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“Quel che affidiamo al vento”, il romanzo sul Telefono del Vento in Giappone

L'intervista a Laura Imai Messina, autrice del romanzo "Quel che affidiamo al vento", in cui si racconta la storia del telefono del vento in Giappone. A cura di Maria Pia Romano

โ€œQuel che affidiamo al ventoโ€, di Laura Imai Messina, edito da Piemme, รจ un romanzo di rara bellezza, che dipinge nell’animo i colori della primavera, la stagione della speranza. La storia vera del Telefono del Vento, che non รจ collegato alla rete telefonica degli esseri umani, ma fa ascoltare le voci dellโ€™Aldilร , รจ magia pura. E altrettanto lo รจ la lingua acquerellata con lui lโ€™autrice ci prende per mano e ci porta sul fianco scosceso della Montagna della Balena, nel nord-Est del Giappone, e ci fa entrare nel giardino di Bell Gardia, che ospita la cabina telefonica.

Di cosa parla

Ogni anno migliaia di persone si recano lรฌ col desiderio di mettersi in contatto con i propri cari. Anche la trentenne Yui, che lavora in una radio e per caso viene a conoscenza del Telefono che porta le voci dei defunti, ne subisce la fascinazione. Nel marzo 2011 ha perso la madre e la figlia nello tzunami che devastรฒ il suo paese e sente il bisogno di recarsi in quel posto. Lรฌ incontra Takeshi, un medico che ha perso sua moglie ed รจ rimasto solo con la figlia di quattro anni. Due sopravvissuti, con i loro fragili e inviolabili universi, che riscoprono a poco a poco lo stupore dโ€™amare.

 

La narrazione

La narrazione si snoda fluida, dipanandosi con leggerezza densa pagina dopo pagina, in un delicatissimo e raffinato salto di piani, in cui entriamo in punta di piedi nell’intimitร  dei protagonisti, che si svelano in flash back di commovente intensitร . La memoria vive nelle cose e nei ricordi, nella musica e nelle letture, nel passato che ha tracciato un segmento indimenticabile di esistenza condivisa. Eppure il mistero della vita, a volte, sa riservare sorprese incredibili a chi ha smesso di credere nei miracoli, come insegna il telefono del vento.

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L’intervista

Come รจ nata lโ€™idea di scrivere questa storia?

Lโ€™idea mi รจ venuta nel 2011, quando per la prima volta mi sono imbattuta in foto che ritraevano il Telefono del Vento e il giardino di Bell Gardia. Ho atteso parecchi anni per la delicatezza del tema, poi nel 2018 ho cominciato a scrivere un racconto, che รจ diventato questo romanzo.

โ€œYui e Takeshi scoprirono nel tempo che il Telefono del Vento era come un verbo che si declinava diverso per ogni persona, che i lutti si somigliano tutti e, insieme, non si somigliano affattoโ€. Scrivendo questo libro, ti รจ mai capitato di avere paura di trattare un tema cosรฌ delicato?

Questa paura mi ha accompagnata per lโ€™intera stesura del libro, anche per questo ho atteso tanti anni prima di mettere le mani su quel luogo.

โ€œLโ€™amore รจ come la terapia, funziona solo quando ci credi.โ€. Quando le cicatrici guariscono, si ha paura di fidarsi degli altri, oppure รจ unicamente lโ€™amore che รจ in grado di riportare in vita?

Lโ€™amore richiede una buona dose di fiducia, nellโ€™altro e in se stessi. Nell’altro perchรฉ gli si affida la parte piรน sensibile di sรฉ, in se stessi perchรฉ quando si รจ subito un lutto, un grande dispiacere, รจ difficile che ci si conceda la possibilitร  di essere nuovamente felice. E un amore grande e soddisfacente porta proprio a quella felicitร : desiderata, ma anche molto temuta.

โ€œLe scelte modellano lโ€™esistenzaโ€, era stato detto ad Akiko. Quanto รจ vero per te?

Tutte le scelte modellano lโ€™esistenza: dalle piรน piccole e apparentemente banali, alle piรน grandi. Questo non perchรฉ siano effettivamente tutte in grado di cambiare la direzione della nostra storia, ma per lo stesso motivo, poichรฉ non sappiamo quali lo saranno, sta a noi avere cura di ogni passaggio. Questa consapevolezza porta anche a sentirci artefici della propria felicitร : anche in un momento di tristezza, abbiamo sempre uno spazio di manovra.

โ€œSaper lasciar correre il mondoโ€(Akiko). Non รจ una cosa da tutti, non credi?

Il personaggio di Akiko รจ speciale: possiede fiducia nel prossimo, gioia di vivere che cerca di instillare nella figlia, lโ€™idea che le cose storte in qualche modo le si possa lasciar andare o accettare. In questo senso, questo lasciar correre il mondo รจ una dote rara e speciale, che vorrei io stessa acquisire.

โ€œQuando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avvieneโ€. Una frase bellissima, che oggi piรน che mai dovremmo tatuarci sulla pelleโ€ฆ

Una frase in cui credo molto, esattamente nella stessa misura in cui credo nel discorso che mette al centro le nostre scelte. Proprio perchรฉ non sappiamo, la vita รจ imprevedibile, dobbiamo curare ogni passaggio. Quando, molto spesso, siamo scoraggiati, non vediamo la fine del tunnel, ecco che ci si para davanti una luce abbagliante, a cui gli occhi non sono preparati. Ci vuole fiducia anche nel corso della storia e nel cicli della Natura: nulla rimane immutabile, le cose belle si concludono, ma anche le brutte finiscono.

Sei nata a Roma e a 23 anni ti sei trasferita a Tokyo, dove tutt’ora vivi. In tempi di pandemia, tu che hai imparato la lezione dโ€™armonia del Sol Levante, cosa vorresti dire ai tuoi lettori italiani?

In tempi di pandemia, credo ci voglia molta flessibilitร , perchรฉ รจ una situazione inedita, per tutti. Mai come adesso, dobbiamo essere in grado di non guardare troppo in lร , ma di concentrarci sul qui ed ora. Unโ€™attesa sul lungo periodo rischia di sfibrarci. Un poโ€™ come essere in apnea: ci dicono di attendere 10 secondi prima di riprendere fiato, poi ci dicono che forse 2 secondi in piรน serviranno, poi ci chiederanno di attendere un altro secondo. Ogni secondi pesa molto di piรน dei dieci secondi iniziali. Non รจ possibile prevedere la conclusione di tutto questo: bisogna fare un grosso sforza di consapevolezza per rimanere concentrati sul presente e non progettare eccessivamente. Non proiettare la felicitร  sul domani, che non conosciamo, ma riuscire a cogliere le piccole cose positive dellโ€™oggi.

Che consiglio daresti a un giovane scrittore?

Il mio consiglio รจ quello di scrivere, poi leggere tanto, per nutrire la propria scrittura, che altrimenti sarebbe povera. E fare esperienza del mondo, una cosa fondamentale. Bisogna scrivere con regolaritร , dedizione, pazienza. Credo che lโ€™ispirazione venga idealmente, all’interno di una settimana, forse per un giorno, tutti gli altri giorni sono la fatica di rimettere le mani su quel momento di ispirazione creativa, rielaborarlo e renderlo comprensibile a tutti.

Maria Pia Romano

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