“L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là” libro d’esordio di Claudio Pelizzeni, auto pubblicato, nel febbraio 2017, al suo rientro in Italia, dopo aver attraversato quarantaquattro paesi e cinque continenti, senza mai salire a bordo di un aereo, ha riscosso immediatamente un grande successo di pubblico.
Il 12 settembre è uscita, edita da Sperling & Kupfer, una versione riveduta e arricchita con mappe, foto e altri contenuti.
La storia di Claudio Pelizzeni è la storia di un giovane piacentino, poco più che trentenne, vice direttore di banca, che trascorre le sue giornate dietro una scrivania, svolgendo un lavoro che, sebbene gli garantisse uno stile di vita sereno e apparentemente senza preoccupazioni e stress, giorno dopo giorno, uccide la sua creatività e la passione verso la vita.
Un giorno su quella tratta ferroviaria, Piacenza-Milano, che percorre quotidianamente per recarsi a lavoro, la sua attenzione viene rapita da un tramonto, simile a chissà quanti tramonti, ma che in quel preciso momento assume, per lui, un significato diverso: si rende conto che piano piano si sta perdendo tutte quelle piccole cose belle della vita.
Inizia a capire che ormai sta vivendo una vita in bianco e nero, ingabbiato nella routine quotidiana, scandita ogni mattina dal suono di quella sveglia che gli ricorda inesorabile che sta per iniziare una giornata simile a tante altre.
Rientrato a casa, si guarda allo specchio e si pone una delle domande più difficili al mondo: “Sono davvero felice?”.
E così per alimentare quel fuoco che gli arde nel petto, per poter essere veramente felice, per poter emancipare se stesso dalla schiavitù mentale, decide di prendere in mano la sua vita, di agire, con la profonda consapevolezza che solo lui può liberarsi da quelle catene della routine quotidiana.
Abbandona un lavoro sicuro, la sua stabilità economica, la famiglia, gli amici e decide di partire per realizzare il suo sogno più grande: fare il giro il mondo, zaino in spalla, senza mai salire a bordo di un aereo, al fine di poter viaggiare lentamente, di vivere, appieno, i confini, le persone, le culture ed essere, così, veramente felice.
“L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là” a differenza di ciò che ci si potrebbe aspettare non è un diario di viaggio, che ripercorre i mille giorni di quel viaggio iniziato a Piacenza, né tanto meno un reportage, ma è autobiografico in quanto si sofferma sugli episodi più importanti che l’autore ha vissuto nel corso dei viaggio, che vengono raccontati con poesia e a volte un briciolo di fantasia.
La scelta da parte dell’autore di dare una struttura non lineare alla storia, con continui salti spazio-temporali e flashback, che richiamano anche a diversi episodi antecedenti al viaggio, può sembrare un azzardo, ma è proprio questa scelta, consapevole, che lo rende profondamente diverso dai numerosi diari di viaggio, che, al contrario, seguono un ordine cronologico, spesso scanditi ad intervalli di tempo regolari.
Pelizzeni riesce, nonostante ciò, a mantenere ben chiaro il progredire della storia ed a evidenziare il cambiamento che il viaggio ha avuto su se stesso.
I continui salti temporali e flashback che caratterizzano il romanzo, sono, infatti, legati da un filo logico, oserei dire quasi “emozionale”, in quanto evidenziano gli episodi più significativi, quelli che nel bene e nel male hanno lasciato un segno indelebile nell’anima dell’autore.
Il suo viaggio non è stato solo un viaggio esplorativo alla scoperta di luoghi, paesi, di persone così distanti dalla sua quotidianità, ma soprattutto di vita; è stato un viaggio introspettivo, in quanto, ha saputo esplorare la sua parte più intima a contatto con le proprie paure, debolezze.
E’ un libro carico di riflessioni, profondo e intenso che sottolinea, anche, i dubbi, le insicurezze, le indecisioni dello stesso autore, i drammi che l’hanno toccato da vicino e l’hanno spinto a riconsiderare coloro che, in quel particolare momento del viaggio, gli erano accanto e di cui lui si fidava.
Il viaggio è stato, quindi, per lui una terapia non solo per il corpo, ma soprattutto per l’anima.
E’ come se con questo libro Pelizzeni avesse permesso anche ad ognuno di noi di esplorare la nostra parte più intima, quella insita in ciascuno di noi.
Allo stesso tempo non è un libro che si erge a giudice e non pretende di dare risposte certe ai lettori. Ogni lettore deve scoprire qual è il proprio sogno, quel sogno la cui realizzazione potrà renderlo veramente felice e solo rincorrerlo caparbiamente, senza avanzare scuse futili, agguantare quella felicità, quella più autentica perché non legata al possesso di cose materiali, ma legata al fatto di aver pienamente realizzato sé stesso.
Quella felicità che lo stesso Pelizzeni ha sperimentato diverse volte, nel corso del viaggio, che ha agguantato e trattenuto per brevi attimi, perché la felicità non la si può ingabbiare e trattenere.
La felicità è, infatti, un impegno creativo che va costruito, sostenuto e curato nel tempo affinché si possa riagguantare nuovamente.
Il libro, ricco di descrizioni emozionanti, perché autentiche, riesce a toccare le corde più profonde dell’anima.
Con le sue riflessioni Pelizzeni riesce, infatti, a portare alla luce i pensieri dei lettori, anche di chi, e sono la maggior parte, non ha intrapreso un viaggio di tale portata, ma sono, comunque, ad oggi insoddisfatti della loro vita. Quell’infelicità costante, così, comune tra le persone che si incontrano nella quotidianità, riconducibile al fatto che le persone infelici non vogliono realizzare i propri sogni, o meglio, si nascondono, dietro a banali scuse, temendo il cambiamento, e preferiscono rimanere lì immobili senza far nulla, senza cambiare la propria vita, lasciando che i loro sogni siano solo un’utopia.
Attraverso “L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là” ha voluto testimoniare la sua storia con la profonda convinzione che se hai un sogno, non ci sono limiti, neppure fisici come nel suo caso, che possono fermarti.
La storia di Pelizzeni è, anche, la storia di un privilegiato, non perché aveva alle spalle una tranquillità economica che gli permettesse di affrontare il suo sogno senza preoccupazioni, il suo è stato, infatti, un viaggio caratterizzato non solo da numerose difficoltà, ma soprattutto da un budget giornaliero limitato.
E’ la storia di un privilegiato perché ce l’ha fatta, perché ha potuto realizzare il suo sogno, nonostante le prove che la vita gli ha posto dinnanzi, prove difficili, inaspettate che lo hanno fatto vacillare più volte arrivando al punto di pensare che non valesse più la pena continuare il suo viaggio.
Nonostante ciò quando la vita lo ha messo di fronte a sfide grandi ed imprevedibili, ha ricercato in lui la forza, si è affidato a quelle che lui definisce le “correnti dell’universo”, e si è lasciato trasportare, non sapendo quali percorsi avrebbe dovuto intraprendere, ma con ben chiaro in mente qual era il suo sogno.
Pelizzeni ha potuto, così, toccare con mano che la vita, anche nei momenti più bui, è bellissima e che, nonostante tutto, non bisogna mai arrendersi e perdere la speranza.
Il libro è un libro onesto, spontaneo, nel corso dell’intero viaggio, Pelizzeni è, infatti, rimasto sempre coerente ai suoi valori, non è sceso mai a compromessi con la propria coscienza, perché ciò significava in qualche modo “sporcare” il suo viaggio, il suo sogno, apponendogli un marchio che nessuna giustificazione avrebbe potuto cancellare.
Significava che, dinnanzi a ostacoli che all’apparenza sembravano insormontabili, per realizzare il proprio sogno, non si è piegato a quella “schiavitù” mentale, dalla quale aveva cercato di liberarsi all’inizio del suo viaggio, non ha dribblato la propria coscienza con la scusa che il fine giustifica i mezzi.
Pelizzeni ha un’enorme abilità comunicativa, riesce, attraverso una scrittura semplice e diretta, a volte naif che arriva dritto al cuore, a rappresentare episodi della sua quotidianità in modo genuino, ma allo stesso tempo carichi di grande suggestione.
Riesce, in tal modo, a creare una connessione emotiva con il lettore, lo fa immergere completamente nei luoghi, nei colori, negli odori, nelle sensazioni, nelle emozioni di ogni paese che ha visitato, riesce a colpire in profondità l’immaginazione del lettore.
Lo rende, infatti, partecipe dei tramonti, delle albe, dei colori, dei silenzi nei quali si è imbattuto nel corso dei mille giorni del suo viaggio intorno al mondo.
L’ottima scrittura permette una lettura agevole, fluida, riuscendo, comunque, a mantenere nel lettore per tutto il libro viva la sorpresa, ci sono, infatti, diversi colpi di scena che non ti saresti aspettato.
Leggere “L’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là” è, quindi, quasi come aver viaggiato con l’autore, attraverso i suoi occhi, le sue parole, aver condiviso con lui il suo stesso desiderio, aver sentito ardere nel petto lo stesso fuoco che l’ha spinto a spingere l’orizzonte, ogni giorno, un po’ più in là.
Maria Grazia Di Somma