirsi a Dio, o alla Natura, mentre dall’altro riporta alla luce ogni sentimento di orrore e di repulsione radicato nei più profondi recessi dell’animo umano.Sotto questo punto di vista, l’impatto dell’opera sul lettore è duplice, stimolandone allo stesso modo l’interesse così come le più cupe emozioni; il ritmo serrato dell’inseguimento assieme ai crimini perpetrati dal mostro contribuiscono ulteriormente a tenere alta la tensione, mentre il pericolo della cosiddetta “hideous progeny” – a cui la creatura potrebbe dare origine se dotata di una compagna della stessa specie – provoca le stesse paure generate dal dilagare di una pestilenza”.

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