Voglio iniziare con la mia considerazione finale su “Fratelli di sangue” : non si dimentica. Questo a significare come questo romanzo riesca a dare al lettore una vivida immagine della società in disfacimento nella quale è ambientato e quanto riesca, usando il tempo presente nella narrazione, a far vivere la drammatica quotidianità dei protagonisti.
Innumerevoli sono sicuramente gli spunti e le riflessioni che ognuno di voi potrebbe estrapolare da questo libro, io qui mi limito a sintetizzarne tre per me significativi.
Il senso di freddo e la necessità di calore (fisico e umano) che si percepiscono costantemente in ogni inquadratura facendo da sfondo alle storie di tutti i protagonisti e la loro spasmodica ricerca di ogni qualsivoglia modalità di sopravvivenza in un ottica necessaria di gruppo, per non trovarsi mai soli in
una Berlino come definita più volte dall’autore “spietata”.
Quel destino che appare ineludibile in ognuna di quelle vite e come in quella infinita disperazione la speranza di poter essere altro riesca comunque a farsi spazio in alcune di esse.
La straordinaria attualità del tema della fuga, fuga senza garanzie ma come unica alternativa alla morte che ancora oggi, a più di 80 anni di distanza, riscopriamo nelle quotidiane immagini in televisione dei migranti in una Europa che insensatamente riscopre i muri, quei vecchi muri che hanno visto il sacrificio di generazioni per essere abbattuti.
Il mio voto 4 stelle su 5. Consigliata la lettura.
Giorgio De Marco