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“Stoner”, un romanzo dalle numerose chiavi interpretative

Leggendo Stoner penso immediatamente di aver fatto un viaggio a Columbia, Missouri, mi sembra proprio di vederle quelle distese piene di niente sotto forma di sterminati campi di mais e paesaggi piatti o lievemente ondulati di formazione glaciale, quella parte di America che viene definita la โ€œfly over zoneโ€ perchรฉ gli americani nei loro voli dalla costa est a ovest o viceversa chiamano cosรฌ quella parte di America che sembra destinata solo ad essere sorvolata. Io invece sono proprio atterrato lรฌ, nel Midwest ed ho fatto il mio viaggio con William Stoner, anzi forse ero proprio io Stoner.

Tutto si svolge a Columbia Missouri, con solo qualche breve puntata nel paese natale del protagonista assoluto del romanzo, quella Booneville che sto cercando su Google maps, dove Stoner torna per il funerale del padre, un paese rurale come รจ lo stesso da dove John Williams proviene, le fughe della moglie Edith a St.Louis per delle visite alla madre, una breve puntata di Stoner durante la sua relazione con Katherine in un residence affacciato su un lago poco distante. Sembra cosรฌ esserci veramente poco, anche a livello spaziale e geografico in questo romanzo, un respiro ristretto in un piccolo spazio di mondo in qualche modo insignificante. Eโ€™ vero del resto che la letteratura rompe gli spazi anche i piรน angusti, come si spiegherebbero altrimenti le poesie di Emily Dickinson che non si รจ mai praticamente mossa dalla sua casa di Amherst, o i racconti di Kafka nella sua Praga, che trascendono i luoghi, questo solo per fare due esempi, forse banali. Eppure cโ€™รจ il mondo, cโ€™รจ tutta la vita in questo angolo di terra, che รจ in ogni caso la stessa, che ha ispirato autori come Willa Cather e Sherwood Anderson.

I romanzi, la letteratura, quella vera sono viaggi ed anche i piรน insignificanti, come tutte le vite se osservate e trattate con grazia hanno la loro purezza, il loro candore e la loro dignitร  ad essere vissute e raccontate. Questo รจ quello che questo mirabile autore che รจ John Edward Williams riesce a fare con Stoner, che lungi dallโ€™ essere il suo alter ego o rispecchiarlo biograficamente, come dichiarato in unโ€™intervista dalla moglie dello scrittore, ci racconta la vita, dalla nascita, alla giovinezza, alla vita adulta di un anonimo professore universitario, fino al suo invecchiare e alla sua morte. Come dice Peter Cameron nella bellissima postfazione, quella che sembra essere materia non troppo promettente per un romanzoโ€ฆeppure, in quel โ€œeppureโ€ cโ€™รจ tutto.
Cโ€™รจ una scrittura piana, limpida e perfetta, ci sono vicende universali, odi, rancori, come dimenticare il personaggio di Lomax, lโ€™aguzzino di tutta la vita accademica di Stoner, ci sono gli amori, e le disillusioni che rendono Stoner un personaggio universale e ci fa dire che Stoner siamo tutti noi, fatte le debite proporzioni e scarti spazio temporali: la vita in una sperduta cittร  di provincia nel Midwest americano nel secolo scorso.

Molteplici sono le possibilitร  e chiavi interpretative del romanzo che si possono percepire avvicinandosi a William Stoner, del fatto che lui divenisse ciรฒ che รจ, ciรฒ e come la sua vita stessa si รจ svolta. La postfazione di Cameron parla proprio di questo e del misterioso fascino che questo romanzo emana e che non si esaurisce con la parola fine, echi e domande che rimangono, un romanzo, cosรฌ chiaro e allo stesso tempo cosรฌ misterioso. Lo sguardo superficiale che lo presenta appunto come il racconto di un uomo che nasce, cresce in una fattoria sperduta, si sposa, diventa professore, invecchia e muore, eppure il mistero ed il fascino rimane. Eโ€™ la stessa cosa per certi versi che ha espresso un grande autore come David Lynch, autore cinematografico, ma sempre un grande autore che a proposito del suo film Mulholland Drive, film per molti versi indecifrabile e dal fascino oscuro ebbe a definirlo semplicemente come :โ€ un auto nel buio lanciata dalle colline di Los Angeles verso lโ€™oceanoโ€.

Io posso azzardarne solo alcune di queste chiavi interpretative, ognuno vi vedrร  naturalmente quelle che piรน gli si confanno:
il mondo dellโ€™ universitร , lโ€™istituzione, la madre, la pancia della balena, la balena bianca di melvilliana memoria, ma in questo caso Stoner/Achab non ha la forza o la volontร  di vendicarsi della balena. Bellissimo il dialogo fra i tre amici di gioventรน, fra i quali Stoner, con Dave Masters, che poi si arruolerร  e morirร  in guerra, e che dice:
โ€ ma per quanto infami siamo sempre meglio di quelli che vivono lรฌ fuori, nel fango, i poveri bastardi del mondoโ€
quello รจ invece il loro mondo e Stoner con un senso di predestinazione che non lo abbandonerร  mai, come se la provvidenza questo gli avesse assegnato, lo ripeterร  anche molti anni dopo, circa duecento pagine dopo a Katherine Driscoll, forse lโ€™unico spiraglio di vita autentica, fuori da quel mondo, alla fine del loro amore, dicendole poco prima del loro definitivo addio:
โ€perchรฉ noi, in fondo , apparteniamo al mondo; avremmo dovuto saperlo. E lo sapevamo credo. Ma abbiamo dovuto nasconderci un poโ€™, fingere un poโ€™, per poterโ€ฆโ€
il loro amore una cosa tanto diversa da quel mondo.. Stoner ha vissuto tutta la vita nella pancia dellโ€™ universitร , il suo mondo, ciรฒ che lui stesso รจ e lo dice a Katherine prima di dirle addio sapendo che per loro non ci sarebbe potuto essere una vita insieme:
โ€ niente avrebbe piรน senso, niente di quello che siamo stati finora. Io non potrei piรน insegnare, e tu, tu diventeresti qualcosโ€™altro, qualcosa di diverso da noi, non saremmo nienteโ€.

Una lettura fra le righe, interna a questo approccio, puรฒ far pensare allโ€˜intero romanzo come a un apologo della cultura, quantomeno della sua forza propulsiva di speranza per un mondo migliore, contro il suo grigiore e le sue nefandezze, grigio, almeno apparente, che รจ in fondo la vita di Stoner, una possibilitร  di riscatto, tramite lโ€™istituzione, lโ€™universitร  in questo caso, dโ€™altro canto John Williams รจ stato un accademico, ma la semplicitร  della sua narrazione, trascende i meri aspetti fattuali per renderci un bellissimo e commovente affresco dellโ€™uomo e della vita. Dice Stoner:
โ€œlโ€™universitร  รจ come un ospizio, un rifugio dal mondo, per gli infelici, gli storpiโ€œ.

Cโ€™รจ in questo un senso cupo di pessimismo, di ineluttabilitร  e predestinazione quasi leopardiana. Ma perchรฉ, noi comuni mortali ci domandiamo, perchรฉ non รจ fuggito con Katherine? Perchรฉ non ha scelto la vita, lโ€™amore? Il libero arbitrio, lโ€™immanenza del destino, temi immensi traspaiono da questo apparentemente scarno romanzo. Il tutto con la finezza, la limpidezza la poeticitร  di una scrittura pacata e sontuosa, cosรฌ tagliente ed elaborata. Alcune pagine sono indimenticabili come quelle dello scoccare dellโ€™ amore fra Katherine Driscoll e Stoner, come quelle del loro addio, o quella citata da Cameron del viaggio dellโ€™ anima fuori da sรฉ alla fine del capitolo undicesimo. Per non parlare del finale con la descrizione della morte incombente che assume le sembianze di una vera e propria esperienza extra sensoriale:
โ€œvaghe presenze si affollavano ai bordi della sua coscienza. Non riusciva a vederle, ma sapeva che erano lรฌ a raccogliere le forze in cerca di una palpabilitร  che non era in grado di vedere nรฉ di sentire. Si stava avvicinando a loro, lo sapeva.โ€
Ancora dal finale, bellissimo, Stoner fa un bilancio della sua vita e ricorda piรน volte a sรฉ stesso:
โ€œe pensรฒ, cosa ti aspettaviโ€

I libri, la vita allโ€™ universitร , quello che รจ stata la sua vita, lโ€™appartenenza e la devozione a quel mondo puรฒ essere uno dei gradi di lettura del romanzo, uno dei possibili livelli interpretativi di cui parla Peter Cameron nella postfazione, una delle tante, molteplici ed inesauribili chiavi di lettura di un romanzo che come dice Cameron stesso non si esaurisce mai ed รจ qui il suo fascino immenso al di lร  di una โ€œtramaโ€ apparentemente banale. Nel passaggio finale, sul letto di morte Stoner, nella completa solitudine della sua stanza cerca sul comodino il libro da lui scritto e pur non illudendosi di potersi ritrovare in quel testo,โ€in quei caratteri scoloritiโ€ confessa a sรฉ stesso che:
โ€œuna piccola parte di lui, che non poteva ignorare, era lรฌ, e vi sarebbe rimastaโ€.
Una visione certamente pessimistica o forse solo disincantata della vita per come viene data in sorte ad ognuno di noi, esseri pensanti e destinati alla sconfitta, al fallimento.

Giร  questi pochi passaggi varrebbero tutto il romanzo ma si farebbe torto a tutti gli altri.
Un’altra possibile chiave di lettura non potrebbe prescindere da una contestualizzazione storica e culturale: Lโ€™America profonda e puritana di 60 o 50 o 40 anni fa, anche se in fondo non importa esattamente quando questo sia accaduto e si puรฒ pensare benissimo che a quelle latitudini poco o niente sia cambiato, quellโ€™ America che ha costretto Stoner lรฌ per tutta la sua vita senza che lui stesso avesse la forza ed il coraggio di sovvertire lโ€™ordine delle cose per abbandonare quel mondo, quelle convenzioni, per una possibile felicitร  con la sua storia dโ€™amore con Katherine, confessando a sรฉ stesso nel bellissimo brano che รจ il loro definitivo addio che:
โ€œniente avrebbe piรน senso, niente di quello che abbiamo fatto, di quello che siamo stati finora. Io non potrei piรน insegnare, e tu, diventeresti qualcos’ altro. Entrambi diventeremmo qualcos’ altro, qualcosa di diverso da noi. Non saremmoโ€ฆ.nienteโ€

Il senso della morale puritana, della predestinazione insita nell’ etica protestante, lโ€™importanza che viene attribuita implicitamente all’appartenenza culturale evidentemente pervade a tutto tondo il personaggio di Stoner, forse una altra possibile chiave interpretativa del romanzo.
Cosa dire infine del personaggio di Edith? La moglie di Stoner con la quale รจ naufragato nel disamore. Edith, che dallโ€™ inizio del loro matrimonio ricorda la Justine, una bellissima Kirsten Dunst che interpreta una donna depressa nel film Melhancolia di Lars Von Trier, quando dice al suo futuro sposo John (Kiefer Sutheland) : โ€œcosa ti aspettavi?โ€

Sembra allo stesso modo come se in quell imbarazzo di Edith e di Stoner durante la loro prima notte di nozze ci fossero giร  tutti i presagi della loro vita insieme e che quel loro impaccio fosse propedeutico a tutto il fallimento emotivo della loro futura esistenza. Cameron รจ stato acutissimo a evidenziare come unโ€™ indagine di tipo psicologico sul personaggio di Edith potrebbe dar conto ad uno studio ed uno sviluppo di una qualche altra narrazione o interpretazione. Ecco, se Stoner affascina รจ perchรฉ non si finisce mai di leggerlo, interpretarlo ed amarlo.
Unโ€™ultima nota ed un plauso particolare al traduttore, lavoro anche questo universale ed universalmente non riconosciuto degnamente, per il sicuro sforzo e la grande empatia che deve averlo contraddistinto nell aver saputo rendere nella nostra lingua in modo cosรฌ limpido ed affascinante un simile capolavoro.

 

Simone Bachechi

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