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Il viaggio all’interno dell’io femminile nel libro ”Fiori di agave sulla collina delle fate” di Sandro Capodiferro

Ancora una volta l'autore di 'Storie da un sogno', Sandro Capodiferro ci offre un'interessante opportunità: quella di compiere un seducente quanto approfondito viaggio all'interno dell'io interiore, questa volta esclusivamente femminile, attraverso le pagine della sua ultima fatica: Fiori di agave sulla collina delle fate. Le protagoniste sono appunto due donne: Adele e Felicita...

 Pubblichiamo la recensione di Rosanna Lanzillotti per la sua emozionante e dettagliata analisi del libro che narra le vicende di due donne alla scoperta di sé e di ciò che le circonda

 

Ancora una volta l’autore di "Storie da un sogno", Sandro Capodiferro ci offre un’interessante opportunità: quella di compiere un seducente quanto approfondito viaggio all’interno dell’io interiore, questa volta esclusivamente femminile, attraverso le pagine della sua ultima fatica: Fiori di agave sulla collina delle fate. Le protagoniste sono appunto due donne: Adele e Felicita.

 

La prima, Adele, dedita alla costante e sofferta ricerca dell’imprendibile e diverso da lei, l’uomo o meglio l’entità maschile, così nel suo intimo quanto la "non realtà" che lei stessa rappresenta, attraverso le pagine del "romanzo nel romanzo" del quale è protagonista tra le mani di Felicita. La seconda, appunto Felicita, immersa in un contesto familiare costruito sugli insegnamenti e permeato dei valori che le sono stati tramandati dalla sua famiglia di origine che, per ironia della sorte, la rende allo stesso tempo fatalmente prigioniera di un quadro che lei stessa ha contribuito a dipingere colore dopo colore, giorno dopo giorno.

 

Un quadro destinato ad essere ripensato, in una sorta di pittorico pentimento, dall’artista che lo aveva ideato e idealizzato: sé stessa. Un mondo di donne quindi alla scoperta di sé e di ciò che le circonda. Un’esistenza "in rosa" spesso trasfigurata agli occhi di molti uomini come un mondo incomprensibile e imperscrutabile, viene delicatamente rivelata dall’autore attraverso i tratti vibranti della sua narrazione.

 

E’ in una chiave di lettura libera da pregiudizi e limiti sensoriali che si ha la chiara consapevolezza del vivere delle due entitá femminili attraverso i racconti che Adele narra del suo passato e le riflessioni di Felicita scambiate con un’amica di nome Rachele. Un’amica non più di penna come si usava una volta, ma conosciuta in internet. E’ anche l’alternarsi di questo moderno e antico che rende il romanzo surreale agli occhi di chi lo esplora e per altri aspetti modernamente reale e oscuro.

 

Le storie di queste due donne, Adele e Felicita, compongono l’immagine di due mondi apparentemente diversi ma grazie alla sottile realtà che li accomuna, molto simili e soprattutto vicini. Entrambe hanno un marito che, nella profondità del loro diverso e alla fine molto simile modo di amarle, o non amarle, le accomuna; entrambe hanno una figlia e un figlio, entrambe scoprono quel qualcosa di sé che l’intimo pudore femminile spesso cela sotto vesti leggere e fragili come petali di rose di cristallo. Oserei dire che, mai come in questo romanzo, si ha la strana e piacevole sensazione di riconoscersi nella storia di queste due vite, solo apparentemente lontane dal fantastico dei nostri stessi pensieri ma al contempo incredibilmente vicine: una l’immagine nascosta e reale dell’altra.

 

L’autore ha la grande capacità di darci la sensazione, anziché semplicemente di leggere le pagine di un romanzo, di essere davanti ad uno specchio che svela le parti nascoste di chi protagonista della propria vita in realtà non lo è mai stato come anche di fornire un’immagine speculare dell’io femminile in continua e instancabile evoluzione. Al lettore viene data la particolare ed unica occasione di vagare in una serie di eventi dove la realtà si confonde con la fantasia, dove due antitetici aspetti della femminilità si fondono e materializzano in un unico "essere donna" nello scorrere degli eventi narrati dallo scrittore con sorprendente attenzione nel valorizzare i diversi aspetti delle capacità e sensibilità femminili.

 

Lì dove le realtà dei nostri tempi riflessa nel ruolo dell’amica Rachele fa da voce narrante e riflessiva, lo scrittore Sandro Capodiferro dona ad una delle protagoniste, Felicita, la capacità di rivelare, più che all’amica a sé stessa, i propri dubbi e le proprie paure. Nell’illusione creata da questa meta-lettura scopriamo vite di donne pronte a tendersi le braccia per sostenersi nel loro viaggio alla scoperta di ciò che diversamente non avrebbero mai avuto il coraggio di esplorare e riconoscere di sé. Braccia elegantemente ricoperte da guanti di velluto pronte a proteggersi.

 

Ció che colpisce alla fine della storia e ci accompagna in tutta la narrazione è la sorprendente capacità che rivela lo scrittore di saper descrivere i pensieri e le immagini femminili come difficilmente ci si poteva attendere da un uomo. Non è solo il contenuto della storia in sé per il quale il romanzo vale la pena di essere letto, ma soprattutto per la costante ricchezza di sensazioni e scoperte dell’animo e del pensiero femminile che lo scrittore in questo romanzo ha saputo mettere in risalto con accurata eleganza. E’ raro riconoscere in un uomo che scrive un romanzo di donne il coraggio e la raffinatezza di saper descrivere le parti oscure del mondo femminile. In Fiori di agave sulla collina delle fate, l’autore Sandro Capodiferro ha saputo raggiungere con discrezione e profonda sensibilità anche questo traguardo.

 

16 giugno 2012

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