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Premio Strega, 10 libri vincitori da leggere almeno una volta nella vita

Dai classici più blasonati ai libri meno noti, ecco i 10 titoli vincitori del Premio Strega da leggere almeno una volta nella vita.

Abbiamo da poco scoperto i titoli della dozzina finalista alla prossima edizione del Premio Strega. Ma quali sono i libri più belli che hanno ottenuto il prestigioso riconoscimento? Fra romanzi, raccolte di racconti, opere che non hanno bisogno di presentazioni e altre che ai più sono meno note, scopriamo 10 libri che hanno vinto il Premio Strega da leggere almeno una volta nella vita.

10 libri da leggere vincitori del Premio Strega

Il nome della rosa” di Umberto Eco

Edito da Bompiani, “Il nome della rosa” è uno dei romanzi più letti al mondo. Uno di quei titoli che tutti, almeno una volta nella vita, hanno provato a leggere. Ha vinto il Premio Strega nel 1981.

Un’abbazia medievale isolata. Una comunità di monaci sconvolta da una serie di delitti. Un frate francescano che indaga i misteri di una biblioteca inaccessibile.

La chiave a stella” di Primo Levi

Nel 1979 Primo Levi vince il Premio Strega con quello che viene ricordato come il suo libro più ottimista e ironico. Da leggere tanto per la bellezza, quanto per l’opportunità di scoprire un Primo Levi diverso, più leggero.

Faussone, il protagonista di questa “opera prima” di Primo Levi, ovvero del suo primo romanzo d’invenzione, è un operaio specializzato che si lascia alle spalle la dura esperienza della catena di montaggio alla Lancia e gira per il mondo a montare gru, ponti sospesi, strutture metalliche, impianti petroliferi.

Caos calmo” di Sandro Veronesi

“Caos calmo” ha vinto il Premio Strega nel 2006, insieme alla Costituzione italiana che è stata premiata fuori concorso. Un romanzo sorprendente, che merita di essere letto per il modo con cui riesce a parlare all’intimità del lettore.

“Mi chiamo Pietro Paladini, ho quarantatré anni e sono vedovo”. Si presenta così il protagonista di Caos calmo. Un uomo apparentemente realizzato, con un ottimo lavoro, una donna che lo ama, una figlia di dieci anni. Ma un giorno, mentre salva la vita a una sconosciuta, accade l’imprevedibile, e tutto cambia.

Pietro si rifugia nella sua auto, parcheggiata davanti alla scuola della figlia, e per lui comincia l’epoca del risveglio. Osservando il mondo dal punto in cui s’è inchiodato, scopre a poco a poco il lato oscuro degli altri, di quei capi, di quei colleghi, di quei parenti e di tutti quegli sconosciuti che, ciascuno sotto il peso del proprio fardello, accorrono a lui e puntualmente soccombono davanti alla sua incomprensibile calma. Così la sua storia si fa immensa, e li contiene tutti, li guida, li ispira.

Il desiderio di essere come tutti” di Francesco Piccolo

Nel 2004 si aggiudica il Premio Strega Francesco Piccolo con un originale e commovente romanzo di formazione.

I funerali di Berlinguer e la scoperta del piacere di perdere, il rapimento Moro e il tradimento del padre, il coraggio intellettuale di Parise e il primo amore che muore il giorno di San Valentino, il discorso con cui Bertinotti cancellò il governo Prodi e la resa definitiva al gene della superficialità, la vita quotidiana durante i vent’anni di Berlusconi al potere, una frase di Craxi e un racconto di Carver…

Se è vero che ci mettiamo una vita intera a diventare noi stessi, quando guardiamo all’indietro la strada è ben segnalata, una scia di intuizioni, attimi, folgorazioni e sbagli: il filo dei nostri giorni.

Francesco Piccolo ha scritto un libro che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva: sarà impossibile non rispecchiarsi in queste pagine (per affinità o per opposizione), rileggendo parole e cose, rivelazioni e scacchi della nostra storia personale, e ricordando a ogni pagina che tutto ci riguarda.

Tempo di uccidere” di Ennio Flaiano

“Tempo di uccidere” è un romanzo memorabile per tante ragioni. La prima: è il primo libro ad essere decretato vincitore del Premio Strega, nel 1947.

«Quando la campagna sarà finita non pochi si precipiteranno a scrivere dei libri» annota Flaiano nel febbraio del 1936, mentre, sottotenente del Genio, partecipa alla guerra d’Etiopia.

«Già immagino il contenuto e i titoli: “Fiamme nel Tigrai”, “Africa te teneo”, “Tricolore sull’Amba”!». Non a caso, attenderà dieci anni prima di ricavare da quella sofferta esperienza – fatta di sete e stanchezza, caldo e paura – un romanzo.

Un romanzo sconcertante, tanto più in pieno clima neorealista, che ha come sfondo non la «terra ideale dei films Paramount», ma il paese triste, ingrato, ambiguo, sfuggente delle iene (e che dunque cela di necessità «qualcosa di guasto»), e al centro una vicenda «assolutamente fantastica»: un delitto futile e fatale, che scatena in chi l’ha commesso un corrosivo delirio.

Il Gattopardo” di Giuseppe Tomasi di Lampedusa

Poi è la volta di un libro destinato a segnare indelebilmente la storia della letteratura italiana: “Il Gattopardo”, vincitore del Premio Strega nel 1959.

Siamo in Sicilia, all’epoca del tramonto borbonico: è di scena una famiglia della più alta aristocrazia isolana, colta nel momento rivelatore del trapasso di regime, mentre già incalzano i tempi nuovi (dall’anno dell’impresa dei Mille di Garibaldi la storia si prolunga fino ai primordi del Novecento).

Accentrato quasi interamente intorno a un solo personaggio, il principe Fabrizio Salina, il romanzo, lirico e critico insieme, ben poco concede all’intreccio e al romanzesco tanto cari alla narrativa dell’Ottocento. L’immagine della Sicilia che invece ci offre è un’immagine viva, animata da uno spirito alacre e modernissimo, ampiamente consapevole della problematica storica e politica contemporanea.

Le parole tra noi leggere” di Lalla Romano

Il Premio Strega del 1969 lo vince Lalla Romano con un romanzo che scandaglia l’intricato rapporto fra madre e figli.

Fino a che punto una madre aiuta o mette in difficoltà un figlio negli anni della sua formazione? Si può raccontare il rapporto tra una madre e un figlio? Un confronto tra generazioni nel segno di un coraggio morale che non si ferma davanti alle verità più difficili.

La bella estate” di Cesare Pavese 

Anche il vincitore del Premio Strega nel 1960 è un romanzo di formazione. Stavolta, però, la maturazione della protagonista passa soprattutto per i sensi e la perdita dell’innocenza infantile.

Nel romanzo, nella cui trama non si fatica a percepire in falsariga un afflato melanconico ed elegiaco, viene esplorato il delicato momento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, attraverso un traumatico rito di iniziazione che condurrà la protagonista alla perdita della propria innocenza.

Il senso di delusione per un’esperienza amorosa ingenuamente vagheggiata (che aveva provato a sbocciare nella “bella estate” sognata da Ginia) condurrà inesorabilmente al disincanto e al ripiegamento in sé. Fa da sottofondo una Torino grigia, crepuscolare, che corrompe e sporca l’anima, luogo metaforico di straniamento e disorientamento generazionale.

L’isola di Arturo” di Elsa Morante

Un altro classico che non ha bisogno di presentazioni: “L’isola di Arturo” si aggiudica il Premio Strega nel 1957.

Il romanzo è un’esplorazione attenta della prima realtà verso le sorgenti non inquinate della vita. L’isola nativa rappresenta una felice reclusione originaria e, insieme, la tentazione delle terre ignote.

L’isola, dunque, è il punto di una scelta e a tale scelta finale, attraverso le varie prove necessarie, si prepara qui, nella sua isola, l’eroe ragazzo-Arturo. È una scelta rischiosa perché non si dà uscita dall’isola senza la traversata del mare materno; come dire il passaggio dalla preistoria infantile verso la storia e la coscienza.

La chimera” di Sebastiano Vassalli

Infine un romanzo storico unico, potente, capace di raccontare una storia esemplare – realmente accaduta – che rende giustizia agli innumerevoli casi simili di condanna per stregoneria. “La chimera” di Sebastiano Vassalli ottiene il Premio Strega nel 1990.

Nel 1610 Zardino è un piccolo borgo immerso tra le nebbie e le risaie a sud del Monte Rosa. Un villaggio come tanti, e come tanti destinato a essere cancellato senza lasciare tracce. C’è però una storia clamorosa, soffocata sotto le ceneri del tempo, che Sebastiano Vassalli ha riportato alla luce: la storia di una donna intorno alla quale si intrecciano tutte le illusioni e le menzogne di un secolo terribile e sconosciuto.

Antonia, una trovatella cresciuta nella Pia Casa di Novara, un giorno viene scelta da due contadini e portata a Zardino, dove cerca di vivere con la fede e la semplicità che le hanno insegnato le monache. Ma la ragazza è strana, dice la gente.

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