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“Il morso” di Simona Lo Iacono, una storia di donne

Palermo, barocca e misera, potente e asservita ha storie da raccontare, di gente nota, i Ramacca, gli Agliata e di tanti di cui affiorano solo scarse testimonianze, come Lucia Salvo. La quotidianitร  che scorre monotona non ha fascino per chi compone un racconto, perciรฒ la scrittrice ricerca quello che va al di lร  dellโ€™apparenza, che sfiora il mistero del non detto e dellโ€™inconsapevolezza, come il fatto che segna la vita di Lucia o la mutilazione che rende il castrato signorino Angelo, forse. Ma controvoglia. Sono due creature che contro il buon senso del tempo non reputano una fortuna essere spettatori delle ricchezze e degli eccessi dei nobili, ma le considerano semplicemente una dannazione e una complicazione dellโ€™anima.

Questa convinzione porta Lucia a respingere lโ€™assalto amoroso del Conte figlio con un morso da furetto. Da qui il titolo del romanzo “Il morso” e la citazione in epigrafe da Giorno dopo giorno di S. Quasimodo in cui ricorre la parola morso. Nel romanzo Lucia morde per difesa, nella poesia il morso รจ inferto dal dolore, dalla violenza, dalla guerra. Ma identica รจ la separazione netta tra chi opprime e chi รจ oppresso, tra chi รจ nato per servire e chi deve essere servito. A servire รจ destinata Lucia Salvo, ma il fatto la rende intimamente libera, รจ la creatura piรน libera che io conosca, dice il conte figlio. La storia si svolge alla vigilia della rivoluzione siciliana del 1848 a Palermo, unโ€™epoca che stava cambiando e che nessuno prendeva sul serioโ€ฆ.Non la nobiltร , rammollita dalle decime e senza occhio analitico.

Non la borghesia nascente, figlia povera della nobiltร  stessa e giร  incline a imitarne tutti i vizi. Il popolo sรฌ che, invece, fremeva. Di fame, di peste, di pidocchi e ansie. Nel groviglio dei fatti personali e politici che sโ€™intrecciano e sfociano nella rivoluzione del 12 gennaio 1848 a Palermo viene inconsapevolmente coinvolta Lucia, che vi scoprirร  per brevi istanti lโ€™amore per lo sconosciuto prigioniero dagli occhi verdi, che la spinge a un generoso gesto di coraggio. Ma lโ€™amore รจ un breve lampo e il suo destino di babba, pazza, non puรฒ che compiersi. A metร  dellโ€™Ottocento in Sicilia le donne di qualunque condizione sociale non riescono a sfuggire al loro destino di succube del mondo maschile.

Neanche la giovane Assunta degli Agliata vi riesce. Inquieta e desiderosa di scegliere il proprio destino per sfuggire alla condizione nella quale si trova la madre, inebetita dai numerosi parti, compie tentativi confusi e contraddittori. La sua vaga aspirazione alla libertร  รจ alimentata dai discorsi delle monache e dalle letture che le precludono un vero contatto con la vita : La vita, la vita vera-sospira-le pare a un tratto romantica come i libri di quel Cervantesโ€ฆ

Alla fine sposa un vecchio e ricco nobile, che la obbliga a figliare a dispetto del disgusto. Con stile sobrio e coinvolgente, venato a tratti dโ€™ironia, Simona Lo Iacono affronta ancora una volta storie di donne contestualizzandole nel tempo e nello spazio del romanzo con il suo abituale impegno civile, nella rappresentazione-denuncia di un mondo ignorante e arido volto solo ai piaceri e al dominio.

 

Gabriella Maggio

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