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“Ricordiamoci di essere stati bambini”, il mondo dell’infanzia secondo Silvia Vegetti Finzi

Secondo l'autrice di origine ebraica i bambini di oggi crescono come “fiori in serra” , non abituati ad affrontare, se non troppo tardi, alcun tipo di inconveniente. Occorre ripescare nell’infanzia le meravigliose risorse con le quali i bambini possono attraversare le difficoltà della vita: il gioco, la fantasia, la creatività e l'ironia.

PORDENONE – Dopo tanti libri dedicati ai genitori, la psicologia Silvia Vegetti Finzi si interroga sull’infanzia, ripercorrendo la propria in Una bambina senza stella ( edizioni Rizzoli) , presentato a Pordenonelegge. “Ho avvertito la necessità – dice l’autrice – di lasciare non lezioni dietro a me, ma una testimonianza, un po’ sulla scorta di quanto insegnavano le femministe degli anni ’70: bisogna partire da sé, lasciando trasparire le proprie fragilità e offrendo, per cosi dire, il proprio cuore agli altri” . Non solo. “E’ stato anche – dice la psicologa – un modo di sfogare un bisogno di giustizia perché il dolore infantile non cade mai in prescrizione”.

L’INFANZIA SENZA STELLA DI SILVIA – Silvia Veggetti Finzi è nata nel 1938 in anni cupi e difficili per gli Ebrei : abbandonata dalla propria famiglia a venti giorni, è stata lasciata in affido per cinque anni a delle famiglie di vecchi contadini nella campagna mantovana. “Chiamavo tutti zii – ricorda l’autrice – ed ho ricevuto un viatico di affetto per tutta la vita cosi da saper affrontare, pur nell’ambito di un’esperienza difficile, qualsiasi situazione. I bambini infatti hanno mille risorse: la fantasia prima di tutto e un sano realismo che li protegge e li salvaguarda”. A cinque anni poi, Silvia ha riabbracciato la sua famiglia e iniziato un cammino diverso con una madre, che ormai lei non sentiva più tale.

I BAMBINI DI OGGI – Una vicenda esemplare, quindi, ora difficilmente ripetibile nella nostra società iperprotettiva nei confronti dei bambini che crescono come “fiori in serra” , non abituati ad affrontare, se non troppo tardi, alcun tipo di inconveniente. “I piccoli oggi – ricorda la Vegetti Finzi – non hanno più esperienza né del pericolo né del proprio corpo (la prima generazione senza le ginocchia sbucciate) e crescono inermi, senza essere esposti, se non troppo tardi. Ad alcun ragionevole rischio, cosa che sarebbe invece occasione di crescita e di forza”. Per questo, poi, una volta adolescenti, si ritrovano smarriti, privi di quelle esperienze e di quelle necessarie cicatrici che , se vissute sulla loro pelle, li avrebbe resi immuni ai colpi della fortuna. “Oggi non esiste più la vergogna della società, ma una vergogna intima e nascosta – spiega la psicologa – più difficile da gestire anche per gli addetti ai lavori , perché il conflitto con se stessi è spesso insormontabile”.

LE MERAVIGLIOSE RISORSE DELL’INFANZIA – La soluzione va trovata, quando possibile, ripescando nell’infanzia le meravigliose risorse con le quali i bambini possono attraversare le difficoltà della vita: il gioco, la fantasia, la creatività e l’ironia. Ecco perché ricordarci di essere stati dei bambini può aiutarci a capirci meglio e a capire meglio, una volta adulti, i bisogni dei nostri figli. Ecco perché le persone, anche i grandi della terra, devono farci pensare a un loro io bambino per essere rassicuranti. Ecco perché per salvaguardare i bambini dai trauma dell’indifferenza e del disamore, e per renderli poi forti nel loro futuro, c’è sempre bisogno di accoglierli all’interno di una famiglia, papà e mamma anche non biologici, ma due figure pienamente riconoscibili.

 

Alessandra Pavan

17 settembre 2015

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