“Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore” è un libro che mi ha messo in crisi perché è davvero difficile scriverne un’opinione chiara e decisa. Sono confusa sul giudizio complessivo. Da un lato mi è piaciuto tanto, dall’altro no. Quando analizzo un testo cerco sempre di farlo considerando i miei gusti personali ma anche tutto quello che è oggettivo nella trama, nello stile e nella sostanza del romanzo. Ecco perché questa volta mi trovo dibattuta quindi cercherò di spiegarvi, in poche parole, la mia onesta opinione.
Inizio da ciò che mi è piaciuto. L’autrice con le sue parole è in grado di far emozionare come pochi. Ogni pagina è tanto intensa da fare male, colpisce e rimane dentro, sotto la pelle, striscia e non lascia scampo. Ci si immedesima in Anna. Chi non è stata Anna almeno una volta nella vita? Abbiamo tutte sofferto per amore e le parole di Susanna Casciani sono frasi per me, per te, per loro, per tutti. Anna ci racconta cosa prova attraverso uno pseudo diario che in realtà è la raccolta di lettere indirizzate a Tommaso. Parole da condividere ovunque per la loro bellezza sfumata e la delicatezza. L’autrice ha uno stile unico ed evocativo che non può passare inosservato. Scrive di Anna e Tommaso, insieme; scrive di Anna da sola; scrive di me e di te e di tutte le ragazze del mondo. Fragili e forti, egoiste e altruiste, delicate e violente.
Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore è un libro terapeutico che aiuta a imparare ad amarsi e ad accettarsi, ascoltando ciò che quella vocina interiore ci sussurra un poco tutti i giorni. Ci insegna ad andare avanti sempre e nonostante tutto. Il romanzo è una delicata storia d’amore ormai finita, raccontata attraverso i ricordi e i sentimenti della protagonista che grida di non perdere mai la speranza e di non smettere mai di amare e amarci.
Quello che non mi ha convinta e che non ho gradito è stata la scelta di rendere il plot in modo quasi epistolare ed eccessivamente poetico. Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore inizia in modo lento, a tratti noioso, ripetitivo -questo perché l’autrice ha reso Anna, a causa della sua sofferenza per la perdita, ossessionata da determinati concetti ed emozioni- ridondante. Più o meno a metà libro Susanna Casciani narra in terza persona gli eventi che hanno portato Anna e Tommaso a incontrarsi e ad amarsi, poi si ritorna alle poesie e alle riflessioni della protagonista. Ho trovato questo modo di narrare la storia confusionario e non l’ho gradito. Le pagine narrate dall’autrice e che ci spiegano il fiorire di questo delicato e intenso sentimento sono state quelle che meglio hanno reso la trama e quelle che si posso definire “romanzo” dal resto che è molto più vicino alla poesia e al racconto epistolare.
Si potrebbe pensare che Mondadori abbia odorato il caso editoriale e abbia approfittato della fama dell’autrice e della sua conosciuta pagina Facebook -molto bella- per accorpare i pensieri e le riflessioni, a volte molto scostanti gli uni dalle altre, e farne un libro. Credo che Meglio soffrire che mettere in un ripostiglio il cuore avrebbe giovato di una maggior omogeneità e di un miglior approfondimento complessivo del plot. Così come è, a un occhio particolarmente critico, appare come un insieme di fiori profumati di diversi aromi raccolti in un contenitore di cotone che non è in grado di permetterci di apprezzare tutte le fragranze al medesimo modo.
Una lettura che consiglio sopratutto alle lettrici più giovani che sapranno amarlo come merita, lo sconsiglio a chi predilige batticuore e colpi di scena. Se siete in crisi per una perdita personale, acquistatelo e leggetelo, saprà aiutarvi.
Vincenza Custode