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Cosa sta sbagliando l’Occidente secondo Federico Rampini

Federico Rampini esce con un nuovo romanzo, “Suicidio Occidentale”, e racconta la decadenza contemporanea dell’Occidente. Gli abbiamo chiesto come, in questo momento storico così particolare, Putin stia approfittando di questa situazione.

Federico Rampini è una delle voci del giornalismo italiano, più amate in assoluto. Ci racconta il mondo e l’America da moltissimi anni e, tra carta stampata e televisioni, la sua lucida visione della realtà diventa sempre spunto di grande riflessione.

Con “Suicidio Occidentale”, edito per Mondadori, Federico Rampini ci offre un quadro dell’occidente di oggi, ormai colpito da una forte decadenza. Questo discorso si inserisce poi, all’interno della riflessione sulla Guerra in Ucraina, portandolo a commentare anche come Putin (e la Cina), si stia “aggrappando” alla nostra debolezza.

Cosa sta sbagliando l’Occidente?

Pensiamo davvero che noi occidentali, bianchi e cisgender, rappresentiamo il “male” della società di oggi e di quella del passato? È vero che le basi del razzismo, del sessismo, dello schiavismo e di ogni violenza, partano da noi? Questo atteggiamento di auto condanna, ci porterà lontani o mostrerà solo la nostra debolezza davanti ai grandi imperialismi?

Federico Rampini si pone queste e molte altre domande, per analizzare la società di oggi e le redini che la tengono – più o meno – in piedi.
Come afferma nell’introduzione del libro:

“Il declino dell’Occidente è uno spettro che ci angoscia da tempo. Ora, però, succede qualcosa di nuovo: è in corso la nostra autodistruzione. L’ideologia dominante, quella che le élite diffondono nelle università, nei media, nella cultura di massa e nello spettacolo, ci impone di demolire ogni autostima, colpevolizzarci, flagellarci. Secondo questa dittatura ideologica, non abbiamo più valori da proporre al mondo e alle nuove generazioni, abbiamo solo crimini da espiare. Questo è il suicidio occidentale. “

Politically Correct: un’arma a doppio taglio

Ultimamente, il politically correct, sembra gestire le nostre vite: dalla politica alla pubblicità, fino a passare per i programmi nelle università, questo funge da “gomma da cancellare” per moltissimi aspetti della nostra storia e cultura. Non che alcuni atteggiamenti o piaghe del nostro tempo non vadano modificati, smussati, ma neanche rinnegare totalmente pezzi del nostro passato, comprese forme d’arte.

Un’esempio? Il Columbus Day. Questo giorno celebrava la figura Mitica di Colombo e, collegata a questa, anche la comunità italo-americana. Ma oggi non è più così “in questa giornata, ci vergogniamo di essere italiani in America” afferma Federico Rampini, “. La demonizzazione di Colombo serve a dare un volto e una data d’inizio a un’invasione in cui l’Abominevole Uomo Bianco rivela i suoi peccati: razzismo, aggressività, xenofobia, sessismo.”

La domanda che viene da porsi è: serve tutto questo? In fondo, anche Dante potrebbe essere eliminato dai libri di storia, secondo il “Politically Correct”, perché Gay e Musulmani li mise all’inferno.

La nostra storia si regge su paradigmi e visioni tipici di una determinata epoca. Demonizzare ogni cosa del nostro passato perchè non più in linea con i valori e le battaglie di oggi, significherebbe dimenticare come siamo arrivati fin qui. Significherebbe dimenticare chi siamo.

Federico Rampini e la nuova caccia alle streghe

Un problema che, in qualche modo, il politically correct porta dieto sé, è l’estremismo. Questo possiamo vederlo nei movimento Black Lives Matter o #MeToo. Nonostante entrambi i movimenti facciano riferimento a dei veri problemi che colpiscono il nostro presente, razzismo e sessismo, questi da perseguitati diventano persecutori. Come afferma Federico Rampini:

“Tra i neopuritani del politically correct, gli ultrà dell’antirazzismo o della comunità Lgbtq, la risposta a questi eccessi spesso è implicita: dopo secoli di oppressioni subite da queste minoranze, esagerare nella direzione opposta non guasta. Anzi, può servire a «rieducare» i bianchi il fatto di trovarsi nell’inedito ruolo delle vittime. Questa è la classica retorica dei fanatici religiosi, o dei rivoluzionari.”
Questo ci porta a vedere, soprattutto, le cose in una sola direzione. In che senso? Poniamoci una domanda riguardo ad un fatto successo recentemente:

“Se a posto di Will Smith, attore afro-americano perciò nero, lo schiaffo a Chris Rock (nero anche lui) lo avesse dato un attore bianco? Avremmo tirato fuori la questione del razzismo. Allora cosa avremmo notato di più? L’atto violento e inconcepibile oppure il colore della pelle dei due?

In tutto questo, Putin come vede tutto ciò?

Cina e Russia guardano, ed hanno guardano al nostro processo di autodistruzione, con molto interesse. Se prima abbiamo citato le prime frasi del libro di Federico Rampini, ora riportiamo le ultime:

“Nel catalogo dei segnali di un suicidio occidentale, aggiungiamo dunque questo: nelle ore di quel 23 febbraio 2022 in cui la Russia aggrediva l’Ucraina, i talk show europei erano pieni di angoscia e di paura, ma ospitavano anche infiniti processi all’Occidente. Come al solito: abbiamo sbagliato tutto noi, è sempre colpa nostra. Putin prende nota, da anni, del nostro autolesionismo.”

Un aspetto, questo, particolarmente interessante. In fondo, se ci pensiamo, è la comunicazione stessa (compresa e prima la televisione) a narrarci un mondo e un occidente in maniera paradossale. Sembra quasi che, l’unica cosa che siamo in grado di fare, è auto-flaggelarci, perdendo la fiducia nei nostri paesi, nelle nostre risorse, nella politica.

“Ci troviamo davanti ad un tipo di decadenza molto simile a quella – ad esempio- dell’impero Romano, ma nello stesso tempo molto diversa. Quando cominciò quella rivoluzione dall’alto che avrebbe imposto al popolo la conversione al Cristianesimo, l’imperatore Costantino ebbe cura di non demolire la memoria di Roma. Il passato dell’impero, le sue realizzazioni e le sue conquiste, erano beni preziosi e non andavano diffamati. L’imperatore convertito al cristianesimo non trasformava in criminali o demoni i suoi predecessori, anzi, si ergeva a continuatore di una storia nobile e illustre. Noi oggi, invece, rinneghiamo molte cose del nostro passato, non riuscendo più a definire valori e principi chiari a cui credere”

Stella Grillo

 

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