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Roberto Vecchioni, “Le trasmissioni tv sui libri sono noiose”

iL celebre cantautore, scrittore, ex insegnante, e accademico italiano è impegnato in questo periodo come giurato per decidere la cinquina finale dell'edizione 2018 del Premio Campiello

MILANO – Ci vorrebbe più pubblicità, più comunicazione, sia televisiva sia su internet, capace di colpire le fasce più popolari. Sarebeb questa la ricetta per “portare” la gente ai libri secondo Roberto Vecchioni, celebre cantautore, scrittore, ex insegnante, e accademico italiano, impegnato in questo periodo come giurato per decidere la cinquina finale dell’edizione 2018 del Premio Campiello. Proprio in occasione dell’evento #CampielloRacconta, lo abbiamo avvicinato per parlare del premio e dello stato dell’editoria italiana.

 

Come sta procedendo la selezione dei finalisti del Premio Campiello?

Procede benissimo, senza rallentamenti. Si lavora giorno dopo giorno, non soltanto nel momento in cui ci si incontra: ci si chiama, ci si telefona, ci si manda messaggi, ci si scambiano pareri, anche se siamo giurati diversi che si occupano di diversi ambiti. Nonostante ci siano differenze sul modo di interpretare la scrittura, il tutto avviene in modo molto democratico.

 

Esistono dei punti di continuità tra i diversi libri che state leggendo, dallo stile alle tematiche?

No, i libri sono diversissimi, mentre l’anno scorso c’erano 3-4 temi ricorrenti. C’è di tutto: tematiche personali, politiche, storiche, ambientali, psicologiche, anche cose molto originali. In alcuni libri c’è anche molto romanticismo, un tema che in altri premi non sempre ritroviamo. Ci sarà una scelta difficile, ma ben ponderata.

 

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Cosa ne pensa dello stato di salute della letteratura italiana?

Lo stato di salute della letteratura italiana è buono, mentre è meno buono quello dei lettori. Nonostante ci sia un bello zoccolo duro, basta vedere il pubblico che riempie i principali saloni del libro in Italia, stanno scemando. Devo dire però che escono troppi libri; basta andare in una libreria per rendersene conto, i lettori spesso sono disorientati. Sono convinto che soprattutto la narrativa italiana goda di ottima salute.

 

Cosa si potrebbe fare per avvicinare un maggior pubblico ai libri?

Ci vorrebbe più pubblicità, più comunicazione, sia televisiva sia su internet, capace di colpire le fasce più popolari. Lo vedo fare per tantissime cose, molto poco per i libri. Le trasmissioni sui libri sono quasi sempre noiose: non si riesce a trovare un modo per “portare” la gente ai libri. Resto comunque fiducioso.

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