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Matteo Losa, “Le fiabe possono aiutare a sconfiggere il cancro”

Il giovane scrittore, malato di cancro e appassionato di lettura e scrittura, attraverso il libro "Piccole fiabe per grandi guerrieri" cerca di raccontare come si può affrontare questa terribile malattia

MILANO – “Le fiabe non raccontano ai bambini che i draghi esistono. I bambini sanno già che i draghi esistono. Le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi”. Basterebbe questa frase di Gilbert Keith Chesterton per riassumere uno dei messaggi chiave che lo scrittore Matteo Losa ha voluto lanciare con il libro “Piccole fiabe per grandi guerrieri“. L’autore è lui stesso un guerriero: un ragazzo malato di cancro, appassionato di lettura e scrittura, che attraverso le fiabe cerca di raccontare come si può affrontare questa terribile malattia. Le fiabe del libro corrispondono ai diversi stati d’animo che si provano di fronte alla malattia, e sono illustrate da Javier Perez, un illustratore che ha molto seguito su Instagram e che ha fatto i disegni apposta per Matteo. Il libro è partito come progetto in foundraising per poi approdare a un grande editore.

Da dove è nata l’idea del progetto Fiabe contro il cancro?

Inevitabilmente dalla mia esperienza personale. Sono malato da 11 anni ormai e, come racconta la citazione che hai scelto per presentare me e il mio lavoro, avevo bisogno di trovare un modo per darmi degli stimoli importanti… Per ribadire a me stesso che per quanto dura una battaglia può sempre essere vinta! L’esito non è mai scontato anche quando le probabilità non sono a nostro favore. E la fiaba è lo strumento migliore per trasmettere questo genere di messaggio.

Nel libro affermi che le fiabe rappresentano il percorso che ogni malato deve affrontare. Tu a che punto di questo percorso sei arrivato?

Il percorso che ho scelto di raccontare con le mie fiabe è un percorso di vita che tutti dobbiamo affrontare a prescindere dalla malattia. È un “imparare a vivere” per non essere sopraffatti dai problemi della vita, il mio è la malattia, ma ognuno ha il proprio. Per questo motivo le mie fiabe sono adatte a tutti, malati e non. Detto questo io… Be’ sono in alto mare. Spesso e volentieri mi tocca riprendere in mano le mie fiabe e rileggermi per tarare la mia vita e calmierare gli affanni. Soprattutto la pazienza è una virtù che non riesco mai a fare completamente mia.

Il tuo libro ci ricorda la frase di Chesterton: “le fiabe raccontano ai bambini che i draghi possono essere uccisi.” È per questo motivo che hai scelto di trattare un argomento così delicato attraverso le fiabe?

Sì, come recita questa frase non ha senso spiegare l’esistenza della malattia quanto mostrare una strada per comprenderla, affrontarla e, possibilmente, sconfiggerla. E per fare ciò non esiste strumento più efficace della fiaba: quella per tutte le età, quella dal lieto fine per niente scontato, quella classica insomma.

Qual tra le 9 fiabe è quella a cui sei più affezionato e perché?

Sicuramente la fiaba del Criceto pettirosso perché racchiude un po’ tutte le mie speranze di vita e di un futuro insieme alla mia ragazza. Anche se mi hanno dato una data di scadenza, lotto quotidianamente per durare più di uno yogurt e coltivo i miei sogni di lieto fine anche se spesso è dura…

Spesso le persone che lottano contro il cancro vivono dei momenti di sconforto. Cosa ti senti di dire per riaccendere in loro la speranza e la voglia di lottare?

Io sono anche testimonial di Airc e in questo caso mi sembra che l’incoraggiamento più grande debba venire da loro piuttosto che da me. L’Italia è uno dei paesi al mondo con la più alta percentuale di persone che guariscono dal cancro, quindi davvero nei nostri ospedali siamo in mani più che sicure. Abbiate fiducia nella medicina, ma soprattutto non abbiate paura del cancro. Ogni anno la ricerca fa passi da gigante e dal cancro oggi si guarisce, il più delle volte addirittura con “poco impegno” da parte nostra… Soprattutto se confrontato con i miei 11 anni di battaglia.

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