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“Flush. Biografia di un cane” di Virginia Woolf, la vita vista con gli occhi di un animale

«Sì, Flush era degno di Madamigella Barret; Madamigella Barret era degna di Flush. Il sacrificio era grave; ma doveva pur compiersi. Così fu che un bel giorno, con tutta probabilità ai primordi dell’estate del 1842, si poteva vedere una singolare coppia incamminarsi giù per Wimpole Street – una signora anziana piccoletta, rotondetta, dal lucido viso rubicondo e dai lucidi capelli d’argento, la quale vestiva dimesso e conduceva al guinzaglio un giovane Cocker Spaniel dal pelo dorato, tutto brio, tutto vivacità, e assai ben allevato. Giunti quasi in fondo alla via sostarono finalmente al n. 50. Non senza trepidazione, Madamigella Mitford tirò il campanello».

Questa è la scena che prelude al cambiamento di vita e di padrona di un cagnolino di nobili origini, protagonista di un breve testo che Virginia Woolf scrisse nel 1933, intitolato: “Flush. Biografia di un cane“. Sicuramente poco noto rispetto ad altre sue opere, ma non per questo meno importante dal punto vista letterario, sono state diverse le edizioni italiane: trattasi in questo caso di un tascabile “La tartaruga”, con la traduzione di Alessandra Scalero, (2012, pp. 126, euro 5,90). Col punto di vista dell’animale, la scrittrice inglese narra in modo piacevole e divertente, solo in apparenza leggero, le vicende personali della poetessa Elizabeth Barrett Browning. Costretta a casa per una non meglio precisata malattia, Flush le farà compagnia per molto tempo e con lei condividerà momenti tristi e felici: dalla conoscenza e conseguente matrimonio (in gran segreto) col poeta Robert Browning, al viaggio in Italia tra Firenze e Pisa e la nascita di un figlio. Flush vivrà in simbiosi con la sua padrona, fedele compagno come solo un cane può essere.

Ma Woolf, ed è questo il bello, gli fa provare sentimenti umani, come l’amore, la devozione, la rabbia, la gelosia e il lettore li prova con lui. La sua padrona, nonostante i propri limiti, si armerà di coraggio e per Flush farà fronte addirittura ad una banda di malviventi che lo ha rapito in una strada londinese per poi chiederne il riscatto. Nel parlare di questo viene messo in evidenza, sempre con lucida ironia, il terribile contrasto tra le umide, buie vie della Londra vittoriana (con tutte le sue contraddizioni) e il sole delle due città d’arte italiane già citate, a cui corrisponde un cambiamento di tutti i personaggi, che troveranno un modo nuovo di vedere le cose intorno a loro.

L’idea del libro, che si colloca a metà strada tra il saggio e il romanzo, venne all’autrice proprio nel conoscere i dettagli della storia d’amore fra Elisabeth (di cui era fiera estimatrice) e Robert. Si potrebbe dire infine che, con questo piccolo gioiello della letteratura inglese, Virginia Woolf sia stata una proto-animalista; ma sarebbe riduttivo, in quanto lei stessa si identificava con varie specie animali, come usava curiosamente fare nel suo ambiente per descriversi.

 

Alessandra Piras

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