E’ morto lo scrittore Raffaele La Capria. Scrittore, sceneggiatore e traduttore, ha raccontato i vizi e le virtù della sua Napoli, vincendo nel 1961 il Premio Strega con “Ferito a morte“, imponendosi come una delle voci più significative della letteratura italiana del secondo ‘900. Il 3 ottobre prossimo avrebbe compiuto 100 anni.
Il cordoglio di Franceschini
Raffaele La Capria
Nato a Napoli il 3 ottobre 1922, Dopo essersi laureato in giurisprudenza all’Università degli Studi di Napoli Federico II nel 1947 e dopo aver soggiornato in Francia, Inghilterra e Stati Uniti Raffaele La Capria nel 1950 si è trasferito a Roma. Nel 1957 ha frequentato a Harvard l’International Seminar of Literature.
Collabora alle pagine culturali del Corriere della Sera: Dal 1990 è condirettore della rivista letteraria Nuovi Argomenti. È autore di radiodrammi per la Rai. È stato anche co-sceneggiatore di molti film di Francesco Rosi, tra i quali Le mani sulla città (1963) e Uomini contro (1970) e ha collaborato con Lina Wertmüller alla sceneggiatura del film Ferdinando e Carolina.
Nel 1961 vinse il Premio Strega con “Ferito a morte”. Nel settembre del 2001 ha ricevuto il Premio Campiello alla carriera e nel 2002 gli viene assegnato il Premio Chiara, sempre alla carriera. Nel 2005 vinse il Premio Viareggio per la raccolta L’estro quotidiano. Nel 2011 gli è stato assegnato il premio Alabarda d’oro alla carriera per la letteratura; nel 2012 il Premio Brancati.
I libri di Raffaele La Capria
Con la sua opera più celebre “Ferito a morte”, Raffaele La Capria sperimenta una narrazione su piani multipli, che sovverte la successione temporale degli eventi, attraverso i ricordi del giovane Massimo De Luca, personaggio in cui l’autore raffigura sé stesso.
Erano passati molti anni prima che La Capria scrivesse un altro romanzo, Amore e psiche (Bompiani, 1973), che lui stesso giudicò poi un esperimento fallito per «eccesso di intellettualismo». L’intento era usare le tecniche della psicoanalisi per evocare indirettamente dal punto di vista del protagonista una vicenda che quel personaggio stesso rimuove perché troppo dolorosa.
Da allora non erano più usciti romanzi firmati da La Capria, ma molti libri d’altro genere, spesso ibridi: i testi autobiografici di False partenze (Bompiani, 1974) e La neve del Vesuvio (Mondadori, 1988), i brevissimi racconti di Fiori giapponesi (Bompiani, 1979), gli elogi della misura contenuti dei saggi La mosca nella bottiglia (Rizzoli, 1996) e Lo stile dell’anatra (Mondadori, 2001). Quasi tutti, come ha scritto Silvio Perrella, si possono considerare nati «da una costola di Ferito a morte».