Scandali, eredità e desideri inconfessabili: il filosofo più controverso del Novecento

12 Luglio 2025

Esplora gli scandali, l'eredità e i desideri inconfessabili del filosofo più controverso del Novecento: scopri i suoi scandali.

Scandali, eredità e desideri inconfessabili: il filosofo più controverso del Novecento

Di Ludwig Wittgenstein si celebrano le opere, i silenzi, le formule che hanno rivoluzionato il pensiero linguistico. Ma dietro al rigore del Tractatus logico-philosophicus e all’austerità dei suoi gesti si cela una delle vite più scandalose, struggenti e radicali della filosofia del Novecento, caratterizzata da scandali.

In un’epoca di conformismi e pruderie, Wittgenstein fu tutto il contrario: impulsivo, tormentato, scandaloso, assoluto. Una vita attraversata da eredità miliardarie donate per vivere da asceta, da gesti violenti e lettere d’amore scritte durante la guerra con un “nemico”, da desideri repressi e insegnamenti brutali, in una parabola esistenziale in cui il pensiero e il corpo, la fede e l’identità, la morale e l’eros si rincorrono e si scontrano senza mai pacificarsi.

Gli scandali hanno segnato profondamente la sua esistenza, facendolo diventare un’icona di ribellione intellettuale.

Curiosità: 5 fatti shock su Wittgenstein tra scandali e contraddizioni

Rinunciò a una delle fortune più grandi d’Europa.  Apparteneva a una delle famiglie più ricche dell’Impero austro-ungarico, ma donò tutta la sua eredità ai fratelli per “vivere moralmente”. Letteralmente: da miliardario a maestro di scuola in un villaggio.

Scriveva lettere d’amore a un soldato nemico Durante la Prima guerra mondiale. Scrisse lettere d’amore a David Pinsent, giovane inglese conosciuto a Cambridge. Mentre combattevano su fronti opposti, continuavano a scriversi. Una relazione proibita, straziante e segreta.

Picchiava i bambini quando insegnava. Divenuto maestro elementare in piccoli villaggi austriaci, prese a schiaffi più volte gli alunni. Uno svenne dopo un colpo alla testa. Venne processato, e solo la sua famiglia evitò il carcere. Anni dopo, tornò a chiedere perdono.

Aveva una lista delle “cose ignobili” che faceva. Nei suoi quaderni Wittgenstein annotava ogni atto di cui si vergognava: desideri, sogni, comportamenti. Una sorta di diario della colpa, in cui la filosofia cedeva il passo a una rigida forma di autoaccusa esistenziale.

Voleva vivere come un santo… ma a letto era un peccatore. Viveva in povertà, mangiava pane raffermo, si rifugiava in capanne. Eppure si innamorava di uomini più giovani, fantasticava su amori impossibili e coltivava una spiritualità tormentata dal corpo. Il peccato e la grazia coesistevano, sempre.

Ludwig Wittgstein: la scandalosa, sofferta, appassionante e immorale vita del filosofo austriaco

La vita di Ludwig Wittgenstein è tutto fuorché rassicurante. È la parabola di un genio che ha scelto la solitudine invece della fama, la disciplina invece del piacere, la verità invece della tranquillità.

Ma è anche la storia di un uomo che ha picchiato bambini e scritto lettere d’amore durante una guerra, che ha vissuto tormenti sessuali e rinunciato all’eredità per una moralità impossibile da afferrare.

I suoi scandali, affettivi, educativi, politici, esistenziali, non lo rendono meno grande. Lo rendono, semmai, più vivo.

Wittgenstein ci mostra che anche dietro il pensiero più rigoroso si nasconde un cuore che batte troppo forte, una carne che brucia e cerca redenzione. È forse per questo che, ancora oggi, lo rileggiamo come si legge un classico: per cercare in lui non solo le risposte, ma anche le domande giuste.

Una giovinezza segnata dal lusso e dalla tragedia

Wittgenstein nasce a Vienna nel 1889, ultimo di otto figli del magnate dell’acciaio Karl Wittgenstein. Cresce in una delle famiglie più ricche dell’Impero austro-ungarico, in un ambiente raffinato frequentato da artisti e intellettuali (tra cui persino Mahler e Klimt). Ma sotto la superficie dorata si agita una corrente oscura: tre dei suoi fratelli si tolgono la vita, e Ludwig stesso vivrà sempre con l’idea che la disperazione sia un’eredità genetica da tenere sotto controllo.

Nonostante gli agi, decide presto di rinunciare a tutta la propria eredità. La ricchezza, scriverà, è un impedimento per una vita morale. Spogliatosi dei beni materiali, inizia la sua parabola verso un’esistenza spietatamente rigorosa.

David Pinsent: lettere d’amore tra le bombe

Tra le figure più importanti nella vita sentimentale e intellettuale di Wittgenstein c’è David Pinsent, giovane studente di Oxford che conobbe nel 1912. I due viaggiarono insieme in Norvegia, vissero un’intimità profonda, scrissero diari e conversazioni filosofiche che oggi sono fondamentali per comprendere il pensiero nascente del filosofo.

Durante la Prima guerra mondiale, Wittgenstein, arruolato nell’esercito austro-ungarico, continuò a scrivergli lettere d’affetto e devozione, pur sapendo che David combatteva per l’esercito nemico: quello britannico.

Uno scandalo nel cuore del conflitto: parole d’amore attraversavano le linee del fronte tra due uomini, due studenti, due mondi separati dalla politica e uniti dalla fragilità.

La morte di Pinsent nel 1918 in un incidente aereo fu per Wittgenstein un lutto devastante. “Ho perso la persona più importante della mia vita”, scriverà.

In suo onore, dedicherà proprio a lui il Tractatus, l’opera che lo consacrerà al mondo.

L’insegnante di campagna che picchiava i bambini

Dopo il successo del Tractatus, Wittgenstein scompare dalle scene filosofiche per diventare maestro elementare in piccoli villaggi austriaci. Un gesto radicale, quasi monastico.

Ma ciò che accade in quegli anni sarà oggetto di scandali e processi. I resoconti raccontano di un maestro violento e inflessibile. Tirava schiaffi, tirava i capelli, boxava le orecchie dei bambini che non capivano abbastanza in fretta.

Un giorno, dopo aver colpito un allievo che svenne a terra, fu denunciato dai genitori. Scoppiò un processo, e solo l’intervento della sua potente famiglia evitò il peggio.

Anni dopo, Wittgenstein tornò in quei villaggi per chiedere perdono, uno a uno, ai suoi ex alunni. Ma il gesto non bastò a cancellare l’ombra che quell’episodio gettò sul suo rigore morale e sulla sua ricerca spirituale.

Una sessualità tormentata tra ascetismo e desiderio

La vita affettiva di Wittgenstein è una delle più complesse e misconosciute della filosofia moderna. Ebbe relazioni (mai vissute serenamente) con uomini come Francis Skinner e Ben Richards, ma anche una relazione romantica, e platonica, con la svizzera Marguerite Respinger, con la quale sognava un matrimonio casto e privo di figli.

In un contesto in cui l’omosessualità era considerata reato, Wittgenstein viveva la propria identità sessuale come una colpa. Si accusava di “pensieri impuri”, temeva che il desiderio lo allontanasse dalla purezza morale, e alternava slanci romantici a periodi di auto-isolamento e mortificazione.

Biografi come Ray Monk e William Bartley hanno fatto emergere una mole significativa di lettere, appunti e confessioni in cui traspare un dramma interiore costante: quello tra amore e disciplina, tra carne e assoluto.

L’ascesi, la religione e la rinuncia al successo

Wittgenstein visse sempre come un eremita, anche nei periodi in cui insegnava a Cambridge. Si vestiva in modo trasandato, mangiava solo pane e formaggio, rifuggiva feste, eventi e convegni.

Sosteneva che “la filosofia è un lavoro su sé stessi” e che “le parole vanno disinnescate come mine”. Era profondamente religioso, benché non cattolico praticante, e si avvicinò all’etica del Vangelo. Diceva di sé: “Sono un uomo che ha perso l’anima. Ma cerca di non tradirla”.

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