Ocean Vuong, “L’imperatore della gioia” un romanzo straordinario sulla speranza

22 Settembre 2025

Ocean Vuong torna in libreria con “L’imperatore della gioia" un romanzo intenso su dolore, memoria e speranza che conquista critica e lettori in tutto il mondo.

Ocean Vuong, “L’imperatore della gioia” un romanzo straordinario sulla speranza

Dopo il successo mondiale del suo esordio narrativo con “Brevemente risplendiamo sulla terra” — titolo originale “On Earth We Are Briefly Gorgeous” — del 2019, finalista ai maggiori premi internazionali, e dopo la raccolta poetica “Cielo notturno con fori d’uscita”, vincitrice del T. S. Eliot Prize, Ocean Vuong torna in libreria con “L’imperatore della gioia” — “The Emperor of Gladness” — edito in Italia per Guanda.

Un autore attesissimo: Ocean Vuong

Se nel romanzo d’esordio la narrazione era una lunga lettera autobiografica intrisa del suo stile poetico, ne “L’imperatore della gioia” Vuong sorprende i suoi lettori con un impostazione più tradizionale: un narratore onnisciente, una trama corale, e perfino momenti di ironia che stemperano la densità del testo a cui ci aveva abituato.

Come nota La Lettura, “Niente toni lirici nel nuovo libro di Ocean Vuong. Che per raccontare le sfide di personaggi diversi fra loro ci sorprende con un impianto tradizionale, con un narratore onnisciente e addirittura con l’humour. Un tema chiave: il lavoro”.

Un libro più “accessibile”, quindi, adatto anche a un lettore che non ama la concentrazione emotiva tipica della poesia.

Una trama che scava nel dolore e nella cura

La storia si apre in Connecticut, nella città immaginaria e post-industriale di East Gladness — da cui prende il titolo il romanzo in lingua. È qui che il diciannovenne Hai, figlio di immigrati, è pronto a saltare giù da un ponte per togliersi la vita. Ma una voce lo interrompe: è Grazina, un’anziana vedova tedesca sopravvissuta alla Seconda Guerra Mondiale e affetta da demenza.

Questo incontro imprevisto segna entrambi, ma soprattutto salva Hai, che diventa il suo custode. Dal legame tra un giovane disperato e un’anziana smarrita nasce un’inedita epica di sopravvivenza fatta d’affetto, solidarietà, spiritualità e cura: gesti che si intrecciano fino a trasformare la vita del ragazzo, il suo rapporto con la famiglia e con la comunità, anch’essa in crisi profonda.

Temi forti: lavoro, memoria, identità

Questo libro affronta tre grandi punti fondamentali: il lavoro precario d’immigrati e giovani di provincia, costretti a vivere con poco e a guardare da lontano il sogno americano che tanto viene chiacchierato e sponsorizzato in ogni prodotto USA; la memoria Storica, incarnata dalla vecchia Grazina, e al contempo la malattia, che è anche simbolo di fragilità del presente; infine l’identità: una ricerca di radici, il rifiuto delle stesse e ancora l’accettazione, l’isolamento. Ma nonostante la durezza dei temi, il romanzo non rinuncia a momenti di humour e leggerezza: piccoli episodi che ricordano che la sopravvivenza passa anche dalla capacità di sorridere nel buio.

La critica internazionale

The Guardian

A novel that breaks your heart without ever lapsing into sentimentality, while at the same time managing to be wildly funny.”
“Un romanzo che spezza il cuore senza mai scivolare nel sentimentalismo, riuscendo al tempo stesso a essere selvaggiamente ironico.”

Oprah Winfrey

“One of the best books I’ve ever read.”
“Uno dei migliori libri che abbia mai letto.”

Björk

“A Huckleberry Finn for the 21st century.”
“Un Huckleberry Finn per il Ventunesimo secolo.”

Chicago Review of Books

Going home, wherever that is: Vuong creates characters who are both ordinary and luminous, caught in the precarious balance between despair and resilience.”
“Tornare a casa, ovunque essa sia: Vuong crea personaggi al tempo stesso ordinari e luminosi, sospesi nel precario equilibrio tra disperazione e resilienza.”

Uno stile diverso, ma sempre riconoscibile

Con questo nuovo romanzo Vuong fa un esperimento: non abbandona del tutto la sua prosa poetica, ma la bilancia con una struttura più classica da romanzo; lo fa, come scrive Adroit Journal, con la capacità di “dare voce a personaggi comuni che resistono, con dignità, alle condizioni più difficili” (“giving voice to ordinary characters who endure, with dignity, the harshest conditions”).

La critica ha sottolineato che la scrittura alterna realismo e lirismo, ferocia e sentimento, dolore e comicità. Come riassume Roberto Festa su la Repubblica: “Con una scrittura che alterna realismo e lirismo, Vuong costruisce in ‘L’imperatore della gioia’ un’epica di sopravvivenza e resilienza”.

Un romanzo necessario

“L’imperatore della gioia” non è un libro “facile”: chiede al lettore di immergersi nella disperazione di Hai, di affrontare il trauma della guerra attraverso la memoria di Grazina, di interrogarsi sul lavoro, sull’immigrazione, sulla possibilità di ricominciare.

Ma offre anche un respiro di speranza: la possibilità che la cura reciproca, l’amore non sentimentale ma quotidiano, diventino strumenti di resistenza.

Come ha scritto AP News, “Vuong builds moments that are intense but never melodramatic, balancing heartbreak with a sharp sense of humanity” (“Vuong costruisce momenti intensi ma mai melodrammatici, bilanciando il dolore con un acuto senso di umanità”).

In un mondo che appare sempre più frammentato, il romanzo diventa un atto politico e poetico: ricordarci che la gioia, anche se fragile, è ancora possibile.

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