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Dante Alighieri, qual era il vero volto del Sommo Poeta?

Qual era il vero volto di Dante Alighieri? Ce lo spiega Francesco Fioretti, scrittore e dantista che ha dedicato al sommo poeta diverse pubblicazioni

Qual era il suo vero volto di Dante Alighieri? Abbiamo cercato di “ricostruirlo” grazie al contributo dello scrittore Francesco Fioretti, represented by Walkabout Literary Agency, dantista che ha dedicato al sommo poeta diverse pubblicazioni.

Come dobbiamo immaginarci l’autore della Divina Commedia? Come infatti non conosciamo la sua scrittura, non possedendo neanche un suo autografo, tutto ciò che sappiamo del suo viso ci giunge da ritratti di seconda mano, in particolare quello di Boccaccio, che ce lo descrive così:

“Il suo volto fu lungo, e il naso aquilino, e gli occhi anzi grossi che piccoli, le mascelle grandi, e dal labbro di sotto era quel di sopra avanzato.”

La ricostruzione del volto di Dante Alighieri

I ritratti successivi dei pittori si sono per gran parte ispirati a questo, spesso però esagerando i particolari fino a forme quasi caricaturali. Il primo ritratto pittorico, invece, è quello di scuola giottesca al Palazzo del Bargello di Firenze. Mentre Boccaccio, che non aveva conosciuto personalmente Dante Alighieri, aveva tuttavia “intervistato” molti che lo avevano incontrato, il ritratto del Bargello può avvicinarsi al volto originale soprattutto se lo ha abbozzato Giotto in persona (che lo vide personalmente), il che non si sa quanto sia probabile.

Qualche anno fa al Laboratorio di realtà virtuale nella sede di Forlì della Facoltà di ingegneria dell’Università di Bologna, sotto la guida del prof. Gruppioni, si è ricostruito quello che dovrebbe essere il vero volto di Dante, e la sorpresa non è stata poca: ne è risultato un viso spigoloso sì, ma non quanto quello dei ritratti usuali. Le mascelle risulterebbero ampie, ma senza il mento da strega di Benevento dei ritratti più diffusi. Il naso prominente, in realtà col setto nasale deviato (una brutta botta durante la battaglia di Campaldino?), non era tanto aquilino da somigliare, col mento all’insù, a una mezzaluna da libri illustrati per bambini. E il labbro inferiore sopravanza sì quello superiore, ma senza esagerare.

Gli studi di Fabio Frassetto

Come sono arrivati Gruppioni & C. a restituirci quello che secondo loro sarebbe il volto di Dante Alighieri? Si sono basati sugli studi di Fabio Frassetto, antropologo dell’Università di Bologna che, in occasione del sesto centenario della morte del poeta (1921), aveva effettuato rilievi sulle sue ossa, conservate a Ravenna. Dal calco del calvario (la mandibola è andata perduta), ricostruito sulla base delle sue misurazioni dallo stesso Frassetto, Gruppioni ha realizzato un modello completo del cranio di Dante.

E Francesco Mallegni dell’università di Pisa, esperto nella ricostruzione facciale, ha utilizzato il modello per realizzare un fac-simile del probabile volto di Dante. È attendibile questa ricostruzione? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe riaprire la tomba, e datare le ossa di Dante, che erano sparite nel 1509 e furono casualmente ritrovate solo nel 1865, durante lavori di restauro del vecchio sepolcro. Se le ossa sono trecentesche (e non si tratta di una bufala ottocentesca), Dante somigliava ai due ritratti dei disegni che vedete sopra, al primo (il Dante del Bargello) all’età all’incirca di trent’anni, al secondo (il Dante di Gruppioni e Mallegni) nel 1321, anno della sua morte.

L’Avatar di Dante

A ricostruire il volto di Dante Alighieri si è cimentata nel recente passato la tech company senese QuestIT, specializzata in tecnologie IA, dando vita a “Digital Dante”, un avanzato avatar creato dall’intelligenza artificiale. Questo “virtual twin” consente di collegare passato, presente e futuro, rispondendo a domande sulla vita di Dante, sulla sua opera, e su numerosi argomenti di cultura generale.

Grazie a un sofisticato modello linguistico, l’avatar può emulare il tono e il linguaggio di Dante Alighieri, rendendo ogni interazione unica. Il Large Language Model incorporato consente a Digital Dante di rispondere in modo preciso e dettagliato, utilizzando espressioni e latinismi tipici dell’epoca.

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