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“Guerra e Pace”, la Vita nello spazio d’un romanzo

Da qualche parte, in un punto qualunque del nostro universo o d’un altro, la penna degli scrittori potrebbe aver popolato un mondo in carne ed ossa. Con quei personaggi che, per la forza e la sincerità con cui vennero raccontati, non poterono esimersi dal valicare il confine fra limbo ed esistenza.
Se un simile mondo fosse sorto per davvero, i personaggi di Tolstoj camminerebbero fieri per le sue strade.

Come il principe Andrej Bolkonskij e le sue straordinarie conquiste morali: boccate d’aria in un destino segnato, tanto più vicine al cielo quanto più prossime alla morte. L’uomo che attraverso l’amore scoprì la vita e imparò a temere la fine. Non meriterebbe forse, un posto vero nel mondo? Il suo percorso, fra le pagine di Guerra e Pace, non è simile a quello di un uomo di carne e sangue?

Prima un irreprensibile giovane, determinato, stupidamente convinto che la vita non abbia più nulla in serbo per lui, ignaro di non averla mai neppure cominciata.
Poi una ferita, uno stravolgimento, un improvviso distacco da se stesso ed ecco che “sul suo capo non c’era più nulla, tranne che il cielo”, un cielo che era sempre stato lì, in attesa di uno sguardo.

E uno sguardo cambia tutto, uno sguardo al cielo ed ecco il principe approdare ad un’altra incredibile scoperta: l’uomo è libero di amare.
Ma l’amore non è cosa semplice, al di fuori di quel cielo, calato nella realtà e nelle costrizioni di tutti i giorni. La giovane Nataša non lo sa, i suoi occhi sono nati per stupirsi ogni notte di quanto sia bella la luna, per vivere una vita che Andrej, disperatamente, vorrebbe riflessa nella sua.
Per non parlare della miriade di vicende umane che, attorno ai due punti luce del romanzo, s’affrontano in un balletto chiamato esistenza.
Come quella di Pierre, testimone privilegiato di quel miracolo che fu la vita di Andrej, tanto privilegiato da poter proseguire laddove a un altro fu imposto di fermarsi, forse perché giunto troppo in alto.

La guerra e la pace, in un romanzo che è una vita intera o molto di più, dove a guardar bene “l’amore impedisce la morte” e ad alzare il mento verso l’alto ci si accorge che “tutto è vano, tutto è inganno, fuorché questo cielo sconfinato”.

 

Giulia Amatori

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