Maurizio De Giovanni torna con “L’orologiaio di Best”, un libro sul tempo e il destino

22 Ottobre 2025

Maurizio De Giovanni è in libreria con L'orologiaio di Brest": un thriller noir psicologico e introspettivo ma con una forte enfasi sui temi dell'identità, della memoria e del destino.

Maurizio De Giovanni torna con L'orologiaio di Best, un libro sul tempo e il destino

Maurizio De Giovanni torna in libreria, per la prima volta edito da Feltrinelli, con “L’orologiaio di Brest“. Si tratta di un thriller noir psicologico e introspettivo, tipico dello stile dell’autore napoletano, ma con una forte enfasi sui temi dell’identità, della memoria e del destino.

In questo romanzo, De Giovanni riesce a costruire un universo narrativo frammentato, in cui la vera tensione non deriva solo dall’indagine poliziesca (il noir), ma dal confronto tra identità costruite e realtà distruttive. Andrea Malchiodi, il professore, incarna l’individuo borghese e metodico la cui “tetragona stabilità” viene rasa al suolo non da una tragedia vera, ma da una “falsa accusa”. La sua caduta è un commento amaro sulla fragilità della reputazione e sulla tirannia delle apparenze nel mondo moderno.

“L’Uomo” (l’esecutore) e, per estensione, L’Orologiaio, introduce il tema del destino e della colpa. L’Uomo si considera uno “strumento”, e il suo rituale di purificazione e la sua successiva figura di riparatore di orologi (il Barone) suggeriscono una lotta tra la volontà individuale e una necessità superiore. La sua abilità di “rimettere in moto gli ingranaggi” è la metafora centrale del romanzo.

Il personaggio di Maddalena, infine, rappresenta la forza rivoluzionaria della passione che sfida il destino e i piani, rivelando che l’amore, anche il più segreto e difficile, è l’unica vera forza in grado di annullare le differenze.

L’orologiaio di Brest

L’ordine e la rigorosa metodicità erano il credo del professor Andrea Malchiodi, un uomo la cui vita perfettamente prevedibile viene spazzata via da una catastrofe improvvisa: una falsa accusa di ricatto sessuale che gli costa la carriera universitaria e il matrimonio. Malchiodi, pur sapendo di essere innocente, è costretto a una vita in attesa, un’esistenza svuotata in cui l’unica resistenza è aggrapparsi alle vecchie abitudini.

Nello stesso mondo, ma operando nelle tenebre del potere, agisce “l’Uomo”, un esecutore fedele di un’oscura Entità. Egli è un “strumento” che non mette in discussione il sangue che le sue mani sono costrette a versare, convinto di essere al servizio di una causa alta e nobile che impone un ordine segreto.

In un’altra dimensione ancora, la giovane Maddalena vede tutte le sue ambizioni di indipendenza distrutte dalla forza rivoluzionaria di un amore inatteso e socialmente sconveniente, un sentimento che la spinge a rimettere in discussione ogni scelta fatta finora.

Quando le esistenze spezzate di questi personaggi sono sull’orlo del collasso, tutte le strade sembrano convergere verso un luogo enigmatico: il Café Pierrot. È qui che opera L’orologiaio di Brest, un barbone dall’aspetto dimesso ma dalle mani infallibili, che ripara orologi di inestimabile valore – dai Patek Philippe ai Nautilus – con un rito ferreo e assoluto: consegna l’orologio e non tornare mai più.

In un mondo dove il tempo si è fermato per chi è stato travolto dalla giustizia o dall’amore, l’Orologiaio è il custode di un meccanismo rotto. Riuscirà la sua misteriosa arte a rimettere in moto gli ingranaggi della verità e della giustizia, o l’ordine che ristabilisce non è altro che un nuovo, crudele inganno?

Intervista a Maurizio De Giovanni

Abbiamo intervistato l’autore in merito al suo nuovo libro “L’orologiaio di Brest” per approfondire i temi legati ai protagonisti e alle vicende di cui si parla all’interno dell’opera.

L’orologiaio è centrale nel titolo, e nel romanzo il tempo è frammentato: il passato negato di Andrea, il passato ossessivamente ricercato di Vera, il passato cristallizzato di Carlo. L’orologio simboleggia un tempo che può essere “riparato”, “regolato” e “riportato al presente”, o piuttosto un tempo che, una volta perduto, non torna più?

Il tempo nel romanzo non scorre, si spezza, si nasconde, si nega. Andrea, Vera, Carlo: ognuno vive un tempo ferito, una frattura che non si ricompone.

Un orologio fermo è come un ricordo sepolto, dimenticato, o forse rimosso per scelta. Ma anche un orologio si può riparare. E allora, in questo gesto semplice, c’è la speranza che anche il passato possa essere riattivato, che le lancette possano tornare a segnare un presente, a parlare con l’oggi.

Anche se alcuni momenti, alcune scelte, quando si spezzano, si perdono per sempre, l’orologio può riprendere a muoversi, ma non segnerà mai più l’ora esatta di quello che è stato. E questo Andrea, Vera e Carlo lo scoprono a proprie spese: ognuno cerca nel tempo un appiglio, ma trova soltanto riflessi, brandelli, frammenti.

La “Letizia del Martello”: Questa filosofia cinica giustifica azioni nefaste (omicidi, golpe) in nome di un “Bene” superiore. Questo tema rappresenta una critica specifica a coloro che agiscono nell’ombra, o un’indagine più universale sul rapporto tra ideale e cinismo nel potere?

Chi esercita il potere nell’ombra crede sempre di farlo per un bene superiore. Eppure, dietro a questo “bene” ci sono solo giustificazioni del cinismo, mascherate da idealismo. “La Letizia del Martello” rappresenta proprio questo: una giustificazione intellettuale della violenza e della manipolazione.

Non è solo un riferimento a un’epoca, quella dei misteri italiani, dei servizi deviati, delle ideologie sfilacciate, ma è una riflessione eterna. Ogni potere, quando si chiude in sé stesso, quando si svincola dalla morale e si ammanta di superiorità, diventa distruttivo. È la storia che si ripete, travestita ogni volta con parole diverse. Io ho voluto raccontarlo con una lente nera, ma profondamente umana, cercando i volti e le emozioni dietro i grandi meccanismi.

In che modo l’assenza forzata e la menzogna sull’identità e sul destino di Carlo Malavasi (padre biologico di Andrea) e di Marco Coen (padre biologico di Vera) hanno plasmato e distorto le identità adulte di Andrea e Vera, condizionando le loro relazioni, le loro scelte di vita e la loro percezione di sé?

Andrea e Vera sono due figli del silenzio, figli di un’assenza. Cresciuti su una bugia, su una verità rimossa, si sono costruiti delle identità fragili, zoppe, inquinate da un passato che nessuno ha mai voluto raccontare.

Andrea, una volta scoperto, quasi rifiuta il passato perché lo teme. Vera, al contrario, insegue il passato con ferocia, quasi a volerlo addomesticare, ne fa ossessione, come se ritrovare l’origine potesse salvarla. Ma nessuno dei due può davvero capire sé stesso finché la figura del padre, vera o inventata, resta nel buio.

Solo la verità, per quanto dolorosa, può permettere un riscatto. Forse.

Come si inserisce quest’opera all’interno della tua produzione letteraria? Con quali novità e punti di incontro o continuità?

L’orologiaio di Brest è, per me, un punto di svolta e di continuità.

C’è la memoria, come sempre, immersa in un tempo più vicino a noi quello degli anni Ottanta, un’Italia ferita ma viva, che cercava di ricostruirsi dopo la paura.

C’è il mistero, ma non più solo quello del delitto: c’è il mistero del potere, della fede, della colpa.

È una storia che parla del rapporto tra l’individuo e la Storia, tra la fragilità privata e la grande menzogna collettiva.

È diverso dalle mie serie, ma non è lontano da loro: anche qui c’è un’indagine, anche qui c’è una ferita che va sanata. Solo che, stavolta, non c’è un delitto da risolvere: c’è un’identità da ricomporre. E il colpevole è il tempo stesso.

Ho cercato di raccontare le macerie del Novecento italiano e l’illusione del presente, la memoria, la menzogna, l’amore e la colpa. Ma con la stessa domanda da cui forse nasce ogni storia: che cosa ci rende ciò che siamo?

Conoscere i personaggi attraverso alcuni estratti del libro

Per gentile concessione della casa editrice Feltrinelli, vi proponiamo alcuni estratti dei libro che ben caratterizzano i protagonisti.

1.L’uomo (l’esecutore)
Questi estratti definiscono il personaggio all’inizio della storia, un uomo potente ma metodico, coinvolto in qualcosa di segreto e ritualistico:

“Non aveva perso la coscienza della propria funzione, né aveva mai immaginato di essere altro che uno strumento. Eccola, la parola chiave…”

“Ha colpa il coltello di essere affilato? Ha colpa di tagliare il pane, o di affondare nella carne… Il coltello non ha colpa, e può essere soltanto felice di sé, qualora la mano che lo utilizza sia la più alta e nobile.”

“Per quanto fosse terribile ciò che aveva fatto e dovuto fare, per quanto fosse mostruoso ciò che gli era toccato di vedere, per quanto fosse oscuro ciò che aveva dovuto combattere, non era mai venuto meno il senso di quello che aveva scelto di essere.”

2. Andrea Malchiodi
Questi passaggi presentano il professor Andrea Malchiodi e l’evento traumatico (“il casino”) che ha distrutto la sua vita ordinata e prevedibile:

“Il professor Andrea Malchiodi si era attenuto a un unico, semplice principio: non cambiare.”

“Ragion per cui, era importante mantenere intatte le abitudini. In attesa del passaggio della tempesta.”

“Aveva accettato la soluzione, sottovalutando le conseguenze. Daniela, la moglie, con la quale c’erano già da un pezzo delle incrinature, gli aveva imposto di sloggiare per il bene della figlia.”

3. Maddalena
Questi estratti introducono Maddalena e il suo amore inaspettato, che contraddice tutti i suoi piani per il futuro:

“È felice, Maddalena. Perché si ritiene forte nel rapporto col suo innamorato. Fortissima.”

“Erano state proprio le parole, però, a stravolgerle l’esistenza. Dimostrandole che l’amore esiste, ed è una forza rivoluzionaria.”

“Io sarò un’insegnante, ripete fra sé Maddalena, ostinata. E mai dipenderò da qualcuno. Me lo hai insegnato tu, mamma. Ma che donna sarò, se non potrò avere l’amore di chi voglio?”

4. Il Barone e L’Orologiaio (Il Café Pierrot)
Questi passaggi, sono essenziali per introdurre la figura dell’orologiaio (il barbone) e l’ambientazione del Café Pierrot, elementi cruciali del romanzo:

“Dallo sportello uscì una gamba, poi un’altra, infine un ometto azzimato con quattro peli sulla sommità del cranio. Gli abiti che indossava avevano con ogni probabilità un costo sufficiente a rilevare l’intero locale con annessa attività.”

“Metta il pacchetto sul bancone e se ne vada. Venga fra una settimana esatta, stessa ora, con duemilacinquecento euro in contanti, e lo troverà nell’identico punto. Lo piglierà e se ne andrà, senza tornare mai più: è la procedura.”

“Il proprietario del caffè pigliò il pacchetto e lo portò al barbone seduto all’esterno, che non aveva smesso di fissare il vuoto.”

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