Mathieu Belezi firma il suo nuovo romanzo, un lavoro intenso e commuovente uscito per Feltrinelli, con la traduzione di Maria Baiocchi: “Il passo falso di Emma Picard”, il monologo di una madre vedova, protagonista colona e migrante che racconta al figlio sopravvissuto la propria discesa nel vortice coloniale algerino del 1868.
Emma Picard come eroina tragica e viva
Presa all’amo dallo Stato francese, Emma accetta di trasferirsi in Algeria assieme ai suoi figli e, allettata dall’idea di possedere una fattoria e venti ettari, diventa ufficialmente una colona. Convinta di trovare libertà, sostegno e futuro in quella che ha tutto l’aspetto di una “terra promessa”, si ritrova invece a combattere fame, siccità, colera, cavallette e perfino tradimenti.
Da donna indomita, Emma si trasforma pian piano e, a causa delle circostanze, diventa una figura tragica che l’Algeria cerca di rispedire al mittente. Il suo monologo, un flusso di coscienza poetico che procede per tappe e racconta sia gioie che disgrazie all’unico figlio rimasto, sembra un coro di speranza frammisto di disperazione e ironia.
La critica dice
Come ha scritto Télérama, Emma è “un personaggio indimenticabile, una nuova grande Emma della letteratura”.
Paris Match loda la prosa di Belezi per la sua “verve poetica”, che trasforma la disperazione in energia letteraria incandescente e magistrale.
L’Humanité va oltre, affermando che l’autore riesce a elevare la protagonista a vera allegoria della perversità coloniale, creando un “modo rivoluzionario di riscrivere il romanzo storico”.
Oltre la storia personale: il romanzo come denuncia
Nel crocevia tra romanzo di formazione, storia coloniale e confessione, “Il passo falso di Emma Picard” ribalta una narrazione a cui siamo abituati. Emma non è la colonizzatrice perfetta, né l’eroina ingenua, ma una figura ambigua: migrante ed esule, ingannata dalla propaganda e insieme sfruttatrice inconsapevole. In un’intervista, l’autore chiarisce:
“Credo che la letteratura sia uno strumento formidabile per affrontare l’invisibile… cercare una voce credibile per chi ha pagato la colonizzazione con la vita”.
Insomma, Mathieu Belezi ci regala un romanzo realistico, lo spaccato di una “guerra tra poveri” — come lo definisce Il Manifesto — vale a dire l’esperienza di chi è attirato dalla promessa ma si trova a sfruttare a propria volta e a cadere preda di un sistema che non vuole guardare al proprio passato.
Parliamo di Emma Picard, certo, che è protagonista, ma parla anche di chi subisce la colonizzazione: lo Stato francese del tempo è stato il vero antagonista, il responsabile primo che ha spinto i migranti europei contro le popolazioni autoctone con la promessa di un futuro migliore; dunque, entrambi i gruppi — europei del tempo e popolazioni colonizzate — hanno “perso” qualcosa: terre, dignità, vita… E gli unici ad aver guadagnato qualcosa sono stati i membri dell’élite.
La scrittura come memoria
Il romanzo di Belezi colpisce come un’onda: lo fa una volta, poi si ritira e colpisce ancora. È una prosa senza argini in cui la coscienza si dilata e respira. Il meccanismo del monologo — parlato al figlio, frammentario e emotivo — fa di quest’opera un testamento orale, una voce che sovverte i silenzi storici. Come sottolinea l’autore, non è un’esercitazione storiografica, ma la voce di una donna forte, realistica e piena di contraddizioni, a guidare tutto. Emma Picard racconta la sua rovina: una madre che vuole salvare i figli e finisce invece per consumare ogni speranza.
Gli ami nel mare
“Il passo falso di Emma Picard” è un romanzo che riesce a essere lirico e formativo, personale e universale, grazie a una protagonista che diventa simbolo della memoria mancata, di chi ha rinunciato alla terra algerina e di come l’Europa abbia costruito il proprio futuro sulla distruzione di un altro. Leggerlo significa comprendere cosa nasconde un pensiero più grande e, magari, riuscir a scorgere i tanti ami dispersi in mare: “guardare con occhi lucidi”, come dice lui.