Pistoia eletta Capitale del Libro 2026

24 Ottobre 2025

Il dossier presentato dalla città votata dalla giuria all'unanimità ha per titolo: "Pistoia: l'avventura del leggere, il coraggio di costruire il futuro".

Pistoia eletta Capitale del Libro 2026

La città toscana di Pistoia si aggiudica il prestigioso titolo di Capitale italiana del libro 2026. Ad annunciarlo il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, alla presenza della Giuria di esperti e dei rappresentanti dei Comuni finalisti, riuniti nella Sala della Crociera della sede del Collegio Romano del ministero per la proclamazione.

Le altre città finaliste per il titolo di Capitale Italiana del libro, in cui Pistoia succede a Subiaco, Capitale del libro 2025, erano Carmagnola (Torino), Perugia, Nardò (Lecce), Tito (Potenza).

Pistoia: l’avventura del leggere

Il dossier presentato dalla città votata dalla giuria all’unanimità ha per titolo: “Pistoia: l’avventura del leggere, il coraggio di costruire il futuro”. Nella motivazione la Giuria, presieduta da Adriano Monti Buzzetti, l’ha definito eccellente spiegando che si distingue “per ricchezza e qualità delle proposte” con un programma che prevede 1500 iniziative distribuite lungo tutto l’anno.

Il ministro Giuli, nel ricevere la busta chiusa con il nome della città vincitrice, ha spiegato sorridendo “la apro dopo, dopo aver cantato” con riferimento alla proclamazione della capitale italiana dell’arte contemporanea dove per annunciare la vittoria di Alba aveva brevemente intonato ‘Albachiara’ di Vasco Rossi.

Nel breve intervento che ha preceduto l’annuncio, Giuli ha ringraziato i presenti a partire dalla giuria (composta anche da Flavia Maraston, Fulvia Toscano, Ugo Berti Arnoaldi Veli e Carlo Puca) spiegando che oggi “è un momento di gioia, di festa: ci ritroviamo a celebrare la cultura con la proclamazione della nuova capitale italiana del libro nella cornice di una delle biblioteche più belle esistenti a Roma” presente nella sala della Crociera per cui “perfino degli analfabeti di ritorno quale io e Carlo Puca che come me ha lavorato in televisione come giornalista di fronte a ciò si sente dire ‘arrendetevi, siete circondati’.

E non c’è niente di più bello che arrendersi alla forza della lettura, alla bellezza del libro, alla sua potenza evocativa, alla forza simbolica della parola scritta che è da sempre veicolo di civiltà. Il titolo di Capitale italiana del libro si inserisce – ha proseguito il ministro- in una architettura più ampia: quella delle capitali italiane, europee, mondiali. Sappiamo bene qual è la responsabilità della città che uscirà vincitrice: avere una caratura internazionale, oltre che locale, italiana, orgogliosamente identitaria”.

La Capitale attuale del libro, Subiaco

Giuli ha poi citato la Capitale attuale del libro, Subiaco, “dove pochi anni dopo Gutemberg si migliorarono le tecniche del libro a stampa” rivelando che “ieri alla vigilia di questa giornata di festa ho cercato tutti gli argomenti possibili che vadano contro l’essenza libro, il manufatto libro.

A Subiaco i due principali allievi di Gutemberg andarono per imprimere a stampa un libro commissionato dal cardinale Bessarione contro la lettura; nel senso che in una di quelle dispute tra platonici e aristotelici tipiche dell’umanesimo Bessarione fa appello alla lezione del ‘Fedro’ di Platone, ovvero di chi fin dall’antichità disse ricordatevi che il libro non dà risposte alle domande che suscita , è un testo scritto” che “ne suscita altre” quindi “non vi darà altro che cio’ che già contiene, per questo la parola scritta va soccorsa dalla parola orale, dal discorso. Ma tutto cio’ Platone l’ha scritto in un libro. Quindi in un certo senso non se ne esce”.

L’importanza del corpo sociale

Il ministro ha affermato poi che “una città che si candida per Capitale del libro deve sapere che c’è molto di più oltre al libro: c’è la comunità, la relazione, ci sono le persone, altrimenti i libri resteranno materia viva ma non dinamica”. Come a dire che “non ha senso essere capitali rappresentare il caput, la testa di un organismo vivente perché senza il corpo sociale la testa non serve a niente”.

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