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“Uccidi anche me” di Michele Cremonini Bianchi, limitativo definirlo un giallo

“Sarà un polpettone –mi sono detta- con questo titolo romantico-noir . Vediamo se mi sbaglio!” E l’ho letto.

Romantico, ma non proprio noir, sebbene definirlo “giallo” sia limitativo.

Per andare al dunque: mi è piaciuto!

Intanto, per il semplice e banale motivo che “Uccidi anche me” è scritto senza errori. Se a voi pare poco, a me no! Ma, proseguendo su questo aspetto, ho apprezzato moltissimo il linguaggio: oculatamente aperto all’evolversi della lingua italiana e per questo moderno ma mai sciatto, senza cedimenti a parlate gergali. Nell’insieme: innovativo.

Un’altra chiave di lettura riguarda la trama, della quale ovviamente non dico nulla: sarebbe sciocco e irrispettoso, trattandosi di un giallo. Tuttavia il fascino della storia sta nel fatto che l’elemento del giallo viene assorbito nell’avventura umana che dovrebbe essere sottesa e invece ne è il motore principale. Il lettore è coinvolto nella personalità e nei problemi dei vari personaggi, che, al di là di quel che stanno vivendo in questa avventura, suscitano il suo interesse ch e rimane pur sempre presente al “chi è il colpevole?”. Un difficile equilibrio che l’autore raggiunge in pieno.

Inoltre, e per me è un pregio, non è veramente possibile attribuire un ruolo codificato dalla letteratura tradizionale ai vari personaggi.

Quello però che mi ha intrigata più di tutto è un altro elemento, ancora più sorprendente: come il protagonista sia il più defilato, il più sballottato, il più condizionato dalle personalità e dalle iniziative altrui in una storia in cui i protagonisti, ciascuno per la propria parte, sono gli altri. Uno che di se stesso non sapeva neanche che aveva bisogno dell’impossibile per vivere e che dall’impossibile è disposto a farsi uccidere. Non a caso l’autore gli ha dato un nome perfetto.

Da non sottovalutare le tante piccole considerazioni sulla vita perfettamente integrate nel testo.

 

Teresa Anna Rita De Salvatore

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