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Michela Murgia: l’eredità che ci lascia tra letteratura e attivismo

Michela Murgia ci ha lasciati ma ci lascia oggi un testimone imponente, che spetta a noi portare avanti nella corsa. 

Michela Murgia ci ha lasciati all’età di 51 anni, dopo aver, a maggio, raccontato la sua malattia. Scrittrice, attivista, drammaturga è stata una delle intellettuali più importanti del nostro tempo, riuscendo a creare una rete di legami indossolubili tra tutti quelli e tutte quelle che l’hanno amata, ascoltata, ammirata, letta. Pioniera del femminismo italiano contemporaneo, ci lascia oggi un testimone imponente, che spetta a noi portare avanti nella corsa. Ne abbiamo parlato nella nuova puntata del podcast “Culture Days”.

Il dolore per la perdita di Michela Murgia

Perdere Michela Murgia è un colpo al cuore, come sentire un cratere dentro al corpo. Perché le sue parole, le sue idee e le sue battaglie scorrono dentro le nostre vene e tra i nostri neuroni e tutti e tutte siamo consapevoli che ci mancherà. Anzi, che mancherà. Una donna che ha sempre fatto rumore, mai zitta, sempre in prima linea. Che ci ha insegnato davvero il peso delle parole e delle idee. 

Qui l’intervista di Stella Grillo a Michela Murgia:

Biografia

Nata il 3 giugno 1972 a Cabras, un piccolo comune di quasi 9mila abitanti in provincia di Oristano in Sardegna, Michela Murgia è stata una vera intellettuale dai mille volti.

Infatti, prima di iniziare la carriera di scrittrice ha svolto diverse attività, compresa quella di insegnante di religione: significativa tra le altre l’esperienza come venditrice telefonica riversata nel suo primo libro, “Il mondo deve sapere” (2006), sorta di blog sul mondo dei call center e delle multinazionali che ispirerà l’opera teatrale omonima e il fortunato film di Virzì “Tutta la vita davanti”. 

Legatissima alle sue radici, nel 2008 pubblica per Einaudi “Viaggio in Sardegna”, una guida letteraria ai luoghi meno noti dell’isola. Due anni più tardi esce, sempre per Einaudi, “Accabadora”, romanzo che intreccia nell’isola degli anni Cinquanta i temi dell’eutanasia e dell’adozione: con questo vince prima il Premio Dessìe poi il SuperMondello e il Campiello. 

Letteratura e politica

Con la sua scrittura ha donato uno sguardo critico sulla società attuale (e non solo) esplorando l’identità, la spiritualità, il potere, la politica, la morte, ed è diventata un faro nel femminismo (intersezionale) contemporaneo.  Perché Michela Murgia è stata tra i commentatori politici, i social media influencer e le scrittrici letterarie più credibili e amate d’Italia.

Il suo nome, il suo volto ridente e la sua bellissima voce sono familiari a qualsiasi italiano interessato ai libri, al femminismo e all’analisi culturale della politica nazionale. Il suo lavoro letterario è stato un vero percorso politico, volto a combattere gli aspetti più spinosi del nostro tempo: il patriarcato, i diritti della comunità LGBTQA+, il concetto di famiglia queer, il capitalismo, il consumismo.

Insomma, ogni suo passo ed ogni sua parola hanno rappresentato un tassello fondamentale per le riflessioni più urgenti da affrontare nell’oggi. E lo ha sempre fatto attraverso quel suo sorriso caldo, le sue sfumature di accento sardo, ironia e trasparenza. Arrivando ad una comunità enorme, da Instagram, alle librerie passando per TikTok e Spotify. Sfruttando, perciò, ogni mezzo di comunicazione per far risuonare le sue idee. 

I libri da non perdere

 

Nel gennaio 2006 Michela Murgia viene assunta nel call center della multinazionale americana Kirby, produttrice del “mostro”, l’oggetto di culto e devozione di una squadra di centinaia di telefoniste e venditori: un aspirapolvere da tremila euro, “brevettato dalla NASA”.

Mentre, per trenta interminabili giorni, si specializza nelle tecniche del “telemarchètting” e della persuasione occulta della casalinga ignara, l’autrice apre un blog dove riporta quel che succede nel call center: metodi motivazionali, raggiri psicologici, castighi aziendali, dando vita alla grottesca rappresentazione di un modello lavorativo a metà tra berlusconismo e Scientology.

Un racconto sul precariato in Italia, che fa riflettere, incazzare e, miracolosamente, ridere. Fino alle lacrime. Questo primo romanzo di Michela Murgia ha ispirato il film di Paolo Virzì, “Tutta la vita davanti”.

 

Michela Murgia, con una lingua scabra e poetica insieme, usa tutta la forza della letteratura per affrontare temi complessi senza semplificarli. E trova le parole per interrogare il nostro mondo mentre racconta di quell’universo lontano e del suo equilibrio segreto. Il romanzo, vincitore del Premio Campiello 2010 parla del mito sardo dell’accabadora. Il libro racconta la storia di Maria, una vecchia donna della Sardegna che svolge il ruolo di “accabadora”, una figura tradizionale che assiste le persone morenti nel loro passaggio verso la morte.

L’accabadora è una sorta di “buona morte” o “donna della morte” che, secondo le tradizioni locali, aiuta coloro che sono vicini alla fine della loro vita a morire in modo dignitoso e senza sofferenze eccessive. Nel romanzo, Michela Murgia esplora le sfumature culturali e morali di questo ruolo, ponendo domande sul significato della morte, della compassione e dell’etica.

 

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. 

Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un’ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.

Perchè  con le parole le donne spariscono dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la possibilità di ognuna di essere pienamente se stessa. 

 

il suo ultimo libro, un vero e proprio testamento uscito pochi giorni dopo aver parlato del suo tumore al 4 stadio, a maggio 2023.  Un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva.

“Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita.” A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d’orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo. 

 

 Grazie Michela.

 

Stella Grillo

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