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“Nel mare ci sono i coccodrilli”, storia di un rifugiato politico afghano in Italia

"Nel mare ci sono i coccodrilli", il terzo libro di Fabio Geda uscito nel 2010, racconta la storia di Enaiatollah Akbari, rifugiato politico nato in Afghanistan.

Il libro che vi consigliamo oggi è “Nel mare ci sono i coccodrilli“, il terzo libro di Fabio Geda uscito nel 2010 che racconta la storia di Enaiatollah Akbari, rifugiato politico nato in Afghanistan che oggi 1° settembre compie gli anni. Oggi Enaiatollah Akbari vive e lavora a Torino. “Ena ha finito di raccontare la sua storia poco dopo avere compiuto 21 anni (forse). La data del suo compleanno l’ha decisa la questura: 1 settembre. Ha appena scoperto che nel mare ci sono davvero i coccodrilli”. Il romanzo è basato sulle interviste fatte dall’autore a Enaiatollah, che racconta della sua reale esperienza di vita: dalla sua nascita in Afghanistan, al suo arrivo in Italia.

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Nel mare ci sono i coccodrilli: storia di Enaiatollah Akbari

Di etnìa hazara, Enaiatollah Akbari vive a Nava, un villaggio dell’Afghanistan da dove è costretto a fuggire a causa delle persecuzioni dei talebani. “Nel mare ci sono i coccodrilli” racconta la sua odissea: la prima meta è il Pakistan, la città di Quetta. Giunto a Quetta, Enaiatollah viene lasciato dalla madre che ritorna alla propria casa dagli altri due figli. Il protagonista, trovandosi lì un lavoro, conosce Sufi e con lui parte alla volta dell’Iran. Lì lavorano come muratori e dopo un controllo di polizia per due volte Enaiatollah viene rimpatriato forzatamente in Pakistan da dove rientra in Iran da clandestino. Resta tre anni in Iran, mentre era stato un anno e qualche mese in Pakistan. In Iran vive a Qom e ad Esfahan.

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Enaiatollah, transitando per Teheran e Tabriz, parte per la Turchia. Arriva ad Istanbul. Una volta lì va in Grecia con dei ragazzini afghani della sua età. Prima giunge all’isola di Lesbo con un avventurosa e drammatica traversata in gommone, poi va ad Atene, indi a Corinto. Di qui, da clandestino, parte in nave per l’Italia. Come ultima meta arriva in Italia; sbarca a Venezia, poi va a Roma ed infine a Torino. In Italia studia e viene preso in custodia da una famiglia (Marco e Danila). Alla fine riesce a contattare la madre, dopo otto anni di distacco da lei. Finisce di narrare all’età di 21 anni.

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Lo scrittore nato a Kabul ha commentato gli ultimi tristi sviluppi legati alla conquista talebana dell’Afghanistan, sua terra d’origine.

Un’odissea tra la miseria e la nobiltà umana

Se nasci in Afghanistan, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, può capitare che, anche se sei un bambino alto come una capra, e uno dei migliori a giocare a Buzul-bazi, qualcuno reclami la tua vita. Tuo padre è morto lavorando per un ricco signore, il carico del camion che guidava è andato perduto e tu dovresti esserne il risarcimento. Ecco perché quando bussano alla porta corri a nasconderti. Ma ora stai diventando troppo grande per la buca che tua madre ha scavato vicino alle patate. Così, un giorno, lei ti dice che dovete fare un viaggio. Ti accompagna in Pakistan, ti accarezza i capelli, ti fa promettere che diventerai un uomo per bene e ti lascia solo.

Da questo tragico atto di amore hanno inizio la prematura vita adulta di Enaiatollah Akbari e l’incredibile viaggio che lo porterà in Italia passando per l’Iran, la Turchia e la Grecia. Un’odissea che lo ha messo in contatto con la miseria e la nobiltà degli uomini, e che, nonostante tutto, non è riuscita a fargli perdere l’ironia né a cancellargli dal volto il suo formidabile sorriso. Enaiatollah ha infine trovato un posto dove fermarsi e avere la sua età.

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