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Perché le librerie indipendenti hanno reagito meglio alla pandemia

Le librerie indipendenti lo scorso anno hanno registrato un incremento di vendite rispetto al passato. Il motivo? Ce lo spiega Achille Mauri, presidente della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri.

Per la prima volta dopo 37 edizioni consecutive a Venezia, alla Fondazione Cini, il Seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri si svolgerà in diretta online. A causa dell’emergenza sanitaria la Fondazione Umberto e Elisabetta Mauri ha dovuto cambiare il consueto programma, organizzando l’ormai tradizionale appuntamento annuale con modalità online. Ciò però non sarà una limitazione, ma anzi un’occasione di ulteriore apertura internazionale. Ne abbiamo parlato con Achille Mauri, presidente della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri.

In che modo si svolgerà quest’anno il Seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri?

Il XXXVIII Seminario della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri si svolgerà per la prima volta online. Quello che mancherà terribilmente sarà la gente. Ogni anno durante il seminario gli operatori dell’editoria potevano confrontarsi di persona. Cercheremo di ricostruire tale relazione e confronto attraverso la tecnologia, seppur non sarà la stessa cosa.

Come sono andate le librerie in questi 12 mesi contraddistinti dalla pandemia?

Intanto i librai hanno continuato l’attività durante la pandemia. Già questa è una grande cosa. Le librerie indipendenti, le cosiddette “piccole”, vanno bene, hanno retto rispetto allo scorso anno. Addirittura hanno registrato un incremento di vendite rispetto al passato. A soffrire sono state le catene, i grandi spazi, a causa delle restrizioni legate alla circolazione: la gente non entra o lo fa in modo meno frequente. Ma in generale tutto il mercato ha funzionato, è cresciuto.

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A cosa è dovuto l’incremento delle vendite in questo periodo?

Negli ultimi 12 mesi è cresciuta la vendita dei libri in catalogo rispetto alle novità: forse perché quest’ultime sono rallentate. Questa aumentata curiosità è tipica delle grandi crisi, che portano una diversa attenzione al mondo dell’editoria. C’è stato molto più tempo per leggere in questi mesi. Quando ci sono le crisi le persone hanno bisogno di un appoggio. Il libro è un’alternativa per muoversi da dove si è. Durante una crisi è più facile entrare in una libreria piuttosto che in un’agenzia turistica. La libreria è il posto dove si cerca qualcosa, una risposta. I titoli stessi dei libri conducono alla propria necessità. Ci si rivolge al libro perché sono quel poco di esterno che le persone possono portarsi in casa. Un po’ come un mazzo di fiori e le uova. Tre elementi che non soffrono le grandi crisi.

Quali sono le prospettive future per il mercato dell’editoria?

Speriamo per il futuro ad un ritorno alla normalità. Se questo periodo di pandemia dovesse proseguire per molto tempo, molte cose andrebbero cambiate e ripensate in ambito editoriale.

 

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