Il romanzo che ha sconvolto la scienza e ossessionato i suoi lettori

16 Agosto 2025

Il romanzo che sta facendo tremare lettori e critici, un viaggio oscuro dentro i geni più spaventosi nella fisica del Novecento.

Il romanzo che ha sconvolto la scienza e ossessionato i suoi lettori

Benjamín Labatut, grande scrittore di scienza e autore del già acclamato romanzo “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”, un libro dedicato alla nascita della meccanica quantistica, questa volta scuote il lettore con una nuova pubblicazione edita Adelphi: “Maniac”.

Uno dei migliori 10 libri del 2023 secondo The Washington Post e Publishers Weekly, nonché uno dei libri preferiti di Obama per quell’anno.

Sempre sulla stessa linea narrativa dove Benjamín Labatut può dare il massimo, ma diviso in una struttura tripartita, “Maniac” ha stupito tutti con un ammiccamento a “Oppenheimer”, film dello stesso anno.

Il romanzo del genio furioso

“Maniac” racconta tre vite eccezionali e tormentate, intrecciate con il filo invisibile dell’intelligenza, dell’etica e della fine dell’umano. È un romanzo che colpisce e che resta – non solo per ciò che racconta, ma per lo sguardo che impone sul nostro tempo.

Una struttura tripartita: mente, follia e futuro che incute timore

Il romanzo si articola in tre sezioni concentriche. La prima — incentrata sul fisico Paul Ehrenfest — si apre con una scena che lascia senza fiato: “the stunning opening sequence reconstructing the murder‑suicide of the physicist Paul Ehrenfest and his disabled son” (“la sequenza iniziale stupefacente che ricostruisce l’omicidio‑suicidio del fisico Paul Ehrenfest e del suo figlio disabile”).

Un inizio che piomba nell’abisso dell’anima umana e fa subito capire che nulla sarà consolatorio. Segue la parte centrale, dedicata a John von Neumann, ritratto attraverso il coro dissonante di voci: mogli, colleghi, amici, persino rivali.

“The book is narrated by a cluttered polyphony of characters”
“Il libro è narrato da una polifonia caotica di personaggi”

È qui che emerge il baratro tra genio e disumanizzazione, tra calcolo e intuizione nella costruzione dell’intelligenza artificiale.

Infine, il trittico si chiude con la partita tra l’ex campione Go Lee Sedol e l’A.I. AlphaGo: “a stunning account of a computer defeating the world’s best human Go player” (“una descrizione mozzafiato di un computer che sconfigge il miglior giocatore umano di Go al mondo”). È il passaggio simbolico da uomo a macchina, e l’epilogo da brivido che lascia domande più che risposte.

Un romanzo che trascende i generi

La critica ha subito sottolineato l’aspetto sfuggente della classificazione: “a non‑fiction novel”, come scrive Chicago Review of Books, tra scriptorium e saggi filosofici, un’opera che gioca alla soglia tra storia, saggio e fiction.

Kirkus Reviews ne loda l’eleganza, definendolo “lightly fictionalized studies of envelope-pushing science and its consequences” (“studi leggermente romanzati sulla scienza che spinge i limiti e le sue conseguenze”).

E BookMarks restituisce in un dato concreto l’apprezzamento della critica: recensioni Rave e Positive sono in grande maggioranza, con 20 giudizi raccolti e un risultato complessivo positivo.

Bestseller e riconoscimenti

La sua forza comunicativa e il fascino del tema hanno trovato riscontro anche sul mercato: “Maniac” è diventato un National Bestseller, scelta Editor’s Choice del New York Times. Un consenso che va ben oltre la nicchia della narrativa letteraria e che molto probabilmente ha trovato il momento giusto per sbocciare e parlare di meccanica e fisica quantistica in modo più agevole e romanzato.

Stile e impatto emotivo

The Washington Post sintetizza la sua efficacia narrativa:

“Captivating and unclassifiable, at once a historical novel and a philosophical foray … a work of dark, eerie and singular beauty.”
“Avvincente e non classificabile, al tempo stesso romanzo storico e incursione filosofica … un’opera di bellezza oscura, inquietante e singolare.”

Il Wall Street Journal parla di:

“darkly absorbing … a brooding, heady narrative that is addictively interesting.”
“Oscuramente avvincente … una narrativa fosca e intensa che risulta irresistibilmente interessante.”

Da un punto di vista letterario, Labatut dimostra “impressive dexterity”, ossia abilità narrativa notevole, maneggiando temi cerebrali con frasi eleganti che “propel us forward at speed” nonostante la densità scientifica .

Qualche parola su Benjamín Labatut

Benjamín Labatut, nato in Olanda nel 1980, cresciuto fra L’Aia, Buenos Aires e Lima, ha ottenuto successo internazionale con “Quando abbiamo smesso di capire il mondo”, tradotto in decine di lingue e vincitore del Premio Galileo.

“Maniac” è il primo romanzo che ha scritto direttamente in inglese, una scelta che ne amplifica l’impatto e l’accessibilità al pubblico globale.

“Maniac” non è solo un libro È un’esperienza esistenziale che costringe il lettore a confrontarsi con i titanici spiriti che hanno modellato il nostro presente tecnologico: l’uomo che creò la bomba atomica e il computer; quello che vide dissolversi l’ordine metafisico; quello che misurò l’essenza umana contro un’intelligenza artificiale.

È una narrazione filosofica ed emotiva che ci ricorda come il limite dell’umano non è solo una questione di tecnologie, ma anche di empatia, etica e memoria.

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