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Missiroli, “Fedeltà”: “Le ambiguità vivono anche all’interno della felicità”

Intervista a Marco Missiroli su Fedeltà, il suo ultimo romanzo. Tradimenti, Milano, letture e modelli di scrittura sono gli ingredienti di questo romanzo

MILANO – È recentemente uscito nelle librerie Fedeltà, il nuovo libro di Marco Missiroli, l’autore di Atti osceni in luogo privato. Il romanzo affronta la tematica del tradimento e dell’infedeltà, ma anche della fedeltà a se stessi: quattro personaggi protagonisti, che conducono vite apparentemente normali e serene, si trovano a dover fare i conti con dei loro lati nascosti e sotterranei, delle loro ossessioni che faticano ad abbandonare. Con uno stile secco , che tratteggia i personaggi come farebbe una macchina da presa, Missiroli ci presenta una storia in cui ognuno di noi potrebbe rivedersi, divisa tra Milano e Rimini, e tra il 2008 e il 2018.

Il libro si apre con una frase di Philip Roth. Quali sono i tuoi modelli di scrittura? Che valore ha per te la letteratura?

Philip Roth è l’ispirazione per quanto riguarda l’ambiguità di una letteratura che deve portare avanti i toni anche di grigi, non solamente del bianco e del nero. Lui era un maestro nel tirare fuori l’ambiguità anche dalle scene quotidiane ed è questo l’impatto che lui ha avuto su di me in questo libro. Non c’è tanto altro, si ferma quasi alle prime pagine, per poi arrivare invece a quello che è il mio grande riferimento che è Bernard Malamud, per quanto riguarda la timidezza della scrittura applicata a delle scene figlie, non alle scene madri, e per quanto riguarda Arthur Schnitzler, stiamo parlando del valzer delle fragilità, che i miei personaggi mettono in scena in questo romanzo, come lui aveva fatto in Doppio sogno, dove però c’era una sorte di speranza finale, invece in questo libro ciò che domina è l’ambiguità, anche questa forse, sì, presa da Roth davvero fino alla fine. Ecco questi sono i modelli che hanno dominato questo libro, insieme a Buzzati e alla rincorsa a quella che è una passione nascosta.

Il libro dà uno spaccato di un aspetto contraddittorio dell’esistenza umana: i personaggi tradiscono ma non sono infelici con i propri partner, perché dunque si tradisce? Cosa spinge un uomo a desiderare l’altro così tanto da esserne quasi ossessionato, come nel caso di Carlo?

Grazie a dio le ambiguità vivono anche all’interno della felicità, altrimenti chi è felice sarebbe piatto, quasi bidimensionale. Invece ci sono queste forze carsiche che vanno avanti, spingono i personaggi, gli uomini, comunque la vita, verso direzioni non prevedibili e questo rende tutto più interessante e diciamo caratterizzato da una forza imprevedibile e soprattutto magnifica. Quindi ho cercato di tirare fuori anche cose inaspettate all’interno di una situazione apparentemente normale, come avviene nella vita, e come avviene generalmente quando c’è uno strato apparente di serenità, di felicità. Anzi è proprio questo l’interrogativo: le ossessioni dove nascono, quando nascono e perché resistono così tanto a lungo, perché molto spesso rimangono nascoste e celate ed è lì che mettono radici. A me interessava anche il processo di quando un’ossessione o una fissazione mette proprio radici, si radica all’interno di un animo umano e anche di un’epoca, perché questa è un’epoca che può accogliere benissimo l’ossessione proprio per la grande difficoltà che presenta sotto più punti di vista.

Milano è un elemento molto vivo nel romanzo, tanto da essere un personaggio a tutti gli effetti: che cos’è per te Milano?

Milano è l’elemento fondamentale del romanzo perché accoglie quelli che sono i processi di infedeltà di tutti i personaggi. Milano è una città che produce infedeltà perché ogni quartiere ha un’anima a sé stante. Attraversare con un’unica camminata i vari quartieri ti svela varie parti di te, anche quelle che non vuoi vedere e che in qualche modo ti nasconde rispetto a quelle che non vuoi vedere oppure ti rivela in base alle scelte che fai tu. Quindi è una città che stana, ed è una città che a volte ti può nascondere nelle tue infedeltà e a volte ti dichiara quello che tu non riesci a dimostrarti perché hai paura, o perché sei ritorto su te stesso. È una città che diventa davvero personaggio perché agisce sulle intenzioni e sulle voglie e sugli istinti di ognuno dei protagonisti del romanzo. È uno dei protagonisti di Fedeltà.

Quanto tempo dedichi alla lettura? Quali sono le tue altre passioni e quanto influiscono nella tua scrittura?

Potremmo dire che leggo sempre, anche se ultimamente un po’ meno, a causa delle serie televisive che sono un’altra mia grande passione, e al cinema. Probabilmente il cinema è la mia prima passione, per cui vado molto spesso e con le serie televisive ho occupato del tempo che prima dedicavo alla lettura, e questa è una cosa che un po’ mi dispiace e un po’ no: alla fine sono tutte cose che influenzano la scrittura e la narrazione. Forse non è un caso che Fedeltà abbia una struttura in dissolvenza: ha legami con il cinema.

Quali sono le tue serie TV preferite?

Le serie televisive sono state per me davvero, non dico un sostituto di un libro, ma un complemento di un libro, per cui direi Breaking bad, che un po’ è stato un castigo e delitto, non “delitto e castigo”, ma anche Black mirror, Boardwalk empire, Homeland, la prima stagione di House of cards. Sono serie che mi hanno davvero arricchito sotto il punto di vista letterario.

Photo credits: Valentina Vasi

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