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“Lady Mafia” di Pietro Favorito, un libro che gioca a flipper con i lettori

“C’è chi piange. Chi si rassegna. Chi si dispera. E chi impazzisce. Io uccido!”: con questa confessione inquietante Veronica De Donato, la protagonista del romanzo Lady Mafia, già nel prologo trascina il lettore negli abissi della sua anima nera e tormentata. La promessa viene poi puntualmente mantenuta qualche capitolo più avanti, quando la sua missione di vendetta inizia a prendere corpo.

Tornata a Foggia dopo essere stata affidata a una casa famiglia di Treviso, si infiltra nella criminalità organizzata per dare la caccia agli assassini della sua famiglia, ai mostri che violentarono lei, il fratello e la madre. Protetta da Stefano Conegliano, soprannominato il Pacchiano, il più potente boss della Mala del Brenta, ha in un primo momento gioco facile. Poi gli eventi andranno man mano complicandosi, costringendo Veronica a tirare fuori il meglio, o il peggio di sé.

Con al fianco il suo braccio destro e migliore amico Nicola Giaccherini, tesse una fitta rete di contatti che la portano a conoscere il fior fiore della criminalità organizzata foggiana, che si confermerà essere particolarmente brutale e spietata. Veronica, però, non sarà da meno, e nel mare di sangue in cui navigherà, soltanto l’amore per Sabrina Morganti, prima, e Pierluigi Calabrese, poi, daranno l’illusione che anche a lei la vita possa riservare qualche nota piacevole.
Ma ognuno ha il suo destino. E ribellarsi a esso non serve a nulla.

All’esordio nella narrativa di genere thriller/noir, Pietro Favorito fa immediatamente centro con quasi cinquecento pagine ben scritte e – è il caso di dirlo – ben orchestrate su una partitura ricca di ritmo e suspance. Procedendo per piccoli e continui colpi di scena, l’autore riesce a dilatare la descrizione dell’azione frame per frame e a mostrare il susseguirsi degli eventi in modo minuzioso e con una narrazione molto visiva, quasi fossimo dinnanzi alla sceneggiatura di un film. E in effetti il romanzo Lady Mafia sembra già pronto per una trasposizione cinematografica. Ma questo noir non è soltanto un’iniezione di adrenalina dalla prima all’ultima pagina, dato che svela quanto meschina possa essere la mafia e tutti quelli che ne fanno parte. Come orribile è il loro modo di agire, e vergognosa la facilità con la quale riescano a insediarsi in ogni dove. Da nord a sud, senza esclusione di sorta. Il romanzo porta inoltre a riflettere sulle aberrazioni di uomini che diventano portatori di morte, pur di soddisfare la loro sete di potere e di ricchezza. Il male viene svelato e combattuto attraverso il male stesso, ferendo ignobilmente i più fragili, e consegnando alla storia uno dei personaggi più complessi e profondi che siano mai esistiti.

Veronica De Donato da vittima si trasforma in carnefice. E invece di fermarsi a una comprensibile – se non giustificabile – vendetta, procede oltre, lungo i binari della follia. Lei è il diavolo, l’angelo della morte, il marcio. Un personaggio difficile d’amare, per il quale non si può parteggiare, perché a un simile “soggetto” non ci si può affezionare. Come del resto accadde all’uscita nelle edicole del fumetto cui il romanzo è ispirato, quando si è molto parlato di Lady Mafia in virtù della polemica con l’Associazione Libera di don Ciotti e con il deputato PD Davide Mattiello della commissione antimafia.

Ora, a distanza di qualche anno, possiamo dimenticare il “caso Lady Mafia” e rendere giustizia a un’opera che va presa per quello che è: un libro di genere, di eccellente livello, che oltre a far riflettere sulla pervasività e la brutalità della Mafia, spinge avanti la pallina della tensione come se giocasse a flipper coi lettori, vincendo infine la partita con loro piena soddisfazione.

 

Katia Marini

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