5 libri per scoprire il percorso creativo di Andrea Camilleri

5 Settembre 2025

Dalla nascita di Montalbano al libro testamento: il percorso creativo di Andrea Camilleri, uno degli scrittori più amati in Italia. Scopri i suoi libri.

5 libri per scoprire il percorso creativo di Andrea Camilleri

Non esiste un modo giusto o sbagliato per leggere Andrea Camilleri: ognuno dei suoi libri rappresenta un tassello della produzione che lo ha reso chi era: ironico, appassionato, umano. Uno scrittore poliedrico, o per meglio dire un artista. Indissolubilmente legato al Commissario Montalbano, protagonista delle sue opere prime, è stato apprezzato da lettori di gialli e appassionati cinefili. Ma per chi volesse iniziare oggi — o ricominciare da questo articolo — a conoscerlo, noi di Libreriamo abbiamo fatto una piccola selezione di cinque libri che ripercorrono le tappe essenziali del suo percorso creativo.

Libri per conoscere Andrea Camilleri

Ognuno rappresenta una svolta, una cifra diversa della sua scrittura: dal giallo al romanzo storico, dal saggio narrativo alla satira pungente.

La forma dell’acqua” (1994)

È il romanzo che segna la nascita del commissario Salvo Montalbano. Ambientato nell’immaginaria Vigàta, una Sicilia che odora di sale, caffè amaro e compromessi, “La forma dell’acqua” è molto più di un semplice poliziesco.

Tutto ha inizio con il ritrovamento del corpo di un noto esponente politico in una zona degradata frequentata da prostitute. Montalbano, con il suo stile scettico e umano, non si accontenta delle apparenze e inizia a scavare per portare aggalla la verità.

Qui Camilleri ci regala un personaggio complesso: un commissario che odia la violenza gratuita, che si affida tanto all’intuizione quanto alla logica, che ama mangiare bene, riflettere in solitudine e osservare il mare. Ma il vero colpo di genio è la lingua: Camilleri una mescolanza tra italiano e dialetto che risuona viva, vera, teatrale. È da questo romanzo che parte la sua fama internazionale.

Il birraio di Preston” (1995)

Questo romanzo rappresenta una delle vette della sperimentazione camilleriana. Ambientato ancora a Vigàta, ma nel 1875, racconta il caos che scoppia attorno alla decisione del prefetto di far rappresentare un’opera lirica inglese — “Il birraio di Preston”, appunto — in una cittadina che non ne ha alcun interesse.

Camilleri costruisce un romanzo ironico e tagliente, dove i capitoli possono essere letti in ordine sparso, secondo una logica non lineare: un romanzo sperimentale, se vogliamo, che asseconda le diverse voci del paese. I personaggi sono tantissimi, caricaturali ma mai banali, e raccontano un’Italia in miniatura, tra servilismi politici, piccole vendette e ridicole pretese culturali.

È uno dei libri in cui lo scrittore siciliano si diverte di più, mostrando che un romanzo può essere serio e grottesco allo stesso tempo.

La concessione del telefono” (1998)

In questo romanzo epistolare, Camilleri si cimenta con la forma della satira burocratica. La vicenda si svolge alla fine dell’Ottocento: il protagonista, Filippo Genuardi, è un piccolo commerciante che desidera semplicemente ottenere una linea telefonica per scopi lavorativi. Ma la sua richiesta viene vista con sospetto dalla Prefettura, dalla Questura e da ogni altro organo statale.

Il risultato è un vortice comico di lettere, circolari, malintesi e assurdità che lentamente trascina Filippo verso la rovina.

Il lettore assiste impotente e divertito a un meccanismo kafkiano tutto italiano, che rivela quanto la burocrazia possa essere grottesca e spietata.

In questo libro Camilleri dà il meglio di sé come umorista, osservatore impietoso di un Paese in cui l’apparato amministrativo diventa protagonista involontario di veri drammi umani.

La strage dimenticata” (1984 / ristampa 1999)

Prima dei romanzi di grande successo, Camilleri aveva già dimostrato il suo talento nella narrazione storica. “La strage dimenticata” è un saggio narrativo che racconta una vicenda reale ma poco nota: l’uccisione di alcuni contadini a Bronte, in Sicilia, durante i moti rivoluzionari del 1848.

Il libro è frutto di una lunga ricerca archivistica, ma si legge come un romanzo. Camilleri alterna il rigore storico all’empatia per le vittime, rivelando un’attenzione particolare per chi non ha mai avuto voce. Non si tratta solo di ricostruire i fatti, ma di farli rivivere, di colmare i vuoti della memoria collettiva. È un’opera fondamentale per capire il Camilleri “civile”, impegnato, profondamente legato alla sua terra e alla sua storia.

Riccardino” (2020)

Scritto molti anni prima della pubblicazione e custodito dall’autore come un testamento letterario, “Riccardino” è l’ultimo romanzo della serie di Montalbano. È anche, in un certo senso, il più metanarrativo: Camilleri mette in scena se stesso come autore all’interno della storia, instaurando un dialogo surreale e malinconico con il suo personaggio.

Montalbano si trova a indagare su un omicidio che sembra più farsesco che tragico, mentre si confronta con la presenza ingombrante dello “scrittore” e con l’immagine televisiva che lo ha reso celebre.

“Riccardino” è il congedo di un autore che ha amato profondamente il suo personaggio, ma che ha anche voluto chiudere il cerchio con lucidità e dignità. Un romanzo che riflette sul potere della scrittura, sull’identità e sull’illusione narrativa.

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